Donald Trump afferma di non volere la guerra con l’Iran, ma se si arriverà a un conflitto vi sarà “un annientamento come non avete mai visto prima”. “Ma non sto cercando di farlo”, ha ribadito il presidente nell’intervista con la Nbc, che andrà in onda domenica, in cui afferma la sua disponibilità a dialogare con Teheran se questa accetta di rinunciare al nucleare. “Non potete avere armi nucleari, se volete parlare di questo, bene. Altrimenti potete vivere con un’economia a pezzi per un lungo futuro”, ha detto Trump, rivolgendosi direttamente ai leader iraniani, secondo le anticipazioni dell’intervista in cui è tornato anche sulla vicenda del raid contro l’Iran abortito all’ultimo minuto. Trump ha spiegato che quando ha cambiato idea i caccia non erano ancora decollati. “Ma sarebbero decollati molto presto, e sarebbero successe cose da cui non saremmo potuti tornare indietro – ha continuato difendendo la sua decisione – Non c’è mai la luce verde fino alla fine perché le cose possono cambiare”.
“Indipendentemente dalle decisioni prese dagli Stati Uniti, non permetteremo alcun atto di intrusione nel territorio della Repubblica Islamica e siamo pronti a fronteggiare qualsiasi minaccia all’integrità dell’Iran” ha dichiarato all’agenzia di stampa ‘Tasnim’ il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Abbas Mousavi, dopo che ieri Trump ha spiegato di aver deciso di annullare all’ultimo il raid contro l’Iran. “Le nostre decisioni non sono soggette alle loro decisioni (degli Stati Uniti) e affronteremo l’aggressione, indipendentemente dal livello delle minacce”, ha aggiunto Mousavi.
L’esercito iraniano ha avvertito gli Stati Uniti che anche un attacco limitato contro il suo territorio avrebbe conseguenze “devastanti” per i loro interessi nella regione. “Sparare anche solo un colpo in direzione dell’Iran farà bruciare gli interessi dell’America e dei suoi alleati” in Medio Oriente, ha dichiarato all’agenzia ‘Tasnim’ il generale di brigata Abolfazl Shekarchi, portavoce delle forze armate iraniane. “Oggi la situazione regionale è a vantaggio dell’Iran – ha aggiunto il generale – Se il nemico commetterà l’errore di sparare sulla polveriera su cui poggia l’America, allora i suoi interessi andranno a fuoco”. “L’America, i suoi interessi e quelli dei suoi alleati saranno consumati da questo fuoco”, ha avvertito Shekarchi, per il quale “lo scopo del nemico”, in particolare Israele, “è disarmare l’Iran”.
E se dovessero continuare le “aggressioni” degli Stati Uniti, l’Iran è pronto ad abbattere altri droni, ampliando la “collezione” di aerei senza pilota americani in suo possesso. Lo ha detto il generale Amir Ali Hajizadeh, comandante delle forze aerospaziali dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran, all’agenzia di stampa ufficiale ‘Irna’. “Possediamo una collezione di droni Usa che è la prova che gli Stati Uniti hanno violato lo spazio aereo dell’Iran dimostrando di non voler rispettare il diritto internazionale”, ha affermato Hajizadeh. “Se l’aggressione dovesse ripetersi, aggiungeremo altri prodotti americani per completare questa collezione”, ha sottolineato.
RAID DIGITALE – Se all’ultimo minuto si è deciso di non far alzare in volo i caccia, non sarebbe stato invece fermato il raid digitale con cui il Pentagono ha colpito i Pasdaran. E’ quanto ha riportato Yahoo News, citando due ex funzionari dell’intelligence militari, rivelando quindi dell’attacco informatico che il Cyber Command americano avrebbe condotto contro i Guardiani della Rivoluzione iraniani responsabili dell’abbattimento del drone Usa. Riportando la notizia, The Hill sottolinea di non aver ricevuto un commento a riguardo dai portavoce del Cyber Command, comando creato nel 2009 per rafforzare e coordinare le operazioni di guerra cibernetica. I Pasdaran sono considerati dagli Usa anche responsabili degli attacchi contro le petroliere nel Golfo di Oman. Gli esperti di intelligence spiegano come negli ultimi anni gli iraniani abbiano sviluppato un sistema di spionaggio digitale sofisticato per controllare il traffico navale civile e militare nello stretto di Hormuz.
CASO DRONE ARRIVA IN PARLAMENTO – Il Parlamento iraniano si occuperà a breve del caso del drone statunitense abbattuto sopra le acque del Golfo. Lo ha annunciato il vice presidente della commissione Sicurezza nazionale e Politica estera, Kamal Dehqani Firouzabadi, secondo il quale i deputati discuteranno della “violazione dello spazio aereo dell’Iran da parte di un drone spia americano”. Secondo Firouzabadi, citato dall’agenzia di stampa ufficiale ‘Irna’, il Majlis sarà chiamato a dibattere anche delle “provocazioni degli Stati Uniti nella regione” e del fatto che Paesi “come gli Emirati stanno concedendo le basi per i voli di ricognizione dei droni”.
Il ministero degli Esteri di Teheran ha convocato l’incaricato d’affari degli Emirati per protestare “con forza” contro la “violazione” dello spazio aereo iraniano da parte di un drone americano “decollato dal Paese del Golfo”. Lo ha riferito l’agenzia ‘Tasnim’, citando il direttore del dipartimento per gli Affari del Golfo del ministero degli Esteri iraniano. “La Repubblica islamica dell’Iran disapprova la fornitura alle forze straniere di strutture (militari, ndr) allo scopo di aggressione contro le frontiere terrestri, marine e aeree dell’Iran”, ha affermato il diplomatico, secondo il quale gli Emirati “non possono sottrarsi alla responsabilità in questi casi”.
MISSIONE GB A TEHERAN – Intanto, nel pieno delle tensioni tra l’Iran e gli Stati Uniti, arriva la missione diplomatica a Teheran del sottosegretario agli Esteri britannico competente per il Medio Oriente, Andrew Murrison. Lo ha annunciato il Foreign Office, secondo cui Murrison farà una visita lampo a Teheran, visita che, “in un momento di accresciute tensioni regionali e in un periodo cruciale per il futuro dell’accordo nucleare, rappresenta un’opportunità per aumentare l’ìmpegno aperto, franco e costruttivo con il governo iraniano”. Secondo il ministero degli Esteri di Londra, Murrison chiederà “un’urgente de-escalation nella regione e solleverà le preoccupazioni britanniche e internazionali sul comportamento iraniano e la sua minaccia di interrompere il rispetto dell’accordo nucleare cui il Regno Unito resta pienamente impegnato”.