Elezioni suppletive in Sardegna: vince l’astensionismo

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Le elezioni suppletive per la Camera dei Deputati che hanno riguardato il collegio uninominale 01-Cagliari hanno visto la vittoria del candidato di centrosinistra Andrea Frailis con il 40,4%.  Dietro si posiziona Luca Caschili (M5S) con il 28.9%, Daniele Noli del centrodestra con il 27,8% e infine il candidato di Casapound Enrico Balletto rimasto sotto la soglia del 3%. Un esito ha completamente ribaltato il risultato del 4 marzo 2018 che aveva eletto il dimissionario velista Andrea Mura (M5S) e che ha portato alla perdita di voti sia per il Movimento che per la coalizione di centrodestra (il 4 marzo aveva peso il 32%).

Ciò che salta subito all’occhio è però l’altissimo tasso di astensionismo: solo il 15,5% degli aventi diritto si sono recati alle urne (39.101 cittadini su 251.000); dunque le percentuali raccolte dai candidati devono tener conto di questa ponderazione.

Questo tipo di elezioni fanno parte delle cosiddette elezioni di secondo ordine, ossia quelle considerate meno decisive come insieme alle europee, le regionali, le amministrative e i refendum. Proprio in questi eventi si registra un astensionismo aggiuntivo se si analizza il diverso risultato tra le votazioni di primo e secondo ordine (un esempio emblematico è quello che interessa la Francia tra le elezioni presidenziali e quelle relative alla formazione del parlamento).

L’astensionismo segue quella che viene definita l’intermittenza dei comportamenti di voto, quando la quota di astenuti si contrae in occasione delle elezioni politiche, aumenta per gli appuntamenti elettorali ritenuti meno importanti, per poi contrarsi di nuovo. L’elettore sceglie di recarsi alle urne in base alla diversa salienza attribuita al momento elettorale e ciò va analizzato specie in merito ai referendum nei quali è necessario raggiungere un determinato quorum. Seguendo questo ragionamento un esempio è dato dal referendum consultivo svoltosi l’11 novembre  2018 sulla liberalizzazione del trasporto pubblico di Roma che non è riuscito a raggiungere il 33% delle preferenze degli aventi diritto (ha votato solo il 16,4%). Una votazione che avrebbe potuto rivoluzionare il sistema dei trasporti romano, noto a tutti per i disservizi e le evidenti difficoltà, e che è rimasto nella mani dell’Atac, l’azienda municipalizzata della Capitale. La vicenda è emblematica per la quasi inesistente campagna comunicativa, la diffusione di informazioni confuse riguardanti le modalità del voto e sulle lamentele che hanno espresso i cittadini a cui sarebbe stato impedito di votare senza scheda elettorale (sebbene essa non fosse necessaria per partecipare al referendum).

Queste vicende dimostrano come l’elettorato abbia una visione distorta delle elezioni di secondo ordine anche se importanti per la vita politica italiana poiché agiscono a livello locale, la dimensione più vicina ai cittadini. Chissà che la stessa sorte toccherà alle elezioni Europee previste per il prossimo maggio, ancora ignorate sia dai media che dai partiti.

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