Sul Mes Conte e M5s restano allineati e coperti

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Lo stanziamento da 37 miliardi di euro rimane ‘un prestito’ “inadeguato” e non va utilizzato, sottolinea la maggioranza dei 5 stelle. È al 99 per cento con la posizione del capo politico, Vito Crimi 

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© ALBERTO PIZZOLI / AFP – Di Maio e Crimi

La sfida in Europa? I ‘Recovery fund‘. È la linea di Giuseppe Conte che M5s sposa, viene sottolineato. Crisi di governo? “No, anche alla luce delle parole del premier, che sta conducendo una giusta battaglia e che non vuole limitare ad un solo strumento l’azione di solidarietà fra stati”, fanno sapere ancora fonti pentastellate che non temono possano mancare i numeri all’esecutivo.

Certo, sul Mes – “che Mes più non è”, c’è chi osserva – il dibattito resta acceso. Lo stanziamento da 37 miliardi di euro rimane ‘un prestito’, “inadeguato” e non va utilizzato, sottolinea la maggioranza dei 5 stelle, al 99 per cento con la posizione del capo politico, Vito Crimi.

Il tema è già al centro di un lungo confronto interno, ma questo “non è sufficiente” a chiudere il dialogo fra forze politiche nazionali ed europee. E non è oggetto “né di crisi di governo né di ripicche all’interno della maggioranza” – viene ancora osservato – ma è “questione che riguarda il futuro del Paese”.

“La decisione di ieri dell’Euro gruppo ha infiocchettato meglio le condizioni del finanziamento, che permangono, sottolinea l’ala dura” che aspetta la riunione del nuovo board Ue, prevista per venerdì prossimo, per vedere, nero su bianco il regolamento” di cessione. Il Fondo salva Stati “per noi è un tema molto rilevante – dicono altre fonti – ma c’è anche chi spiega che “chiudere una porta di fronte a più strumenti in campo non ha senso”.

E poi? Come si è “andati finora ad ora avanti se non con prestiti? Mettiamoci dall’altra parte. Se fossimo noi i ricchi a cui vengono chiesti i soldi li daremmo gratis?. Ad ora gli interessi sono pari allo 0,1 per cento e le risorse stanziate riguardano un settore in piena emergenza, quello della Sanità”, si rileva ancora.

Il tema resta quello delle condizionalità, “i possibili vincoli futuri”, lo spauracchio ‘insidioso’della Troika’, modello Grecia, che “nessuno vuole”. La parlamentarizzazione del percorso sul Fondo? “Vediamo che cosa arriverà in Parlamento”, viene notato. Con ogni probabilità avanza l’ipotesi, peraltro di prassi, di una risoluzione prima del Consiglio Ue previsto per inizio giugno.

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