Vendita navi italiane a Egitto, parla l’Ammiraglio De Giorgi

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De Giorgi: “E’ una resa incondizionata all’Egitto, nella speranza che sia poi l’Egitto a farsi carico della nostra sicurezza. Speranza che poi sarà delusa perché l’Egitto si metterà d’accordo con la Turchia per spartirsi le aree che erano sotto l’influenza italiana. La Turchia con la sua influenza sulla Libia potrà ricattare l’Europa sui migranti anche sul fronte del Mediterraneo e l’Egitto di certo non si opporrà a questo. Peggio ancora la questione della costruzione dei pattugliatori in Egitto. Questi 10 miliardi di dollari non vanno all’Italia, vanno per pagare l’acciaio per costruire le navi e ai lavoratori che faranno queste navi. Nel momento in cui gli Usa hanno abbandonato il Mediterraneo, anche Paesi come l’Egitto sono diventati più forti di noi che siamo un nano politico” 

L’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina Militare dal 2013 al 2016, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. 

Sul via libera del governo italiano alla vendita di 2 fregate Fremm all’Egitto. “Mi pare una resa incondizionata all’Egitto, nella speranza che sia poi l’Egitto a farsi carico della nostra sicurezza –ha affermato De Giorgi-. Speranza che poi sarà delusa perché l’Egitto si metterà d’accordo con la Turchia per spartirsi le aree che erano sotto l’influenza italiana. L’Italia purtroppo non è venuta meno al suo clichè di irrilevanza, di paura di affrontare responsabilità in politica estera e così Erdogan ha preso tutto il fondale marino che va dall’Egitto alla Turchia e che non potrebbe essere assolutamente posta sotto il contro della Turchia. La Turchia con la sua influenza sulla Libia potrà ricattare l’Europa sui migranti anche sul fronte del Mediterraneo e l’Egitto di certo non si opporrà a questo. Nel 2014 il parlamento ha approvato delle norme per rivitalizzare la Marina, è assolutamente incoerente che due fregate, le più nuove, nell’imminenza della consegna vengano date all’Egitto, senza che ci sia un contratto che impegni l’Egitto a comprare le altre 4 navi di cui si è parlato. Normalmente tra Paesi avanzati si firma un contratto esecutivo per un numero di navi e poi magari se danno altre in opzione. Il rischio vero è che l’Egitto alla fine si tenga le due fregate, restituisca con comodo i soldi di questa sorta di prestito e delle altre 4 navi nessuno ne saprà più nulla. Peggio ancora la questione della costruzione dei pattugliatori in Egitto. Vogliamo continuare a delocalizzare? Questi 10 miliardi di dollari non vanno all’Italia, vanno per pagare l’acciaio per costruire le navi e ai lavoratori che faranno queste navi. Il guadagno andrà a Fincantieri, ma quanti operai italiani verranno assunti per questo lavoro? Nessuno. Lo si fa per soggiacere alla volontà dell’Egitto perché l’Italia è debole, dal punto di vista della difesa si continua a sperare che appoggiandoci ad altre potenze ci tirino fuori le castagne dal fuoco. Finchè eravamo nel campo americano eravamo uno Stato con sovranità limitata, nell’influenza americana. Nel momento in cui gli Usa hanno abbandonato il Mediterraneo, anche Paesi come l’Egitto sono diventati più forti di noi che siamo un nano politico. Siamo un gigante economico ma un nano politico, perché la nostra politica è concentrata solo sul guardarsi l’ombelico e cercare di conservare il potere interno”.

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