Manifestanti assaltano l’ambasciata Usa a Bagdad

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Migliaia di manifestanti hanno assaltato l’ambasciata statunitense a Bagdad in seguito ai raid che sono stati lanciati domenica al confine di Sira e Iraq contro alcune strutture della milizia Kataib Hezbollah. Le forze americane hanno cercato di disperderli con gas lacrimogeni e granate stordenti mentre sia l’ambasciatore (Matthew Tueller) che il personale sono stati allontanati per motivi di sicurezza. Gli iracheni, dopo aver superato il posto di blocco, hanno rimosso le telecamere intorno alla zona procedendo al grido di “Death America”.

Le strutture colpite sono state cinque. Ad affermarlo sono stati Mark Espe, il capo del Pentagono, e Mike Pompeo, segretario d stato. A scatenare una dura risposta da parte dei manifestanti è stato il messaggio che quest’ultimo ha lanciato alla fine dell’incontro con la stampa a Mar-a-Lago: “Non staremo a guardare il fatto che l’Iran assuma azioni in grado di mettere uomini e donne americane in pericolo”. Il raid aveva l’obiettivo di indebolirne le forze.

L’attacco americano alle strutture delle milizie filoiraniane non passerà di certo inosservato tanto che l’amministrazione Trump è stata già avvertita dal regime degli ayatollah della necessità di rivedere gli accordi con gli Usa.  Il presidente iraniano Hassan Rohani ha dichiarato che “il tempo delle sanzioni e delle pressioni contro l’Iran finirà. Lo scopo dei nemici di farci cedere e sedere al tavolo dei negoziati per accettare tutto ciò che vogliono”. Dura anche Bagdad: “Le forze americane hanno agito in funzione delle loro priorità e non di quelle degli iracheni”.

La situazione sembra divenire sempre più incandescente e il raid di domenica rischia di continuare a gettare benzina sul fuoco in una regione ormai devastata dalla guerra civile.

Di Sara Carullo

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