“La Gazzetta del Mezzogiorno” nell’occhio del ciclone!

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“La Gazzetta del Mezzogiorno” nell’occhio del ciclone dopo il sequestro delle quote societarie maggioritarie detenute dall’imprenditore  siciliano Mario Ciancio Sanfilippo  indagato dalla Procura di Catania in forte odore di collusione mafiosa.

Ne parliamo ora, a distanza di alcuni giorni dal blitz eseguito dalla Direzione distrettuale  antimafia  presso il Tribunale di Catania a seguito del quale è stato disposto il maxi sequestro di 150 milioni di euro all’imprenditore siciliano Mario Ciancio Sanfilippo. Il sequestro coinvolge direttamente l’editoria pugliese ed in particolare “La Gazzetta del Mezzogiorno” di cui l’imprenditore catanese deteneva il 70% del capitale e che gli ha consentito negli anni di essere il padre padrone della storica testata giornalistica di Puglia e Basilicata che vanta ben 130 anni di attività.  Ne parliamo ora, a bufera attenuata e con maggiore cognizione di causa, per prendere atto che la vicenda con tutta la sua pesante gravità e per i riflessi che la stessa potrà avere sul futuro “assett” della Gazzetta del Mezzogiorno presenta molti interrogativi e non poche perplessità. Della vicenda giudiziaria la stessa Gazzetta ne ha parlato poco, quel tanto che basta per dare la notizia e chiosarne le motivazioni che hanno indotto la Procura di Catania  ad emettere un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca dei beni di proprietà dell’editore Sanfilippo. Non è chiara, infatti, la ragione  per la quale “La Gazzetta del Mezzogiorno” ed il suo establishment giornalistico e redazionale ne abbia parlato così poco come se la stessa non fosse direttamente e pesantemente interessata alla vicenda. Viene spontaneo chiedersi se tale strategia è stata dettata da ragioni di rispetto e dall’opportunità di non interferire con le indagini in corso presso la procura di Catania oppure per ragioni di opportunità politica, stante la necessità di evitare che dal blitz giudiziario potessero scaturire conseguenze negative relative all’immagine del nostro storico quotidiano con gli inevitabili danni morali e l’inevitabile contrazione delle vendite.

Resta comunque il fatto che i vertici  giornalistici della Gazzetta del Mezzogiorno non potevano non sapere  e non conoscere  in quali vicende giudiziarie si dibatteva il loro Presidente, peraltro, da tempo indagato “per concorso esterno in associazione mafiosa” Sarebbe stato sufficiente leggere gli atti ufficiali della Procura di Catania per estrapolare quanto segue: “Il Tribunale, letti i documenti e ascoltate le argomentazioni dei P.M. e della difesa, ha ritenuto che Mario Ciancio Sanfilippo  sin dall’avvio della sua attività, nei primi degli anni ’70 e fino al 2013, abbia agito imprenditorialmente, nell’interesse proprio e nell’interesse di Cosa nostra, e che in ragione di ciò il suo patrimonio si sia implementato illecitamente, giovandosi anche di finanziamenti occulti e che anche il sodalizio mafioso si sia rafforzato grazie ai fortunati investimenti realizzati per il tramite  del Ciancio.

Tale conclusione , per disposto di legge  non consente al soggetto, ritenuto pericoloso, di continuare a detenere il patrimonio acquisito in ragione delle illecite cointeressenze, sicchè il Tribunale ne ha disposto la confisca”. Va, peraltro, evidenziato che il Tribunale di Catania  si è anche posto il problema di salvare e garantire la continuazione dell’attività della “Gazzetta del Mezzogiorno”, che resta pur sempre sul piano storico e culturale un significativo punto di riferimento nel settore dell’editoria nazionale e regionale, e di tutelare i livelli occupazionali del giornale che occupa ben 120 unità tra giornalisti e poligrafici nominando, all’uopo,alcuni commissari giudiziari. L’azione giudiziaria avviata dal Tribunale di Catania ha di fatto sgretolato l’impero di Mario Ciancio Sanfilippo proprietario oltre che de ”La Gazzetta del Mezzogiorno”  anche del quotidiano  “Sicilia”,  delle emittenti televisive Antenna Sicilia, Telecolor, ITIS e della Simeto Docks  ed ha bloccato, nel contempo, numerosi conti correnti, polizze assicurative ed oltre 31 società intestate sempre al Sanfilippo. L’imprenditore  era già da tempo nel mirino della Procura di Catania tant’è che nel 2017 all’imprenditore erano stati sequestrati i primi 17 milioni di euro di cui 12 depositati presso una banca Svizzera. La Gazzetta del Mezzogiorno  nel mese di agosto forse presagendo lo tsunami che si sarebbe abbattuto sul giornale aveva avviato trattative per la cessione delle quote di maggioranza; numerosi gli imprenditori che hanno manifestato il loro interesse e tra questi il Gruppo Tosinvest della famiglia Angelucci.

L’intera vicenda ci lascia francamente perplessi oltre che indignati. E’ tempo di avviare un serrato dibattito sulle infiltrazioni e le commistioni esistenti tra le nostre più importanti testate giornalistiche, alcune delle quali presenti nelle maggiori capitali europee e del mondo, ed i potentati economici anche stranieri e le lobby affaristiche tanto da trasformare i giornali in questione in  strumenti al servizio dei partiti e della politica in grado di orientare e condizionare psicologicamente gli elettori con le proprie linee editoriali spesso costruite in maniera subdola e scorretta pur di raggiungere il risultato prefissato. Occorre lavorare tanto per recuperare l’originale vocazione dell’informazione e renderla veramente libera , socialmente etica e pulita; è un obiettivo che si può raggiungere se tutti coloro che fanno giornalismo trasformino il loro impegno ed il loro lavoro  in una vera e propria mission per fornire notizie ed informazioni di prima mano ai lettori, trasformando il giornale in uno strumento utile per la conoscenza che è anche sviluppo personale; l’informazione deve creare un circuito virtuoso tra il giornali, i lettori e le notizie provenienti da tutte le parti del mondo; la loro asetticità consente ai lettori di elaborarle e di interpretarle nel modo più corretto: Il vero giornalismo non lo si fa solo percependo compensi stratosferici che spesso influiscono e non poco sull’economia di gestione del giornale ma soprattutto mettendo in campo tanto spirito volontaristico, amore, impegno e dedizione; la contrattualizzazione del rapporto deve avvenire nel rispetto dei canoni di sobrietà e correttezza.

Il futuro della carta stampata, che rischia di essere fagocitata dal diffondersi in maniera esponenziale dei giornali e quotidiani on line, in tutto il mondo, passa attraverso la capacità di sapersi adeguare ai tempi nuovi che incombono e che  ci impongono di cambiare mentalità, stile e modo di essere.

  

 

 

 

 

Giacomo Marcario

Comitato di Redazione de “ Il Corriere Nazionale”

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