Riace, Lucano riabilitato

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La Cassazione riabilita il sindaco di Riace Mimmo Lucano, in seguito alla valutazione del rinnovamento o meno dell’allontanamento del primo cittadino dal suo paese. Le accuse erano per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per presunti illeciti in merito all’affidamento degli appalti per la raccolta differenziata. La procura di Locri dovrà ora decidere se Lucano dovrà affrontare o no il processo.

A quanto si legge dalle motivazioni, l’appalto per la differenziata è stato conforme, deciso in modo collegiale dal Consiglio Comunale e dalla Giunta, in seguito all’acquisizione di pareri sulla regolarità tecnica e contabile, documentazione inoltre resa pubblica. “È la legge che consente l’affidamento diretto di appalti in favore delle cooperative sociali finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate a condizione che gli importi del servizio siano inferiori alla soglia comunitaria”, sostengono i giudici della Cassazione.

In merito all’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso matrimoni “combinati” tra cittadini riacesi e migranti, la Suprema Corte sostiene che fosse una prassi comune e che, il tentativo da parte del Primo Cittadino di aiutare la sua compagna Lemlem Teshfaun nel far arrivare il fratello in Italia, debba essere valutato in base alla “relazione affettiva tra i due” e non sia dunque un’abitudine regolare.

Mimmo Lucano si era distinto per il suo modello innovativo di gestione dei migranti. In un paesino quasi deserto, infatti, il primo cittadino aveva avviato un progetto Sprar nel centro storico di Riace all’interno di stabili abbandonati, recuperati e ristrutturati grazie all’utilizzo di fondi europei e progetti della Regione Calabria, in un’ottica di accoglienza diffusa. Questo esperimento ha portato alla riqualificazione della cittadina e delle attività commerciali che avevano chiuso a causa dello spopolamento.

Lucano rappresenta un simbolo dell’accoglienza e della solidarietà in un’Italia ha dimenticato la sua storia. La sua colpa è stata quella di essersi contrapposto ad un sistema politico che utilizzava il pugno duro, e che su questo si stava legittimando. Un’esperienza di integrazione aperta e multietnica in un contesto storico e politico che invece rigetta questi valori.

 

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