Si può fare informazione libera prendendo i soldi dal potere?

Attualità & Cronaca

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Ce lo chiediamo alla luce dei 200 milioni di euro all’anno (quasi 400 miliardi di vecchia lire!) che lo Stato spartiva ai mezzi di informazione. Somma dimezzata dall’attuale Governo nazionale e che dovrebbe essere eliminata a partire dal prossimo anno. Oltre 10 milioni di euro all’anno a Radio Radicale. Soldi a man bassa a giornali che in edicola si vendono sempre di meno

È in corso una campagna un po’ ridicola, se non grottesca, per consentire ad alcuni giornali italiani di mantenere i ricchi contributi diretti dello Stato e – per altro verso – per consentire ai grandi quotidiani italiani di mantenere i contributi, in questo caso indiretti, dello Stato.
I conti in tasca ai giornali italiani – cosa che non era mai stata fatta prima e di questo va dato merito al Movimento 5 Stelle – li ha fatti, in particolare, il sottosegretario grillino, Vito Crimi. Che ha scoperto – e questo è veramente un dato incredibile! – che per i contributi a fondo perduto all’informazione ‘libera’ (soprattutto ‘libera’…) lo Stato pagava circa 200 milioni di euro all’anno! Abbiamo scritto “pagava” perché da quest’anno sono stati dimezzati e spariranno il prossimo anno, ad eccezione della stampa speciale per ipovedenti e non vedenti. In realtà, il Movimento 5 Stelle si era impegnato ad abolirli subito: ma il dimezzamento e l’eliminazione per il prossimo anno va bene lo stesso.

L’idea di avere perso questa ‘mangiatoia’ sta facendo impazzire molti tra i titolari di questi giornali, che si erano abituati a fare ‘informazione’ con il denaro pubblico. La cosa veramente incredibile di questa storia è che alcuni di questi mezzi d’informazione sono schierati in favore dell’attuale Europa dell’euro ultraliberista: in accordo con questo credo appoggiano le politiche economiche del rigore dell’Unione Europea, hanno plaudito alla Commissione Europea che ha ridotto all’attuale Governo italiano la possibilità di incrementare il finanziamento del nostro Paese a debito. Però il rigore deve essere applicato agli altri: i titolari di alcuni giornali italiani foraggiati con i fondi pubblici di rigore economico non vogliono sentir parlare: loro i soldi pubblici li vogliono, eccome!

Il caso più eclatante di questa spartizione di denaro pubblico è rappresentato da Radio Radicale, che ogni anno si portava a casa oltre 11 milioni di euro! Il dimezzamento della somma – e la fine della pacchia – sta mandando in tilt i protagonisti di questa Radio. Quando si va avanti senza confrontarsi col mercato, incassando ogni anno una barca di soldi pubblici, fare informazione ‘libera’ è molto, ma molto comodo…Oggi, con l’ausilio della rete internet, che bisogno c’è dei microfoni di Radio Radicale per le dirette dalla Camera dei deputati, dal Senato e dai Tribunali? Di questo si potrebbero occupare gli uffici stampa, da istituire dove mancano, creando tanti posti di lavoro per giornalisti disoccupati. Si risparmierebbero un sacco di soldi. È giusto tutto questo nei confronti dei giornalisti che vengono retribuiti con 4 euro ad articolo?
Attualmente la spartizione di contributi a fondo perduto ai giornali è regolata dalla legge n. 198 del 2016. Fino ad oggi i contributi, stando alla citata legge, sono stati erogati a cooperative giornalistiche, a enti senza fini di lucro, a imprese possedute interamente da enti senza fine di lucro;
a quotidiani e periodici delle minoranze linguistiche; a imprese ed enti che editano periodici per non vedenti o ipovedenti; ad associazioni di consumatori; a imprese editrici di quotidiani e periodici diffusi all’estero, a radio e tv locali.

Il sottosegretario Vito Crimi spiega come andavano le cose prima del taglio del 50% dei fondi operato quest’anno: “Sono stanziati circa 200 milioni di euro tra contributi diretti, alle radio e alle tv, senza contare l’agevolazione delle tariffe telefoniche che può essere stimata in 60 milioni di euro. Vanno aggiustate le distorsioni, visto che circa il 30% dei fondi va a 4-5 testate”.

Stranamente, nel dicembre 2017 e a pochi mesi dalle elezioni, il governo Gentiloni ha tirato fuori dal cilindro 1 milione di euro in più per finanziarli. È facile immaginare come i destinatari di tale somma abbiano evitato di criticare, cosa che ha dato ancor più da mangiare. Ancora, dimezzamento nel 2019 e dal 2020 via del tutto. Il sottosegretario ha calcolato che ci sarà un risparmio di circa 100 milioni di euro.

Ultima notazione: i controlli. Anche la Sicilia eroga contributi a fondo perduto attraverso la Tabella H del proprio Bilancio. Un tempo erano tanti, oggi stanno scomparendo. Ma ci sono i controlli: ogni anno, chi riceve i contributi, li deve rendicontare. I fondi pubblici distribuiti in questi anni ai giornali sono stati rendicontati? Sono stati utilizzati tutti per le finalità per le quali sono stati erogati? Quanti di questi fondi sono finiti ai giornalisti? E quanti nelle tasche degli editori?

Twitter: @forgiandp

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