Tutti in pensione a 64 anni, ma col sistema contributivo. Questo in sostanza è il progetto di legge avanzato dal senatore Tommaso Nanncini (PD) avanzato in Commissione Lavoro e Previdenza Sociale. Un’opzione che consentirebbe l’uscita anticipata dal lavoro per tutti coloro che raggiungano il requisito dei 64 anni, ma che accettino che la pensione venga liquidata col sistema contributivo.

Nel dettaglio, la riforma pensionistica andrebbe a superare l’attuale opzione di pensione anticipata “Quota 100” e “Opzione Donna” che ha sollevato molte polemiche anche ai piani alti dell’Inps per via dell’impennata della spesa pensionistica e con l’esodo anticipato di migliaia di lavoratori nel settore della pubblica amministrazione. Per Nannicini, non sarà però sufficiente aver raggiunto i 64 anni di età e optare per il calcolo col sistema contributivo, ma anche aver maturato almeno 20 anni di contributi.

Pensione con 64 anni di età e 20 di contributi

La proposta di riforma previdenziale contenuta nel disegno di legge “misure urgenti per la flessibilità e l’equità intergenerazionale del sistema previdenziale”.sta facendo molto discutere perché tende a superare l’attuale sistema di pensione anticipata di “quota 100”e “opzione donna” per la quale non serve aver maturato i 64 anni di età. A livello di spesa si otterrebbero poi dei risparmi rispetto alle attuali regole. Se da un lato, infatti, il sistema di calcolo contributivo penalizzerebbe il pensionato che magari ha diritto a una liquidazione col sistema misto (retributivo e contributivo), dall’altro dovrebbe attendere comunque il compimento dei 64 anni di età. Viceversa con “quota 100” e “opzione donna”, sarebbero di più numericamente gli aventi diritto alla pensione benché più penalizzati nel calcolo dell’assegno mensile.

Il superamento dell’opzione donna

Nel disegno di legge verrebbe affrontato anche il regime sperimentale “opzione donna” che prevede la possibilità di accedere alla pensione con regime di calcolo contributivo nel rispetto di determinati requisiti. Nannicini propone infatti di continuare con la sperimentazione fino al 31 dicembre 2021, quando scade anche “quota 100”, per poi procedere dal 2022 a un graduale allineamento con la riforma che prevede per le lavoratrici l’accesso alla pensione anticipata al raggiungimento dei 64 anni di età.

Più nel dettaglio, fino al 31 dicembre 2021 si lascerebbe la facoltà di uscita a 57 anni di età (58 per le lavoratrici autonome) per le donne che contestualmente hanno completato 35 anni di contributi. A cominciare dal 2022, però, il requisito anagrafico dovrebbe salire di 12 mesi all’anno fino al raggiungimento di 64 anni nel 2028.

Un super scalone per quota 100

Per gli aventi diritto a “quota 100”, invece, a partire dal 2022 sarà più dura andare in pensione anticipata. Per costoro, il disegno di legge di Nannicini non prevede altro che un adeguamento netto alla riforma. Da quella data in poi bisognerà infatti avere un’età anagrafica pari a 64 anni per poter andare in pensione anticipata con le nuove regole. Più precisamente, chi non riuscirà ad andare in pensione con i requisiti previsti da “quota 100” entro il 31 dicembre 2021 (età minima di 62 anni e almeno 38 anni di contributi), dovrà attendere cinque o sei anni ancora per poter beneficiare della pensione anticipata o di vecchiaia con le vecchie regole della riforma Fornero (attualmente a 67 anni) e dalla pensione anticipata (con 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne fino al 2026). In più, il ritardo per la pensione di vecchiaia potrebbe prolungarsi ulteriormente dall’adeguamento dei requisiti anagrafici alla speranza di vita: nel 2029 si prevede l’età minima di 67 anni e nove mesi.