Salvini ha vinto la battaglia rischia di perdere la guerra

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Angelo Forgia

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha capito che il capo del Governo, Giuseppe Conte,  e il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si sono già messi d’accordo con l’Unione Europea sulla legge di Stabilità 2020. I leghisti non avrebbero avuto voce in capitolo sulla legge più importante. E si sono chiamati fuori

Sono in tanti, in queste ore, a interrogarsi sull’apertura della crisi di Governo ad opera del leader della Lega, Matteo Salvini. Le tesi sono tante. Ma ce n’è una, in particolare, che ci sembra sia stata sottovalutata: le difficoltà dei leghisti in Europa. E quando parliamo di difficoltà in Europa ci riferiamo all’Unione Europea e ai vincoli che la stessa UE ha imposto all’Italia con trattati internazionali che sono stati sottoscritti dai Governi del nostro Paese e, in alcuni casi, anche dal Parlamento italiano.

Salvini, in campagna elettorale, aveva promesso fuoco e fiamme contro l’Unione Europea. Ma arrivato al Governo, a parte le parole in libertà – alle quali non sono mai seguiti i fatti – i leghisti si sono accodati ai dettami di Bruxelles. Clamoroso il voltafaccia di leghisti (ma anche dei grillini) sul CETA, il trattato commerciale tra UE e Canada.

Cos’è successo, invece? La UE, è noto, da oltre un anno, sta applicando il CETA senza avere prima ottenuto i sì dei Parlamenti dei 27 Paesi della UE. Per la cronaca, basta che un solo Paese dica no e il CETA salta!

Nonostante questo – nonostante uno strumento formidabile tra le mani, ovvero la possibilità di bloccare il CETA in Italia e quindi in tutta l’Unione Europa – il Governo di grillini e leghisti si è ritrovato comunque in una posizione di debolezza nella UE.

Arriviamo al punto centrale di questa crisi di Governo – è Salvini che si è trovato isolato rispetto alla UE, perché il capo del Governo, Giuseppe Conte, ha subito trovato un’intesa con il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che, com’è noto, non è stato nominato né dai grillini, né dai leghisti, ma imposto dall’Unione Europea: perché, com’è altrettanto noto, l’Italia, oltre ad aver perso la sovranità monetaria (ceduta alla Banca Centrale Europea, che è un soggetto privato) non gode più di tutta la sovranità politica: e, sicuramente, non è più in grado, la politica italiana, di esprimere un Ministro dell’Economia che non sia gradito (o forse che non sia diretta espressione) dell’Unione Europea.

Di fatto, Salvini ha capito che non avrebbe avuto alcun margine, se non residuale e, quindi, ininfluente, per incidere sulla legge di Stabilità 2020. Ha capito che Conte e Tria – per esempio – avrebbero difeso il Reddito di cittadinanza (che peraltro la stessa Unione Europea adesso vorrebbe adottare), ma che non farebbero i salti mortali per difendere Quota 100.

Sugli anziani la linea della UE dell’euro è chiarissima: debbono lavorare fino 76-77 anni in un contesto in cui la sanità pubblica italiana in crisi dovrebbe in un modo o nell’altro auto-razionalizzare i propri costi… Quota 100 è sempre stato un pugno in faccia all’Unione Europea liberista che la tutela degli anziani, in Italia (ma lo tesso discorso vale per la Grecia e, tra qualche anno, anche per altri Paesi dell’Europa mediterranea), la prevede solo per i benestanti, non certo per il ceto medio (peraltro impoverito) e per i ceti medi e bassi. Per questi ultimi, l’età lavorativa fino 76-77 e la sanità pubblica sempre più in crisi dovrebbe fare il resto, riducendo, in prospettiva, i costi delle pensioni e della stessa assistenza sanitaria.

Possono anche sembrare, questi, discorsi cinici: ma l’età pensionabile portata a 76-77 anni e la sanità pubblica italiana sempre più sfasciata portano allo scenario che abbiamo descritto, a meno che, ipocritamente, si voglia fare finta di non vedere la realtà.

Salvini si sta giocando tutto in questa crisi di Governo? Può darsi. Anche se non può non aver previsto un Governo grillini-PD, magari chiamato diversamente, ma sostanzialmente retto, in Parlamento, sui voti di questi due soggetti politici.

Grillini e PD hanno troppa paura del voto e troppa voglia di non acciuffare le poltrone di governo per i prossimi tre anni e otto mesi. Daranno vita a un Governo di legislatura. Provando a guadagnare consensi governando. Ci riusciranno? Vedremo.

Del resto, i grillini, ormai, si sono fatti mal conoscere su tutta la linea. E non avrebbero alcuna prospettiva elettorale, se si dovesse andare al voto.

Nel Nord Italia – soprattutto dopo il voltafaccia sulla TAV – se non scompariranno ci mancherà poco.

Nel Centro Italia perderanno consensi, ma non come nel Nord.

Ma il vero problema elettorale, per il Movimento 5 Stelle, è il Sud: quel Sud che ha dato ampio consenso ai grillini nel marzo del 2018 e che è stato sostanzialmente tradito e sbeffeggiato.

I grillini, al Sud, si sono rimangiati in modo sistematico tutti gli impegni che hanno assunto con gli elettori.

Avevano promesso il blocco dell’ILVA e, invece, hanno mantenuto in vita un’acciaieria che inquina e che non serve all’economia del Sud.

Avevano promesso il no alla TAP – un irrazionale gasdotto che sventrerà la costa e gli uliveti del Salento – ma si sono rimangiati anche questo impegno.

Avevano promesso grande impegno per il Sud e invece hanno addirittura avallato la rendicontazione farlocca dei fondi europei che serve soltanto a trasformare in spesa corrente i fondi strutturali che la UE stanzia per le infrastrutture del Sud.

Potremmo aggiungere il silenzio sul MUOS di Niscemi.

Nel Sud i grillini si aspettano un crollo elettorale. Ed è per paura del voto che faranno un Governo con i due PD: il PD di Matteo Renzi e il PD di Nicola Zingaretti. Insomma, per paura di perdere voti e poltrone si andranno ad accordare (o ad accodare?) con il partito che, fino a pochi giorni fa, diceva peste e corna di loro.

E sarà uno nuovo schiaffo ai tanti elettori della sinistra che, un anno e quattro mesi fa, hanno lasciato il PD di Renzi per ritrovarsi, oggi, elettori di una forza politica che hanno lasciato da delusi.

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