Eucarestia al tempo del coronavirus, teologica e morale della comunicazione eucaristica

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

Di

di Ida Procopio

La sospensione delle celebrazioni liturgiche “con concorso di popolo” interroga i fedeli sul come vivere questo periodo. Non è una situazione nuova nella storia della Chiesa. Oggi è scontato poter fare la comunione ogni giorno, ma non sempre è stato così, e non solo in tempo di persecuzioni.

Anche i venerdì aliturgici della Quaresima ambrosiana hanno il significato di far prendere coscienza «della perdita del Dio vivo» (san Paolo VI). Questo tempo di privazione diventi allora l’occasione per combattere distrazioni e superficialità verso il Santissimo, meditando sul dono infinito dell’Eucaristia. L ’emergenza Coronavirus sta incidendo sulla vita quotidiana di molte persone e, a causa della sospensione delle celebrazioni liturgiche decretata in alcuni luoghi, l’impatto si estende anche alla vita spirituale, sempre più pesante e che distacca il fedele dalla vita religiosa, di quel pane quotidiano ed eterno che ognuno di noi ha bisogno, come fonte di salvezza per la propria anima. Sono in molti a chiedersi come vivere questo periodo. Alcuni si sentono privati dei sacramenti e si ribellano, protestando contro decisioni che paiono loro contrarie alla vera pietà.

Tutti i Santi e Dottori della Chiesa concordano nel dire che la frequenza ai sacramenti è necessaria per raggiungere la perfezione, ma occorre distinguere quando l’astensione dai sacramenti avvenga per negligenza, per mancanza di fede o fervore oppure quando sia resa necessaria dalle circostanze, cioè in maniera indipendente dalla volontà del fedele. Abbiamo visto sopra che, per molti secoli, non è stato possibile ai fedeli comunicarsi ogni giorno, eppure possiamo contare decine e decine di uomini e donne che in quei secoli si sono fatti santi. La sua incarnazione bacia l’umanità ferita, la carne limitata e problematica, l’uomo sofferente e peccatore a qualunque latitudine viva e a prescindere dalla propria condizione sociale, poiché rappresenta il più grande di tutti i re della terra, che si cela dietro l’umiltà di due milioni di elementi naturali quali il pane e il vino, nutrimento spirituale indispensabile per la nostra salvezza, che riguarda il passato, il presente e il futuro, nei secoli dei secoli. Questo è il pane che racchiude in sé il ricordo dell’unico e perfetto sacrificio, l’attualità della comunione e il sostegno del viatico, come descrive S. Tommaso d’Aquino nella sua Somma Teologica, nel volume terzo. Quindi possiamo affermare che l’Eucarestia sia la reale presenza fisica del Dio-uomo che attira a sé i propri amici. Cristo si manifesta a coloro che lo cercano e lo amano. Cristo lascia da parte i segni della regalità perché desidera unirsi alla nostra persona in dolce unità di preghiera, baciando la nostra umanità sin dalle piaghe più aperte e sanguinanti della nostra carne peccatrice ed umana, piena di limitazioni e tentazioni. Nell’ Eucarestia siamo trasformati nell’io di Cristo, che significa diventare sé stessi nel più pieno dei modi, nel dare sé stessi, la propria esperienza, il proprio corpo dell’amore di Dio e del prossimo.

Nella Santa Messa ciascuno di noi riceve linfa vitale dal sangue di Cristo e beneficia dei frutti che promanano dal banchetto sacrificale. Si può affermare che l’Eucarestia è il nutrimento che sostiene la vita della comunità cristiana nel suo cammino terreno, e sta in rapporto stretto con l’escatologia, cioè la dottrina tesa ad indagare il destino ultimo del singolo individuo, dell’intero genere umano e dell’universo. L’ Eucarestia va contemplata e vissuta sullo sfondo del Regno che cresce sulla terra, anche per opera dell’uomo fino alla sua venuta finale al termine della storia, perciò è il pane che dà sostentamento al popolo cristiano in cammino di costruzione e in marcia di avvicinamento alla meta tanto anelata. Diventa scuola di vita perché è dono offerto contemporaneamente a tutti, è l’antidoto per eccellenza contro lo spiritualismo, la stregoneria e la magia. Inoltre basti pensare all’adorazione eucaristica, un prezioso arricchimento della devozione cristiana, che riaccende la relazione personale con Lui, stimola e approfondisce la meditazione sul sacrificio della Croce, fomenta la gioiosa sorpresa per la presenza sacramentale. Noi adoriamo Dio perché: Solo Dio è degno di ricevere la lode e l’adorazione per sempre; Solo Dio va il ringraziamento per tutto ciò che ci ha donato prima che esistessimo; Solo Dio intercede per tutta l’umanità; Solo Dio concede pace al mondo; Solo Dio dona lo Spirito Santo. Nella visione biblica la malattia e la morte erano viste come conseguenze del peccato e delle sofferenze umane era un segno della schiavitù del male che tenevano il mondo. Quando Dio guariva, intendeva distruggere il dominio del peccato e della morte e del male sugli uomini, perciò Lui guarisce affinché l’uomo si riconcili con Dio. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-30) il seguente:

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero». Parola di Dio.

Ed è per questo che è quanto mai urgente che parliamo di CONVERSIONE come preambolo alla vera fede: con questo termine si intende l’abbandono graduale di tutto ciò che ci impedisce di riconoscere l’efficacia obiettiva della Parola, la fuga da ogni espediente o da qualsiasi teoria o congettura che screditi la Parola di Dio privandola del proprio valore intrinseco effettivo, la presa di coscienza che solo in Dio e nel suo parlare e agire potremo trarre grande beneficio. La conversione è insomma convinzione profonda della Parola di Dio ed è la condizione fondamentale per la bonifica del nostro terreno. Convertirsi è un modo di convincersi conduce al credere, quindi all’agire per trasformare noi stessi e il mondo che ci circonda. Perché non vanifichiamo l’efficacia del Verbo divino e diamo forza anche alla speranza che resta pur sempre una grande risorsa nella grande molteplicità dei nostri mali.

 

Ida Procopio

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