Il governo al lavoro per smontare i decreti sicurezza

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La revisione dei provvedimenti targati Salvini è uno dei temi che saranno al centro della verifica per il rilancio dell’agenda programmatica

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Pierpaolo Scavuzzo/Agf
Zingaretti e Lamorgese

La revisione dei due decreti Salvini in tema di migranti e sicurezza è tra i temi che saranno al centro della verifica di governo per il rilancio dell’agenda programmatica. E la questione potrebbe essere anche tra i piatti forti del conclave del Pd che si svolgerà la prossima settimana in provincia di Rieti, proprio per preparare il vertice di governo che, però, potrebbe slittare a dopo le regionali in Emilia e Calabria.

Che la modifica dei due provvedimenti approvati dallo scorso governo gialloverde e fortemente voluti dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sia ricompresa tra i temi cruciali per i dem non è un mistero, tanto che lo stesso segretario Nicola Zingaretti, poco prima di Natale, spiegava: “Sui decreti sicurezza vanno assunti i rilievi del presidente della Repubblica, è indecente che chi salva una vita umana debba pagare una multa”.

Per Lamorgese i testi sono “pressochè pronti”

La titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, nei mesi scorsi, durante un’audizione in Parlamento, ha annunciato che i testi erano pressochè pronti. Martedì il suo vice, il dem Matteo Mauri, dalle pagine di Repubblica conferma che si sta lavorando a una “revisione consistente”. Infine, anche il premier Giuseppe Conte non ha nascosto, rispondendo a una domanda in occasione della conferenza stampa di fine anno, che la revisione dei due decreti è tra le questioni che saranno al centro dell’agenda di governo (“vanno depurati da condizioni che io stesso ritengo inaccettabili”, le sue parole), pur circoscrivendo l’intervento di revisione ad alcune parti.

Intanto, in attesa che si muova l’esecutivo, il Pd ha messo un punto fermo in Parlamento, con una proposta di legge a prima firma della deputata Giuditta Pini, che mira ad abrogare le parti più controverse del primo decreto Sicurezza e del decreto Sicurezza bis. Presentata lo scorso 24 ottobre, la proposta di legge è stata assegnata il 22 dicembre alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio, in sede referente.

Difficile, però, che l’iter venga avviato a breve. La commissione, infatti, almeno per i prossimi 10-15 giorni sarà impegnata, in congiunta con la Bilancio, con l’esame del decreto Milleproroghe. Al centro dei lavori della commissione c’e’ poi la proposta sul conflitto di interessi, tema caro ai 5 stelle.

Salvini promette battaglia

A ‘pungolare’ i dem sul mantenimento della promessa fatta sui decreti Salvini è stato nei giorni scorsi l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. L’ipotesi che i giallorossi possano voler accelerare sulla modifica sostanziale dei due provvedimenti ha messo in allarme il leader leghista, che ha preannunciato battaglia: “Faremo le barricate fuori e dentro il Parlamento”, ha garantito Salvini.

Fonti parlamentari di maggioranza confermano che resta ferma, senza tentennamenti, l’intenzione di tenere fede alla annunciata modifica dei due decreti. E che ci si muoverà sul solco dei rilievi fatti dal Capo dello Stato. Appare più tranchant, invece, l’intervento proposto dalla deputata dem Giuditta Pini.

Cosa cambia con la proposta del Pd

Il testo a sua prima firma, infatti, punta ad abrogare le parti più controverse dei due decreti. Nel dettaglio, il testo dem prevede l’abrogazione di tre articoli del primo decreto Sicurezza, entrato in vigore ad ottobre 2018 e convertito in legge nel dicembre dello stesso anno. Innanzitutto, si dispone la cancellazione del Capo I relativo alle “Disposizioni urgenti in materia di disciplina di casi speciali di permesso di soggiorno per motivi umanitari e di contrasto all’immigrazione illegale”; del Capo II inerente “Disposizioni in materia di protezione internazionale” e del Capo III sulle Disposizioni in materia di cittadinanza.

Quanto al decreto Sicurezza bis, la proposta Pini va ad incidere sulla parte relative alle Ong, ma anche sui poteri affidati al Viminale. In questo caso la ‘scure’ si abbatterebbe su quattro articoli (1,2,3 e 3 bis) del Capo I. E precisamente, per quel che riguarda l’articolo 1 – tra gli architravi del provvedimento salviniano, al centro di dure polemiche anche all’interno dell’allora maggioranza Lega-M5s – il testo dem mira a eliminare i nuovi poteri, se pur mitigati, in capo al titolare del Viminale: “Il ministro dell’Interno nell’esercizio delle funzioni di coordinamento e nel rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia, può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica”, recita l’articolo da abrogare.

 “Il provvedimento è adottato di concerto con il ministro della difesa e con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il Presidente del Consiglio dei ministri”. In sostanza, sono le norme che hanno consentito a Salvini di impedire l’ingresso e lo sbarco di navi con a bordo migranti salvati in mare.

Il testo dem mira ad abrogare anche l’articolo 2, quello che riguarda le Ong e le multe ‘salate’ alle navi che violano il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane: “Salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, il comandante della nave è tenuto ad osservare la normativa internazionale e i divieti e le limitazioni. In caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, notificato al comandante e, ove possibile, all’armatore e al proprietario della nave, si applica a ciascuno di essi, salve le sanzioni penali quando il fatto costituisce reato, la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 50.000”. Non solo, l’articolo introduce anche la confisca della nave.

Infine, il testo Pini mira ad abrogare un altro caposaldo del decreto bis: il delitto di resistenza il capo al capitano della Ong (“delitto di resistenza o di violenza contro una nave da guerra, previsto dall’articolo 1100 del codice della navigazione”).

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