Tap al centro del dibattito politico

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Dopo le proteste contro il via libera al gasdotto Tap il vicepremier Luigi Di Maio attacca i governi precedenti e precisa che la rinuncia all’opera avrebbe comportato un risarcimento superiore ai 20 miliardi e si dice contrario ad un’infrastruttura che ritiene ‘non strategica’, ribadendo che il blocco dell’opera “genera una serie di miliardi di euro da sborsare che oggi lo Stato italiano non si può permettere”.
Per il viceministro dell’economia, Massimo Garavaglia, è questo “un capitolo chiuso”, ma è anche “un capitolo importante perché avremo costi energetici più bassi per il sistema industriale, è una cosa positiva. Più c’è la possibilità di differenziare le fonti energetiche meglio è”, insomma siamo di fronte ad “una buona notizia”.
“Sulla Tap ha ragione il vice ministro Garavaglia. – afferma il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru – Ma per la Sardegna neanche una parola?” e spiega: “Giusto, condivido. Ma è un discorso che vale anche e soprattutto per la Sardegna dove il costo dell’energia è molto più alto che nel resto d’Italia per l’assenza di metano. Il progetto per portare il metano c’è, vedete di darvi una mossa”.
Mentre il presidente della regione Puglia Michele Emiliano, polemizza ad ampio raggio con molte forze politiche, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ritiene invece che sulla Tap sia stata fatta la scelta giusta, ma poi raccomanda di non vanificarla “scambiandola col blocco della Tav Torino-Lione o altre opere, perché errare è umano, perseverare è diabolico. Se in Italia serve un nuovo partito, trasversale, il suo nome deve essere: ‘Equilibri

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