Bambina di 10 anni del monzese adusa al consumo di droga

Attualità & Cronaca

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Una bambina di soli 10 anni già da tempo assumeva droga. Inizialmente ha assunto i classici spinelli giovanili, fino a passare all’assunzione di cocaina. Attualmente la bimba monzese è stata presa in cura presso una struttura che si occupa delle tossicodipendenze

 

Written by:  Monica Montanaro

 Una bambina di appena 10 anni era consumatrice abituale di droga. I genitori, non riuscendo più a gestire la violenza della figlia, si sono rivolti agli esperti. Gli stessi genitori hanno condotto la loro bambina presso il pronto soccorso di un ospedale della Brianza, e qui hanno riscontrato la verità, ossia che realmente la figlia era adusa all’assunzione di sostanze stupefacenti. La bambina di Monza frequenta soltanto la quinta elementare, adesso è sotto osservazione da parte del personale medico e degli psichiatri, i quali hanno attestato la gravità del caso. 

Dopo il ricovero al pronto soccorso in cui la piccola era arrivata accompagnata da papà e mamma a causa di una grave crisi nervosa, si è aperto il caso drammatico di codesta famiglia.  Gli assistenti sociali che seguono la vicenda da vicino,  hanno appurato che la famiglia, di origini  italiane, non ha pregressi storici per consumo di droga, inoltre,  la bambina non avrebbe mai subito traumi o problematiche altre. Ma in realtà c’era un vissuto nascosto  che turbava la bambina, al punto che all’ennesima crisi violenta i genitori hanno desistito e cercato il supporto esterno alla famiglia.

All’interno del nosocomio, la bimba è stata sottoposta alle analisi di rito, dalle quale si è evinto la verità schiacciante. La piccola si sarebbe addentrata nel mondo adulto, esplorando le zone proibite, molto allettanti nella fase adolescenziale,  esordendo con gli spinelli per poi passare all’assunzione saltuario di cocaina, uso che è emerso chiaramente dal reperto delle analisi. La bambina ha motivato la sua scelta trasgressiva dinanzi ai medici, imputando la colpa di ciò ai suoi genitori, poiché la lasciavano molto tempo in solitudine, perché essi viaggiavamo spesso per motivi di lavoro. E così, si sarebbe accostata al mondo della droga per colmare il vuoto che i suoi genitori le hanno creato. Grazie ai soldi che i genitori le davano periodicamente come “paghetta”, la bimba ha potuto pagare lo spacciatore di turno, affinché le procurasse la droga che le serviva. Attualmente la minorenne è stata trasferita e presa in carico da una comunità terapeutica che cura lo stato di tossicodipendenza. Al contempo le autorità e gli inquirenti hanno avviato le indagini per scovare lo spacciatore che ha messo in grave pericolo di vita la bambina di Monza.

Il questore di Macerata, Antonio Pignataro, costantemente in lotta con i suoi uomini per disincentivare e ostacolare il reato di spaccio di droga, ha rilasciato una sua dichiarazione in merito al caso della bimba monzese : “La dolorosa e allucinante vicenda della ragazzina di Monza cocainomane a 10 anni non è purtroppo un caso isolato. Esiste – aggiunge il questore – una crescita esponenziale, specie negli ultimi due anni, da quando sono stati aperti i negozi di cannabis light, che ha coinvolto bambini in tenera età e originato adolescenti spacciatori, per la facilità con cui reperivano in questi negozi la cannabis light. Come dichiara il medico dell’ospedale di Monza, è ormai necessaria l’apertura di reparti che siano in grado di affrontare queste patologie che colpiscono bambini che fanno uso di droghe”.

Pignataro ribadisce che la storia della famiglia di Monza “è simile a quella di tante altre famiglie che, nel dolore e nella disperazione, nascondono questo dramma che vivono ogni giorno nel segreto e nella frustrazione, sapendo qual è il triste destino cui vanno incontro i propri figli”. Il questore ha evidenziato “quello che ripetono giorno dopo giorni i ragazzi di San Patrignano della comunità Incontro e di tutte le altre comunità, ossia, che la marijuana è l’anticamera dell’inferno, l’anticamera dell’eroina, l’anticamera della cocaina. Lo stesso capo della Polizia Franco Gabrielli, già molto tempo prima della mia battaglia contro la cannabis legale, aveva con forza dichiarato espressamente alla stampa, che non esiste differenza tra droghe leggere e droghe pesanti e, quindi, non esiste la marijuana light”.

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