Colpisce l’assenza del tema politico della lotta alle mafie nella formazione del nuovo governo

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Conte si è presentato, dopo l’incarico ricevuto dal Presidente Mattarella per formare un governo con la nuova maggioranza giallo-rossa con una palese contraddizione: un nuovo programma innovativo e di riforma e la riconferma dell’operato del governo giallo-verde.
Non sono sfuggite, e sono apprezzabili, le enunciazioni di temi e riforme ampie che dovrebbero portare ad affrontare e superare storici problemi per un nuovo modello di sviluppo, più equilibrato; perseguire un convinto europeismo e atlantismo, e un rispetto sostanziale e non solo formale della Costituzione.
Un silenzio, sinora assordante, invece su un tema fondamentale per la democrazia italiana, quello della prevenzione della corruzione e del sistema politico-mafioso. Non bastano i successi repressivi delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario italiano per cancellare la mafia e la corruzione, ad essa connessa, dalla vita sociale, economica, politica del nostro Paese. Il governo giallo-verde si è contraddistinto per roboanti dichiarazioni antimafia ad ogni successo delle forze di repressione, ma non ha prodotto nulla in termini di sostegno concreto alle forze dell’ordine, non ha mancato occasione per attaccare l’indipendenza della magistratura, strumentalizzando anche lo scandalo “Palamara” o la giusta azione giudiziaria sul salvataggio dei migranti e il sequestro delle navi delle Ong.
Come tutte le forze sovraniste del mondo ha generato paura e odio, li ha alimentati per rivendicare ordine e sicurezza, creando di far dimenticare o nascondere le ombre di collegamento col sistema corruttivo politico-mafioso di uomini vicini alla Lega.
La questione dell’assenza del tema politico della lotta concreta alle mafie, sinora, riguarda anche le proposte programmatiche sia dei 5Stelle che del Pd. Le mafie sono state sconfitte nella loro esistenza storica, ma non sono affatto scomparse dal sistema Italia, essendo state capaci di adeguarsi al suo mutamento nel XXI secolo. Di fronte a ciò è lecito sollevare un allarme soprattutto conoscendo l’estensione della rete corruttiva-politico-mafiosa in tutto il Paese? È un problema di democrazia la scarsa vigilanza amministrativa e politica in tanti comuni del Sud, del Centro e del Nord come segnalano gli scioglimenti delle amministrazioni per infiltrazioni mafiose? Si possono lasciare soli le forze dell’ordine, le prefetture, gli apparati giudiziari di fronte a questo pericolo senza fornire loro, non il solito twitter di compiacimento, ma una seria e concreta azione preventiva che presuppone, in primis, nessuna tolleranza e contatto con la rete di relazione politico-mafiosa? 
Ne va della democrazia del futuro che vedrà sempre la presenza di una destra, liberale, conservatrice o reazionaria e di una sinistra, che per esser tale, deve lavorare per difendere i più deboli della società, la giustizia sociale e le libertà politiche e civili, comprese quella dalle mafie. Saprà Conte superare anche queste contraddizioni?

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