Bari – Ritiro finito. Obiettivo Bitonto e tante speranze

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E così, ieri, anche questo “anomalo” ritiro organizzato, incolpevolmente, in ritardo rispetto ai periodi tradizionali e in una meta lontana dai monti e dai boschi, è terminato. Roma, come proverbialmente si dice, non fu costruita in un giorno e, dunque, nemmeno il Bari di De Laurentiis può fare la stessa cosa tout court, sicché si spera che il soggiorno nella capitale abbia, quanto meno, approntato la squadra che è partita come un cantiere prendendo pian piano le sembianze, mattone su mattone, frastagliatamente a causa del va e vieni di giocatori, di una intelaiatura su cui lavorare.

Da oggi i ragazzi di Cornacchini verranno concessi due giorni di riposo dopo le fatiche romane e martedì si riprenderà la preparazione a Bari, sull’antistadio così i tifosi potranno prendere visione della nuova squadra che, pian piano, sta assumendo una precisa fisiognomica, preparazione propedeutica alla “prima” assoluta con una squadra di Serie D, in Coppa Italia, contro il Bitonto improcrastinabilmente il giorno 9 settembre alle ore 15.

Per ciò che concerne i nuovi arrivi, non ci sono grandi novità: si attende l’arrivo di Demiro Pozzebon, un trentenne svicolatosi dal Catania e quello di Samuele Neglia, 27enne proveniente dal Siena, così come si attendono con fiducia gli arrivi di Roberto Floriano, ala esterna dal Foggia 32enne, ed il centrocampista Francesco Bolzoni, 29enne con un curriculum niente male suddiviso tra serie A e B con addirittura una quindicina di presenze nell’under 21.

Insomma si cerca, in ogni modo, di sopperire alla “tragedia” calcistica capitata alla squadra del capoluogo pugliese attraverso una solidità finanziaria e ad un progetto serio e a lungo termine che prevede, quanto prima possibile, la scalata verso tornei più consoni al Bari. Ma occorre soprattutto umiltà, occorre evitare di pensare di farla franca sin da subito, di considerarsi superiore al Troina o alla Sancataldese perché altrimenti il rischio è quello di fare brutte figure. Occorre calarsi sin da subito nell’atmosfera insidiosa ed umiliante della D così da poter affrontare col giusto piglio di squadra, sì, da battere ma nel contempo anche da squadra capace di superare le sofferenze. Pena, come la storia apoditticamente racconta, l’andare incontro a figure meschine come tante volte è accaduto al Bari. Una su tutte le due sconfitte contro l’Alcamo in serie C nel ’76 allorquando si pensò di fare un sol boccone della squadra siciliana ed invece accadde il contrario sia a Bari che ad Alcamo. Ma di esempi potremmo farne altri, come col Sorrento.

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