Confindustria: “l’Italia è un paese senza slancio”

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Tria, ‘meglio del previsto’. Istat taglia il pil a +0,3%

Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, avverte: ‘Il Paese non riparte con lo slancio necessario, che e’ alla nostra portata’. Boccia chiede l’apertura di un dialogo fra governo e opposizioni e lo stop a ‘promesse irrealizzabili’. ‘Siamo ferocemente determinati, l’Italia ce la fara”, scrive Conte su twitter. Per Tria ‘la crescita e’ meno forte di quanto auspicato ma piu’ di quanto atteso’. L’Istat intanto taglia di un punto, a +0,3%, le stime sul Pil nel 2019 e mette in guardia dai rischi al ribasso per l’economia.

Basta promesse irrealizzabili, basta tatticismi. Basta con le parole che producono sfiducia e con la caccia ai like. Per la sua ultima relazione da presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia parla all’assemblea degli industriali ma il messaggio è soprattutto per la politica, che esorta a spostare l’orizzonte dall’oggi a quella che sarà l’Italia tra vent’anni. E lancia l’idea di un ‘grande patto’ che veda impresa, governo e opposizione dalla stessa parte per il rilancio della crescita.Il Paese dice Boccia, “non riparte con lo slancio dovuto, necessario, che è alla nostra portata, che ci meritiamo”, e chiede di raccogliere la sfida per il futuro, ricordando che per farlo bisogna prendere decisioni “capaci di incidere a lungo, anche se al momento possono risultare impopolari”. Tutto il contrario di quanto accade ai tempi della “bulimia di consenso immediato”, che sui social cerca una popolarità che si misura in termini di like, segno di un “presentismo imperante che è una malattia molto grave perché impedisce di vedere oltre il finire del giorno”. La superficialità si fa regola, dice il leader degli Industriali, che invece ricorda il bisogno di studiare, progettare, costruire.”Mostriamoci all’altezza del cambiamento che vogliamo – esorta – le soluzioni ci sono, vanno individuate e portate a sintesi per costruire un programma di medio termine con il quale gestire un aggiustamento parziale dei conti e venir premiati dai mercati. Abbasseremo lo spread e rilanceremo la crescita”.

“Signor presidente del Consiglio, ci renda protagonisti da italiani della più grande stagione riformista europea – dice a Conte, seduto in platea, il nostro Paese viene descritto come guidato da euroscettici o antieuropei. Chieda più Europa, ma migliore”. Un appello che il premier raccoglie nel suo intervento che conclude l’assemblea, spiegando che “noi siamo europeisti ma il nostro europeismo non è acritico. L’Europa ha bisogno di contribuiti lucidi, critici, che sappiano rilanciare la capacità visionaria dei grandi statisti del dopoguerra che va adattata alla realtà contemporanea

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