Il caso di Bibbiano e l’incapacità di stare dalla parte dei bambini

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Negli ultimi due mesi lo scandalo di Bibbiano ha creato scalpore, rabbia, incredulità e soprattutto ha fatto emergere dubbi e domande su quanto i servizi sociali siano davvero affidabili.

Le domande e i dubbi che ci si pone riguardano la gravità estrema con cui chi si dovrebbe occupare del benessere dei minori ne ha abusato psicologicamente, strumentalizzando i colloqui esclusivamente per fini personali e strettamente economici.

L’indagine svolta nel comune di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, vede imputati assistenti sociali, psicologi, psicoterapeuti, educatori, operatori socio-sanitari, amministratori pubblici e lo stesso sindaco. Sono stati coinvolti svariati nuclei familiari in difficoltà, in carico ai servizi sociali, i quali anziché aiutarli per una migliore gestione familiare hanno fatto perdere la patria potestà dei figli, dati poi in affido ad altre famiglie del territorio.

Dalle indagini è emersa una realtà sconcertante: relazioni che non corrispondevano ai fatti reali, stese con l’unico obiettivo di far apparire i genitori inadeguati, documenti falsi, colloqui strumentalizzati e in molti casi disegni modificati con l’intento di far apparire i minori come vittime di abusi, anche sessuali, avvenuti proprio all’interno delle famiglie di origine.

Ciò che fa rabbrividire è il business economico illegale che c’è dietro a queste vicende, di circa qualche migliaia di euro. È possibile che la salute ed il benessere di un minore debba essere barattato per dei soldi? È mai possibile che ci si approfitti di chi è fragile e non ha la minima capacità di potersi difendere?

I reati di cui si accusano i servizi sociali sono gravissimi: abuso di ufficio, violenza psicologica e maltrattamento su minori, depistaggio.

Manipolare un bambino, indurlo a crearsi una realtà differente da quella che vive, fargli credere che quello che sta raccontando non è vero, non è così difficile. I bambini non hanno la stessa capacità intellettiva e di ragionamento di un adulto, non conoscono il mondo in tutte le sue forme. Il mondo dei bambini è circoscritto esclusivamente al nucleo familiare, al contesto scolastico e agli affetti che vive quotidianamente. Un bambino non ha la malizia di un adulto e cosa fondamentale non ha lontanamente idea che l’altro possa fargli del male e raggirarlo.

Se questa vicenda fosse così vera come descritta da tutti i media e i social network, i colpevoli devono pagare perché non si può assolutamente perdere la fiducia in chi fa questo mestiere e ha come dovere etico e morale quello di dover aiutare chi ne ha bisogno. 

E quale è il ruolo degli psicologi? 

I titoli di ogni giornale recitano “Bimbi strappati dalle loro famiglie”, “Report falsi per togliere i bambini”, “Lavaggio del cervello”, “Ladri di bambini all’opera”.

Parole che generano non solo rabbia e sdegno ma che mettono sotto una pessima luce chi si occupa della tutela dei minori, in particolare l’intera categoria degli psicologi e psicoterapeuti.

Ovviamente il problema non è della categoria in sé ma di chi ha sfruttato quel ruolo e gli strumenti professionali annessi per poter raggiungere interessi prettamente personali a discapito di chi è più fragile.

Persone che dovrebbero essere immediatamente radiate dall’albo, non solo per il rispetto di chi lavora onestamente ma anche di chi in cerca di aiuto si affida a chi poi distrugge qualsiasi deontologia e crea danni e traumi irreparabili.

Il compito primario dei servizi sociali è quello di prevenire situazioni drastiche e cercare di tutelare l’intero nucleo familiare. È un contesto piuttosto delicato e complesso e non è per nulla facile decidere di allontanare il minore dalla famiglia di origine, poiché chi ne paga le conseguenze maggiori sono sempre e solo i minori. Quando si arriva a prendere una decisione così drastica vuol dire che sicuramente in precedenza sono state messe in pratica tutte le procedure possibili per preservare la famiglia stessa (colloqui psicologici, educatori inviati all’interno dello stesso nucleo familiare) che non avvengono in tempi così brevi e l’allontanamento avviene qualora venga messo a rischio il benessere del minore.

Allontanare un bambino dalla propria famiglia vuol dire in un certo senso destrutturarlo, togliere quella stabilità che seppur nociva è familiare, per tale ragione è fondamentale fare delle indagini approfondite ed utilizzare gli strumenti clinici nella maniera più idonea possibile. È necessario prendere in considerazioni numerosi aspetti, sia le caratteristiche individuali del minore che tutti i fattori ambientali, relazionali e sociali.

I minori hanno il diritto di essere tutelati e soltanto laddove il genitore non riesce, neanche a seguito di validi aiuti, devono essere allontanati e fornirgli successivamente un ambiente che gli permetta di poter costruire un clima familiare adeguato e che possa comprendere a pieno i suoi bisogni fisici ed il suo status emotivo.

Avendo dunque come priorità il benessere dei minori è fondamentale che chi abbia utilizzato il suo ruolo solo per prevaricare l’altro, abusandone, per raggiungere i propri fini, qualora fosse realmente colpevole   dovra’ essere punito a norma di legge .

F&R Communication 

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