Conte e le polemiche: ‘rifarei tutto uguale’

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Il premier Conte in un colloquio con ‘la Stampa’ replica alle critiche e rivendica quanto messo in campo: ‘Rifarei tutto’, sottolinea evidenziando la necessita’ di ridurre al massimo i rischi di una ricaduta che ‘sarebbe fatale’. Dalla ‘Repubblica’ Matteo Renzi va all’attacco: il testo ‘calpesta la Costituzione’ dice appellandosi al Pd e lancia l’idea di una proposta che passi dal Parlamento. Sul ‘Corriere’ parla il segretario del Pd Zingaretti: ‘Giugno e’ lontano per far riaprire le attivita’. Gli aiuti arrivino presto nelle tasche degli italiani’.

“Tornassi indietro rifarei tutto uguale”. Così il premier Giuseppe Conte in un colloquio con La Stampa a proposito dell’emergenza coronavirus. “Non sono pentito – spiega -. Io ho una grande responsabilità nei confronti del Paese. Non posso permettermi di seguire il sentiment dell’opinione pubblica che pure comprendo nelle proprie emozioni. La bussola che guida l’azione e le scelte del governo sono le valutazioni che hanno e devono continuare ad avere una base scientifica. È mio dovere attenermi a questa”. Conte ammette che “c’è una certa rigidità del comitato tecnico-scientifico, ma se c’è è sulla base della letteratura scientifica sui contagi che loro hanno a disposizione”. “Capisco il sentimento di frustrazione e di contrarietà – continua con La Stampa – . Ma per capire la situazione che stiamo vivendo mi attengo a un esempio e a un semplice calcolo che riguarda la vita di tutti noi. Se un paziente solo, il famoso paziente uno, è riuscito a far esplodere un focolaio e a scatenare un contagio tale da obbligarci a chiudere l’intera Italia, riuscite a immaginare cosa potrebbe succedere con 100mila casi positivi, quali sono quelli attualmente accertati? Senza contare che in questo momento sicuramente ci sono anche positivi non accertati. L’indice del contagio R0 adesso è sotto l’uno. Se tornasse a 2 vorrebbe dire in pochissimo tempo 200mila contagiati, poi 400mila, poi 800mila, poi 1 milione e seicentomila e così via. La curva diventerebbe esponenziale. Con il tasso di letalità che c’è, sarebbe imperdonabile. Abbiamo l’obbligo di tenerla sotto controllo in tutti i modi. Adesso tutto ci sembra più semplice perché siamo chiusi in casa. Ma basterebbe pochissimo per perdere il controllo della situazione. Soltanto che questa volta precipiteremmo in una condizione ben peggiore e forse irreversibile. Ecco perché sono convinto, convintissimo, che sia meglio procedere sulla base di un piano ben programmato, per minimizzare al massimo il rischio di una ricaduta che sarebbe fatale”.

L’ultimo dpcm e’ “uno scandalo costituzionale”. Cosi’ il leader di Iv Renzi in una intervista a Repubblica. L’ex premier si impegna, con Italia Viva, a votare le misure economiche preparate dal ministro Gualtieri, anche con la fiducia, se servira’, ma fa un appello al Pd: “Non possiamo calpestare i diritti costituzionali. Trasformiamolo in un decreto e portiamolo in Parlamento”. E’ “un errore politico, economico e costituzionale. Politico perche’ delega al comitato tecnico scientifico una scelta politica: contemperare i rischi”. Cosi’ “in autunno ci sara’ una carneficina di posti di lavoro”. La mancata regionalizzazione della Fase 2 “e’ una scelta sbagliata” anche perche’ “serve a Salvini, che invece era in un angolo” Per l’ex premier “se in Umbria o Alto Adige non ci sono contagi queste regioni non possono avere le stesse restrizioni della provincia di Piacenza”. Un presidente del Consiglio non deve guardare gli indici di gradimento, “ma il numero dei posti di lavoro, l’ andamento del pil, le previsioni internazionali”. Francia, Germania, Spagna “stanno ripartendo piu’ velocemente di noi” e “ci strappano fette di mercato”.

Gli italiani “hanno reagito alle regole indicate dal governo per il lockdown mostrando una maturita’ e un rigore straordinari; questo consegna al nostro Paese una forza immensa”. Ora tutte le scelte sulla riapertura devono essere orientate a “limitare al massimo la recrudescenza di una diffusione che probabilmente ci sara’, ma che va tenuta sotto controllo, con il costante supporto della scienza”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Il governatore del Lazio suggerisce al governo “di affidarsi alle curve epidemiche per riavviare le attivita’ di alcune categorie, come ristoranti, bar o, in generale, il commercio. Verificando anche la data del primo giugno che mi pare molto lontana”. Comunque “mai si sono realizzate in Italia una serie di manovre in deficit come quelle messe in campo dall’attuale governo per sostenere non solo chi e’ entrato in cassa integrazione o non ha reddito, ma anche la ripresa delle attivita’ industriali ed economiche. Parliamo di circa 750 miliardi”. Ci sono tutte le condizioni “affinche’ il Paese apra una nuova fase”. La priorita’ per il Pd e’ “far arrivare gli aiuti il piu’ presto possibile direttamente nelle tasche dei cittadini”. Senza un intervento efficace della mano pubblica, “le famiglie con redditi modesti non ce la possono fare cosi’ come le piccole e medie imprese commerciali, artigianali, dei servizi, turistiche, culturali”. Ogni decisione rilevante e di indirizzo “e’ stata assunta collegialmente dalla maggioranza e dal governo – sottolinea -. E per me sarebbe auspicabile, se ci fossero le condizioni, un coinvolgimento sull’emergenza anche maggiore delle opposizioni”. Il presidente Conte “gode di una grande popolarita’, non e’ tutto ma comunque conta, c’e’ un maggiore clima di collaborazione e una maggiore lealta’ nell’esecutivo”. La maggioranza degli italiani “ha capito la prova tremenda che ci sta di fronte”. Parlare in questo momento di cambi di maggioranza e di governo “e’ davvero tanto deprimente quanto velleitario”. Le ingenti risorse “che vengono dal governo e dall’Europa debbono far ripartire l’ Italia” e indirizzarla “su binari piu’ giusti, umani e compatibili con il rispetto della vita e della specie. Anche il settore privato deve impegnarsi maggiormente nella innovazione, nella ricerca, nella riconversione”.

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