Caso Alfie, le parole della Bioeticista Battaglia

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 “I genitori di Alfie non sono stati ascoltati. L’accanimento giudiziario è altrettanto grave dell’accanimento terapeutico” 

La Prof.ssa Luisella Battaglia, Professore ordinario di ‘Filosofia Morale’ e di ‘Bioetica’ nella Facoltà di Scienze della Formazione all’Università degli Studi di Genova, è intervenuta questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del programma “Genetica Oggi” condotto da Andrea Lupoli. 

“Dovremmo muoverci sul terreno di una ragionevolezza – ha detto Battaglia- che dovrebbe essere a nostra portata se soltanto fossimo un pochino più capaci di ragionare. Intendo dire che in questa vicenda quello che mi sembra emerga è, come nel caso di Charlie Gard, è proprio una incredibile, scandalosa capacità di comunicare. Da un lato la classe medica e poi i giudici, dall’altro la famiglia. E’ come se questa comunicazione fosse stata impossibile ed è li che è nata la tragedia di una decisione che anzichè essere condivisa è diventata oggetto di una guerra disumana. Questo è il fallimento di cui tutti noi dovremmo essere consapevoli e da cui ripartire per evitare casi del genere.”

“Lo stato non può avere diritto di vita e di morte sui suoi cittadini, la mia posizione è molto precisa. Questa decisione dei giudici testimonia un accanimento giudiziario che è altrettanto grave dell’accanimento terapeutico. La libertà di cura significa anche libertà di spostarsi, cosa che è stata negata. Mi sento come cittadina Europea un po’ preoccupata, preoccupata da questa arroganza, da questa durezza che non sente ragioni.

“I genitori di Alfie non sono stati ascoltati, il patto di fiducia fra medici e famiglie, la bioetica relazionale a cui penso, è qualcosa che tiene conto delle esigenze di tutti e lavora ovviamente con fatica. Anche accompagnare a morire fa parte di un’etica della cura, non è soltanto la guarigione. Ho l’impressione che i genitori di Alfie, molto giovani, non hanno probabilmente capito la reale situazione, che non sia stata spiegata bene loro la condizione del figlio”

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