La Terra dei fuochi di Roma e la nostra consolazione

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Rendersi conto che c’è chi sta peggio di noi, non è una consolazione, anzi, può essere motivo di maggiore amarezza. Mi è accaduto l’altra sera, guardando in TV, l’inchiesta sconvolgente di  Corrado Formigli, “La Terra dei fuochi di Roma”. A stare peggio di noi, molto peggio, sono gli abitanti del terzo Municipio, attiguo al nostro, il quarto. Noi ci lamentiamo per la presenza del depuratore ACEA, per l’odore cattivo che ogni tanto si sente nell’aria, loro con i miasmi del Tmb di Rocca Cencia, l’impianto di triturazione dell’immondizia, ci convivono, i loro bambini ci convivono, e la gente si ammala di cancro e muore. Noi i roghi tossici li vediamo ad una certa distanza, loro ce l’hanno a pochi metri da casa. Noi la spazzatura la vediamo ammucchiata attorno ai cassonetti, loro hanno strade coperte di spazzatura, divani abbandonati, frigoriferi, lavatrici, penumatici, bottiglie di plastica, rifiuti d’ogni genere cui ogni tanto qualcuno appicca il fuoco. Noi ci lamentiamo, loro, gli abitanti del terzo Municipio, gridano la loro disperazione. La loro aspettativa di vita è di tre anni al di sotto della media. Molto probabilmente la nostra aspettativa di vita sarà un po’ meno lontano dalla media, della loro. No, non può essere una consolazione.

Renato Pierri

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