I giovani e la tossicodipendenza

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Le devianze sociali vanno affrontate in termini di formazione L’informazione è solo la premessa

Dal consumismo come regola di vita derivano i guasti maggiori di cui sono vittime i giovani. Essi, per tutta una serie di concause  sentono sempre meno l’urgenza di vivere in modo autentico, di attuare un vero processo di autorealizzazione sul piano umano, mentre cresce in loro la voglia del peggiore carpe diem che si trasforma in un consumismo “matto e disperatissimo” che, pur fornendo loro momenti esaltanti, a lungo andare, li fiacca psicologicamente. Il fenomeno è diametralmente opposto a quello causato dalla povertà endemica delle periferie cittadine, metropolitane, ma non per questo meno grave e preoccupante sul fronte della formazione.

Questa situazione molto rischiosa può essere contrastata solo con la cultura. È necessario che i giovani si acculturino onde evitare la cronicizzazione dei guasti sul fronte della formazione. Conforta la presa d’atto che le urgenze culturali si stiano sempre meglio delineando a livello di massa. Ciò nonostante, ancora oggi, come vent’anni fa, i nemici dei giovani sono l’alcool, la droga, il fumo: tutto quanto provoca lo sballo e li fa sentire vivi ed euforici, almeno in determinati momenti. Anche se il problema della formazione è avviato a soluzione e le famiglie sono sempre più attente all’educazione dei figli, qualitativamente più partecipi alla loro crescita culturale e umana, le piaghe sociali di cui si parlava prima, non tendono a diminuire. Inoltre, l’età media per l’utilizzo di droghe, di alcool, si è abbassata notevolmente, coinvolgendo i ragazzi della scuola media inferiore.

Quindi, la lotta è aperta e per procedere in maniera propositiva, vincente, l’informazione da sola non basta. L’attenzione sistematica verso un’informazione articolata su problemi quale la droga, l’alcolismo, il tabagismo in generale, non basta a esorcizzare il pericolo che i nostri giovani, sempre più fragili a livello psicologico, possano trovarsi impreparati ad affrontare e ad opporsi con sufficiente determinazione, ai mille pericoli, alle mille seduzioni che la società dei consumi sbandiera loro in modo massiccio e indecente.         Nonostante gli apprezzabili sforzi delle agenzie educative, tesi a creare sinergie, ad utilizzare al meglio le risorse del territorio, gli stessi non si connotano come strumenti adeguati ad arginare ed indebolire il fenomeno, che riemerge massiccio e prepotente, assumendo connotazioni nuove e raccapriccianti, con l’utilizzo su larga scala di droghe sintetiche e di quelle che vengono definite dagli specialisti del settore criminogene, come la cocaina. Inoltre, la frequenza con cui si immettono sul mercato nuovi prodotti complica la situazione. Aumentano così i crimini legati ad un uso sconsiderato di questi veleni, che ottenebrano la mente e rendono l’individuo incapace di intendere e di volere.

Dunque, come si diceva in principio, non basta un’informazione sempre meglio coordinata e veicolata dalle agenzie educative per eccellenza. Se bastasse solo l’informazione, le devianze giovanili non sarebbero in espansione. Si rifletta, a mo’ d’esempio, sull’informazione costante gestita dallo Stato, riguardo al fumo… Su ogni pacchetto di sigarette si legge che il fumo uccide. Addirittura è raffigurato un piccolo teschio, per far capire plasticamente quanto è annunciato a parole. Ciò nonostante, anche su questo versante non ci sono state battute d’arresto e il fenomeno è in espansione anche tra i giovani di una fascia d’età sempre più bassa, tanto che ormai già nelle ultime classi della scuola media inferiore il fumo è una pratica molto seguita.

È un problema di formazione, quindi, al fine di recuperare le nuove generazioni ai valori fondamentali che sono alla base del vivere civile. Si tratta di lavorare in funzione di una nuova forma mentis; pertanto, bisogna partire dall’inizio, dalla scuola primaria. Una simile rivoluzione all’interno della formazione è un processo graduale, generazionale, in quanto, prima di tutto, bisogna formare i formatori, in modo che condividano finalità ed obiettivi che vanno perseguiti con specifiche competenze metodologico-didattiche, di cui tutti siano in possesso e in cui tutti credano fermamente.

In quest’ottica, i diritti umani devono costituire il DNA su cui impiantare il percorso di formazione. Nel rispetto delle potenzialità dei singoli, si dovrà mirare allo sviluppo armonico della personalità, nell’ottica di arrivare a promuovere, sempre per gradi, le componenti eccelse dell’essere umano, volte a perseguire il vero, il bene e il bello.

Utopia? Speriamo di no. Ce l’auguriamo per tutte le persone di buona volontà che, imperterrite, continuano a credere nell’esistenza come percorso positivo, degno di essere vissuto.

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