Carabiniere ucciso, Massimo Lugli: ‘Il cosiddetto cavallo di ritorno’

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Carabiniere ucciso, Massimo Lugli: “Il cosiddetto cavallo di ritorno a Roma è molto comune e nella maggior parte dei casi queste estorsioni non vengono denunciate. Purtroppo le regole d’ingaggio delle nostre forze dell’ordine sono piuttosto indefinite. Polizia e carabinieri evitano di tirare fuori le armi, soprattutto se c’è gente intorno, perché se vengono filmati succede un’ira di Dio. Quindi hanno due possibilità: o fanno a botte a mani nude oppure sparano, ma se sparano è la fine e parte la gogna mediatica”

Il giornalista e scrittore Massimo Lugli, che da 40 anni si occupa di cronaca nera, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus

Sul caso del carabiniere ucciso. “La vicenda di per sé è molto comune, il cosiddetto cavallo di ritorno a Roma avviene una decina di volte a settimana e nella maggior parte dei casi queste estorsioni non vengono denunciate –ha affermato Lugli-. Ci sono però due aspetti molto inquietanti: il fatto che i carabinieri eseguano una procedura inconsueta, perché normalmente si va in più persone, si bloccano le vie di fuga e si teme una razione violenta come quella che c’è stata. E poi la foto del ragazzo ammanettato e bendato. Sono molti anni che non si fanno più queste cose, Cucchi docet, ma la cosa che sconvolge è che la foto sia stata anche divulgata. E’ stato un autogol pazzesco per l’Arma dei Carabinieri. Le parole del Gen. Nistri sono indicative in questo senso. Altra cosa che mi stupisce è il coltello, il classico coltello americano, credo che i ragazzi americani ce l’abbiano tutti. Non è un’arma, anche da noi è considerata un oggetto atto ad offendere. Poi c’è la questione di come è stata gestita l’operazione. Purtroppo le regole d’ingaggio delle nostre forze dell’ordine sono piuttosto indefinite. Polizia e carabinieri evitano di tirare fuori le armi, soprattutto se c’è gente intorno, perché se vengono filmati succede un’ira di Dio. Non sono dotati ancora di armi non letali, che sarebbero la soluzione, come la bomboletta urticante e il taser. Quindi hanno due possibilità: o fanno a botte a mani nude oppure sparano, ma se sparano è la fine e parte la gogna mediatica. La reazione del ragazzo americano si spiega solo come un attacco di follia, perché la situazione non era certo problematica di per sé”.

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