Non ci siamo

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Resta difficile evidenziare progetti. Questa Pandemia ha aggravato anche il nostro “status” economico. Una politica, sempre più dispersiva, ci ha allontanato dal considerare un’oggettività che sembra aver smarrito la sua primaria importanza. Mentre il Covid-19 resta un “nemico” da eliminare, disgiungere le due realtà nazionali è uno sbaglio.

Un grave errore non tener debito conto delle esigenze dei milioni di cittadini italiani che, da mesi, hanno difficoltà a “vivere” per lo “stop” alle attività lavorative che questa Fase 2 ha solo riattivato in parte. Mancano le premesse economiche per la ripresa. Molte attività produttive restano ancora “bloccate”; per crisi di liquidità.

 Tra l’altro, sono evidenti gli aspetti da tenere in considerazione nei confronti degli artigiani e dei negozi “tradizionali”. Si può, e si deve, cambiare registro. L’economia nazionale lo richiede e si ha da operare affinché la ripresa, se pur graduale, inizi prima dell’autunno.

Sotto questo profilo, non ci sono giustificazioni da accampare per un disinteresse che sì è accresciuto col passare del tempo e delle generazioni. Per quanto ci compete, siamo con chi soffre, con chi non riesce a dare sostanza al suo futuro. Desideriamo essere una voce chiara per sollecitare l’intervento di chi crede ancora in un futuro del Bel Paese. E’ ovvio che l’invito non è indirizzato ai politici presenti nel tempo del “Coronavirus”.

Giorgio Brignola

redazione@corrierenazionale.net

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