La crisi del cinema italiano

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Il Cinema italiano va in crisi  nel 2017 per incassi e spettatori. Occorrono maggiori investimenti e riforme radicali

Un brutto risveglio per il cinema italiano in questi primi giorni del 2018; quella che era solo una impressione, un trend al ribasso sottovalutato  nella speranza di un recupero last minute è andata, invece, sempre più consolidandosi facendo registrare (dati ufficiali del circuito Cinetel) un brusco quanto preoccupante calo, nel corso dell’anno 2017, del 44% di biglietti venduti  ed un mancato incasso di 89 milioni di euro rispetto al 2016. 

I dati diffusi destano non poche preoccupazioni e indicano con tutta evidenza come il cinema italiano sia in crisi, che lo si voglia ammettere o no. Né giova trovare pezze a colori come quelle di tanti giornalisti e addetti ai lavori che in maniera superficiale addebitano tale calo al fatto che nel 2017 non  vi è stato l’ effetto Zalone ( nel corso del 2017 non è infatti uscito alcun film del Checco nazionale). Vanno, invece, individuate le vere cause che hanno portato ad  una debacle di notevoli proporzioni  al fine di individuare ed approntare rimedi e strategie  per il suo rilancio. Per quanto riguarda i numeri della crisi basta leggere i dati che ci  giungono dai box office in generale, dove le pellicole, non solo quelle di casa nostra, hanno visto un decremento di incassi (-11,63%) e spettatori (-12,38%).

La tendenza al ribasso si riferisce al cinema in sala, la presentazione dei dati del mercato cinematografico nel 2017 fa, infatti, registrare un preoccupante calo di appeal del pubblico verso il cinema e le sale cinematografiche che, come ha precisato il presidente Anica Francesco Rutelli, è fortemente attratto fortemente dalla spunta di cambiamenti globali come «le nuove piattaforme», anche se non va sottovalutata la sempiterna piaga della pirateria che purtroppo continua a crescere ed a creare danni economici rilevanti a carico di produttori e distributori. Stando comunque ai numeri, nel rapporto sui dati del mercato cinematografico italiano 2017, confermati anche dall’Anec, l’anno passato al box office italiano si sono incassati 584.843.610 euro per un numero di presenze in sala pari a 92.336.963.

Rispetto al 2016 si è registrata, quindi, una diminuzione degli incassi al box office pari all’11.63% e un decremento delle presenze del 12.38%; si tratta del secondo peggior risultato sia in termini di presenze che di incassi dopo la stagione del 2014 (box office: 575.247.515 euro; presenze: 91.526.747). Per quanto riguarda la produzione di casa nostra nel 2017 sono stati distribuiti in sala 536 film (-18 rispetto al 2016) di cui 216 di produzione o co-produzione italiana (+8 rispetto al 2016) per una quota del 40% sul totale (era del 38% nel 2016). L’incasso totale del cinema italiano (incluse le coproduzioni) in sala durante l’anno 2017 è stato di 103.149.979 euro (-46,35% rispetto al 2016) per un numero di presenze pari a 16.880.223 (-44,21% rispetto al 2016). Più nel dettaglio, il cinema italiano ha incassato circa 89 milioni di euro in meno rispetto al 2016 per un numero di biglietti venduti inferiore di 13.3 milioni. Nel 2017 il film campione di incassi nel 2017 è stato La Bella e la Bestia con 3,2 milioni di presenze e 20,5 milioni di euro di incasso (Walt Disney). A seguire tre pellicole distribuite da Universal: Cattivissimo me 3 (2,8 milioni di presenze e 18 milioni di incasso); Cinquanta sfumature di nero (2,2 milioni di presenze e 14,9 milioni di incasso) e Fast & Furious 8 (2 milioni di presenze e 14,8 milioni di incasso). Per trovare il primo titolo italiano bisogna scendere alla nona posizione con L’Ora legale, il film con Ficarra e Picone distribuito da Medusa (1,8 milioni di presenze e 10,3 milioni di incasso), seguito da Mister Felicità, distribuito da 01 Distribution (1,7 milioni di presenze e 10,2 milioni di incasso).

Film leggero quello di Ficarra e Picone, con poche pretese culturali  ma tante di tipo sociale, un film che è costato poco ed è piaciuto tanto e  che ha potuto far leva sulla straordinaria  comicità di Ficarra e Picone  che abbiamo potuto apprezzare nel corso delle tante puntate di Zelig. Il 2016 era andato meglio rispetto al  2015, sia per numero di biglietti venduti che per numero di spettatori biglietti spettatori  grazie al risultato eccezionale di Quo Vado di Gennaro Nunziante con Checco Zalone che con i suoi 65,3 milioni di euro è la pellicola italiana con il maggiore incasso e anche quella con più spettatori dopo La vita è bella, 9.354.698. Naturalmente senza contare le doppie cifre oramai irraggiungibili degli anni ’60 e ’70 dei film firmati da Bertolucci, Leone, Fellini ed altri mostri sacri del cinema. Il solo Quo Vado aveva ottenuto circa il 34% degli incassi e il 31% delle presenze lo scorso anno e aveva poi aveva pesato per il 9.9% degli incassi e per l’8.9% delle presenze. Nell’analizzare  le ragioni di un risultato così negativo, che ha portato tra l’altro ad rilevante calo di spettatori in sala,  l’attenzione degli esperti e dei tecnici del settore si è appuntata in particolar sull’eccessivo numero di produzioni italiane annue e sulla concentrazione delle uscite soprattutto nell’ultima e nella primissima parte dell’anno lasciando scoperto tutto il periodo compreso fra aprile e settembre. Di qui tra le prime proposte quella di allungare la stagione in modo da incentivare la visione dei film anche nel corso del periodo estivo ( arene, piazze, lidi e spiagge attrezzate o attrezzabili, resort e quant’altro) e con l’impegno di far giungere nelle sale cinematografiche e nelle altre location, anche durante il periodo estivo, film di spessore, di qualità, spettacolari e divertenti in modo da stimolare ed invogliare i tanti che lo amano ad andare a cinema anche stando in vacanza. Va rivisitato  un settore in costante calo come quello del 3D, che realizzò un effimero boom non più di tardi di cinque anni fa. Lo conferma Richard Borg, in rappresentanza di Cinetel, azienda paritaria fra esercenti e distributori che si occupa di raccogliere i dati di un campione che ormai supera il 95% del mercato delle sale cinematografiche. Molto lusinghieri, invece, i film evento, in sala per pochi giorni, ma che riescono a fare ottimi incassi. Ma le vere ragioni della crisi vanno ricercate altrove, in Italia non si investe nel cinema nel senso che il cinema non è visto come una industria proficua e redditizia al contrario delle Majors e Minors Americane che si muovono da sempre in questa ottica e che hanno costruito delle autentiche cittadelle del cinema in grado di poter produrre nei loro studios in piena autonomia e con enorme dovizia di mezzi elettronici, compresi i costosissimi effetti speciali i loro film, già pronti per la distribuzione in tutte le sale del mondo che ne fanno richiesta. In Italia, purtroppo,  non riusciamo a  porre un freno alla colossale, sotto tutti i profili, produzione cinematografica americana, che si caratterizza sia per  il gran numero di film che giungono nelle sale italiane e che sembrano godere di una sorta di diritto di  prelazione o quanto meno di priorità assoluta a danno delle pellicole italiane sia in termini di spettacolarità impreziosita da uno star system di primissimo piano.

Alle produzioni americane fanno seguito quelle francesi ed inglesi alle quali va riconosciuto un ampio diritto di cittadinanza  non fosse altro che per evitare  che le produzioni italiane si fermino ai loro confini e non trovino distribuzione nelle rispettive sale. Non va, peraltro, sottovalutata l’assillante  campagna pubblicitaria che può contare su budget con cifre a sei zeri e che accompagna l’uscita di ogni film; si parte già molti mesi prima che la pellicola giunga nelle sale di proiezione utilizzando tutti i canali pubblicitari possibili; non di secondaria importanza è il fatto che tutti i network italiani mettono a disposizione dei propri spettatori grazie alla “pay tv” una incredibile quantità di film di produzione anche recente nonché retrospettive, rassegne filmiche a tema, chicche rispolverate dalle impolverate cineteche. Se a questa offerta straordinaria opportunità si aggiunge  la possibilità di poter vedere e rivedere il film che ti intriga, uscito magari da poco dai circuiti cinematografici, stando a casa comodamente seduto in poltrona e dinanzi ad uno schermo di non meno di 50 pollici; di poter utilizzare il sistema “on demand”; di poter bloccare in qualsiasi momento la visione del film per attendere ad  incombenze urgenti e di poterlo rivedere o addirittura rivedere sin dall’inizio oppure conservarlo nella cineteca interna allora si può comprendere come diventi  poco economico e poco comodo doversi organizzare per andare a cinema magari preferibilmente con tutta la famiglia; senza contare sulle spese accessorie( popcorn a quintali, pizzette, bibite ed atro) costi che si aggiungono a quelli del prezzo del biglietto che in alcune città si aggira oramai sui 10/15 euro). Ma quali sono le proposte più gettonate e che dovrebbero portare ad un rilancio dell’intero comparto cinematografico?.

Molta speranza è riposta nell’entrata in vigore della nuova legge cinema voluta dal ministro Franceschini, ( i cui decreti attuativi sono stati pubblicati in questi giorni) che prevede aiuti per chi distribuisce (e produce) film in uscita nelle sale d’estate, stanzia 12 milioni per educare finalmente al cinema anche gli alunni/studenti delle scuole, valutando l’impatto anche sociale, nel tessuto urbano, della sala cinematografica. A queste iniziative che possono rivelarsi utili vanno aggiunte delle altre: occorre produrre film meno provinciali; il cinema italiano per essere competitivo in Europa e nel mondo deve produrre film di grande qualità potendo contare su risorse private ed imprenditoriali; gli striminziti aiuti finanziari delle numerose Film Commission regionali spesso rappresentano un piccola goccia d’acqua di fronte a fonte dei costi di una pellicola discreta che si aggira su 50 milioni di euro a fonte degli investimenti di diverse centinaia di milioni degli altri paese; aprire più sale cinematografiche sia in pellicola che in digitale; trasformare i foyer delle sale cinematografiche in autentici agorà nei quali parlare di cinema, confrontarsi, organizzare corsi di formazione, poter incontrare quelli che il cinema lo fanno; dare più spazi ai cortometraggi ed ai tanti registi che li realizzano per farsi conoscere ed apprezzare; ci sono tanti registi e sceneggiatori talentuosi che meritano vetrine più grandi.

I cortometraggi sono entrati a pieno diritto nei festival internazionali; Venezia, Cannes, Berlino, Roma ormai da anni prevedono delle sezioni dedicate ai corti; l’iniziativa è lodevole e va sostenuta ma dopo i festival occorre trovare chi distribuisce queste piccole ma preziose opere d’arte affinchè gli spettatori abbiano la possibilità di guardarli; si potrebbe proiettare uno short film insieme ai trailer  magari prima dell’inizio del film programmato in sala per la serata. Insomma più spazio al cinema, i network possono fare la differenza, Marzullo da solo non basta, occorre inserire nei palinsesti programmi che parlino del cinema inteso come strumento di comunicazione, di relazione, di conoscenza, d’arte, di storia e di cultura in grado di provocare emozioni e di stimolare propositi positivi. Un impegno notevole ma che vale la pena di porre in essere se vogliamo veramente facilitare il recupero del suo appeal con gli spettatori e tornare ad essere grandi in Europa e nel mondo.

Giacomo Marcario

Comitato di Redazione de “Il Corriere Nazionale”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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