“La sfida è riportare il pubblico in sala”, dice il manager dei teatri campani

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Lo spettacolo dal vivo sarà l’ultimo settore a ripartire. Per Alfredo Balsamo, alla guida da direttore generale del Teatro Pubblico Campano, circuito regionale teatrale, il problema è “vincere la paura del contagio e tenere in vita strutture piccole”

 
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Il vero nodo “è riportare la gente a teatro, e superare la paura”. Alfredo Balsamo, alla guida da direttore generale del Teatro Pubblico Campano, circuito regionale teatrale, che ha in carico tra l’altro il Nuovo di Napoli, storica sala che insiste nei Quartieri Spagnoli dal 1724 e ha affrontato ben due incendi e due ricostruzioni, è “ottimista” ma deve “guardare la realtà in faccia”.

“Sono preoccupato – confessa all’AGI, tracciando un quadro dello stato dell’arte nel settore teatro – almeno per un anno non credo si possa cominciare a parlare di spettacoli, di stagione. Ricominceremo a fine anno nel migliore dei casi, probabilmente solo 2021 e anche con modalità impensabili, magari uno spettatore ogni 4 posti e con la mascherina”.

In ogni caso, “di andare a teatro non lo ordina certo il medico e soprattutto in strutture piccole. Stiamo portando ai tavoli nazionali anche proposte, come quella mutuata dalla Francia, dove almeno ai componenti dei nuclei familiari è consentito sedere vicino in platea visto che coabitano nella tra le stesse mura”. 

“Ma il problema resta anche città come Napoli – prosegue Balsamo – qui dove c’è un amore forte per il teatro. Siamo stati il settore primo e a chiudere e saremo quello che ritornerà in attività più tardi degli altri. Anche perché un ristorante con 100 coperti può ricavare spazi per 60/50, ma chi ha 1000 posti avrà forse 250 spettatori possibili. Non parliamo di chi ha strutture più piccole. Poi c’è il problema del palcoscenico, dove interagiscono più attori, spesso non potendo rispettare le distanze di sicurezza. Certo, fare una stagione di solo  monologhi è pesantuccio”.

“Dobbiamo cercare formule che possano essere di protezione e garanzia per tutti, certo con l’accordo del governo”, incalza. Per lui, streaming, riproposizioni in tv, social “non potranno sostituire il teatro perché il rapporto tra palcoscenico e platea dura da 2500 anni. La tecnologia non cambierà questo”.

Al limite, “potrà essere utile per ricordare. La Rai sta acquistando spettacoli, per aiutare le imprese e per fare audience. Ma i numeri straordinari del teatro negli ultimi anni, che sono comunque sempre nettamente inferiori a segmenti quali ad esempio viaggio o ristorazione, saranno difficili da riottenere”.

Balsamo valuta comunque positivamente il sostegno economico che proviene dallo Stato di questo periodo di emergenza, anche se, ricorda, “non tutela gli intermittenti, tutto quel mondo che non lavora perché chi è nel Fus non lavora. Auspichiamo quindi che possano essere estesi anche a loro quei benefici”. E conclude: “L’unica possibilità per fare teatro come una volta è riportare il pubblico in sala”. 

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