Non è giusto negare ai preti la libertà di sposarsi

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Trascrivo da un articolo del prete e scrittore Mauro Leonardi: «Nella società di oggi tutto concorre a dire: andiamoci piano a dire che il matrimonio sarebbe una soluzione per la vita affettiva dei preti. Forse, come avviene nella chiesa orientale, potrebbe essere un’ipotesi avere un parroco sposato invece che un parroco con una relazione, ma cosa diremmo se poi quel parroco diventasse un parroco divorziato? E, a quel punto, perché non potrebbe, anche lui, come tutti, risposarsi?

L’Istat ci dice che in realtà, cioè nella pratica, l’alternativa per un prete non sarebbe tra celibato e matrimonio ma tra celibato e prete divorziato risposato… Allora mettiamo uno stop al dibattito “matrimonio dei preti sì, matrimonio dei preti no”, e puntiamo sull’essere persone risolte, che quando scelgono lo fanno in maniera matura e consapevole» (Agi 15 ottobre).

In realtà, un dibattito serio “matrimonio dei preti sì, matrimonio dei preti no”, non si fa perché il matrimonio sarebbe una soluzione per la vita affettiva dei preti, ma si fa perché non è giusto negare ad un sacerdote la libertà di decidere se sposarsi o restare celibe. Si fa perché il celibato obbligatorio dei preti è una pretesa della Chiesa, che non trova fondamento nel Vangelo. Gesù non pretese il celibato dai suoi apostoli. La Chiesa si mette in una posizione diversa da Cristo. Il fatto che un matrimonio possa fallire non è ragione sufficiente per negare la libertà di scelta al sacerdote.

In un altro articolo, don Mauro scrive: «La vicenda di don Gianfranco Del Neso, il sacerdote di Ischia che aspetta un figlio e che per questo non potrà più continuare ad esercitare il ministero, ha suscitato i soliti prevedibili commenti, molti dei quali sono nella linea del remedium concupiscentiae – letteralmente “il rimedio alla concupiscenza” – ovvero il matrimonio visto come una sorta di legittimazione alla vita sessualmente disordinata. In poche parole l’idea sarebbe questa: sei prete e non ce la fai a rinunciare a tutte le donne? Allora sposati… Come se avere accanto una persona con tutti i suoi limiti, di età, aspetto, carattere, e così via, potesse esser di qualche aiuto a chi non ha imparato il vero amore (anche nella sua declinazione sessuale)» (FarodiRoma 15 ottobre).

Giusto. E’ vero che il matrimonio non può essere “il rimedio alla concupiscenza”, però può evitare che un uomo s’innamori, magari anche una volta nella vita, di un’altra donna avendone già una al suo fianco. Qualche giorno fa, un po’ per celia, un po’ per fare un complimento ad una donna bellissima, ho chiesto ad un noto giornalista e conduttore televisivo: “Come fa a stare vicino ad una donna così bella, a parlare con una donna così bella e a non perdere la testa per lei?”. Risposta: “Sì, è davvero bella la mia compagna di lavoro, ma io sono felicemente sposato”. Un prete felicemente sposato, potrebbe benissimo non innamorarsi d’altre donne. Non è giusto negargli questa possibilità.

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