L’Italia non corre il rischio di essere la nuova ‘Grecia’, dice il direttore del MesĀ 

Economia & Finanza

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Klaus Regling rassicura il Paese in un’intervista al Corriere della sera: la condizionalitĆ  concordata all’inizio “non cambierĆ  durante il periodo nel quale la linea di credito ĆØ disponibile”

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Ā© George Vitsaras / SOOC / SOOC via AFP – Klaus Regling

“C’ĆØ un nuovo approccio che stiamo prendendo con il Mes. Offriamo uno strumento, una linea di credito a tutti gli Stati dell’area euro. Il fatto che sia disponibile per tutti i Paesi con “termini standardizzati concordati in precedenza” come dice l’Eurogruppo ĆØ una differenza rispetto a quanto avvenuto una decina di anni fa. Allora i programmi per Grecia, Irlanda o Portogallo dovettero essere molto diversi l’uno dall’altro perchĆ© i problemi erano diversi. Le istituzioni europee dovettero negoziare una condizionalitĆ  dettagliata, diversa da Paese a Paese. Stavolta non sarĆ  cosi'”.

Lo assicura Klaus Regling, direttore generale del Meccanismo europeo di stabilitĆ  (Mes), in una intervista al Corriere della sera. “La dichiarazione dell’Eurogruppo”, spiega Regling, “dice che la sola condizione ĆØ di coprire i costi diretti e indiretti di sanitĆ , cura, prevenzione. In primo luogo questo significa dottori e infermieri in piĆ¹, nuovi ospedali, materiale medicale. Poi ci sono i costi indiretti dell’epidemia e vanno molto oltre il semplice acquisto dei materiali. CiĆ² che conta ĆØ che i Paesi che chiedono questa linea di credito possano essere rimborsati per somme pari al 2% del loro prodotto lordo (Pil) per questi costi diretti e indiretti”. La condizionalitĆ  concordata all’inizio, spiega ancora il direttore generale del Mes, “non cambierĆ  durante il periodo nel quale la linea di credito ĆØ disponibile.

L’Eurogruppo lo chiarisce, dicendo che il solo requisito per ottenere il prestito ĆØ nel modo in cui si spende il denaro. In seguito, tutti gli Stati membri dell’Unione europea restano impegnati a rafforzare i loro fondamentali in base al quadro di vigilanza europeo, inclusa la flessibilitĆ . L’Eurogruppo dice anche questo. Ma chiaramente non ĆØ una condizione per il prestito. Qualunque preoccupazione possa esserci stata, va messa da parte”.

Circa i dubbi di parte della politica italiana sullo strumento Mes, con il ricordo della ‘partita GreciĆ  di alcuni anni fa, Regling chiarisce: “All’epoca i problemi non furono causati da uno choc inatteso che riguarda tutti, come oggi, ma da errori di politica economica del decennio precedente. I Paesi che ebbero bisogno del Mes avevano perso accesso al mercato e avevano grossi problemi macroeconomici. Non solo la Grecia, anche il Portogallo, l’Irlanda, Cipro. Avevano deficit di bilancio e negli scambi con l’estero fra il 10% e il 15% del Pil. Curare quei problemi ha causato le difficoltĆ  che la popolazione ha dovuto patire. Ma ĆØ stato inevitabile. Anzi quando il Mes ĆØ arrivato ha reso l’aggiustamento piĆ¹ facile, perchĆ© i prestiti avevano scadenze lunghe e interessi bassi, e credo che ora se ne vedano i risultati positivi. Il piĆ¹ importante ĆØ che quei Paesi siano potuti restare nell’euro”.

Sulla proposta dell’Europarlamento di spendere tutti i 410 miliardi di euro del Mes adesso, non i 240 messi a disposizione, il direttore generale non si sbilancia: “L’ultima parola ĆØ dei ministri finanziari dell’area euro, al momento perĆ² mi pare corretto da parte nostra offrire 240 miliardi. Fa parte di un insieme concordato dall’Eurogruppo che vale fino a circa 500 miliardi, o il 4% del Pil dell’area euro. Ora siamo nella prima fase della crisi, ma sappiamo che ci sarĆ  una seconda fase molto importante, quella della ripresa, che sarĆ  lunga e costosa. Per allora avremo bisogno di quantitĆ  di denaro importanti e dobbiamo iniziare a vedere come le varie istituzioni possono contribuire. Cosa puo’ fare la Banca europea degli investimenti, cosa puo’ fare la Commissione con il bilancio europeo”.Ā Ā 

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