Distanziamento sociale. Restare in apnea contro il Covid-19

Ambiente, Natura & Salute

Di

di Serena Pino (Psicologa)

 – Siamo ormai nel pieno della tanto attesa Fase 2. Ogni italiano sta vivendo a modo suo. Chi con euforie, chi con preoccupazione, chi è ancora nell’allerta della fase precedente.

Sicuramente è una fase che genera confusione su cosa si può fare, dove si può andare, cosa si intende per congiunti etc. Ma rimangono invariati il distanziamento sociale, l’uso di mascherine e dei vari DPI per poter gestire questa flebile ripartenza.

La mente umana reagisce al meglio dinanzi a pericoli incombenti, evidenti, possibilmente visibili e per i quali ha a disposizione una strategia semplice, chiara e netta come è stato il lockdown della fase 1, il rischio della fase 2 è che venga mal interpretata. Complici la primavera ed il sole, l’indole sociale e relazionale dell’essere umano potrebbe finire con il prevalere sulla componente razionale, portando a “disubbidienze” più o meno civili e consapevoli.

Nella fase 2 resta centrale il concetto di “distanziamento”. Siamo stati bombardati da informazioni che ribadiscono quanto sia importante mantenere le distanze dagli altri, rinunciare alle nostre abitudini, ai nostri hobby e alla nostra vita sociale, creando nella maggior parte un forte senso di vuoto, una profonda tristezza ed un forte disagio.

Il distanziamento è una condizione necessaria in questo particolare momento storico. Ma, allo stesso tempo, è una poco compatibile con l’essere umano, che è per sua natura un animale sociale.

Da sempre la connessione sociale è un aspetto fondamentale di ciò che ci rende umani perché ci aiuta a sopravvivere ed è peculiarità umana fin dall’età evolutiva. Numerosi studi hanno sottolineato che fin da bambini, il fattore che si collega con la felicità è avere buone relazioni interpersonali: le relazioni con i pari sembrano avere notevoli effetti sul benessere soggettivo dei bambini e degli adolescenti sia nella loro vita quotidiana sia nel corso del loro sviluppo a lungo termine.

La fascia adolescenziale risente tantissimo del distanziamento e dall’impossibilità di frequentare gli amici, bambini e ragazzi che con grande rapidità hanno dovuto rivoluzionare le loro vite rinunciando ai compleanni, ai momenti sacri delle ricreazioni, alle serate spensierate.

I social, internet e le varie piattaforme hanno aiutato le persone ad accomodarsi a questa realtà e a renderle forse più consapevoli di quanto il contatto ed il calore umano, prima dato per scontato, sia funzionale al nostro benessere psicologico.

Per quanto il distanziamento fisico susciti un senso di solitudine e sia surreale, non implica la fine di nulla. Come accennato precedentemente, l’essere umano è un animale sociale, ma è anche eccezionalmente adattabile alle situazioni nuove e centinaia di migliaia di anni di allenamento alle relazioni sociali ci hanno insegnato ad intrecciarle anche a distanza, evolvendo capacità di linguaggio simboliche e incredibili competenze culturali e digitali. Se così non fosse stato, non avremmo sviluppato una società tanto connessa e globalizzata, così criticata ma mai come ora un’ancora di salvezza per tutti.

In questa fase “limbo” così delicata, fra costrizione e libertà, vorrei ribadire con forza l’invito ad esercitare cautela, a non farsi prendere dalla frenesia, dall’entusiasmo di una libertà ancora debole, a non avere fretta, ma di cogliere l’occasione per ripensare a ritmi, valori e obbiettivi delle nostre giornate, a ri-costruire un nuovo senso di Sé, ad avere una nuova auto-direzionalità.

È questo il momento di seguire le regole, questa è la fase in cui stiamo capendo il valore della libertà e distanti siamo umani più che mai.

Dr.ssa Serena Pino – psicologa

serena.pino90@gmail.com

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