di Marco Castelli
Lo scorso 31 luglio l’Enit (Agenzia nazionale italiana del turismo) ha diffuso un comunicato stampa relativo alla presunta situazione del turismo italiano nel mese di agosto 2020. Nell’anno Covid, secondo l’Enit, l’Italia sarebbe “quasi sold out per ferragosto: già venduto il 79% delle offerte online”. Se a luglio la situazione risultava estremamente precaria (in Sardegna, ad esempio, le presenze risultavano in calo del 70% rispetto a quelle del 2019; in Campania, Calabria, Sicilia e Veneto del 40%, soprattutto per l’assenza degli stranieri), ad agosto ci sarebbe quasi il tutto esaurito in diverse località italiane. Secondo l’Enit andrebbero bene alcune aree della Romagna, del Salento e della Sicilia. Effettuando delle semplici ricerche sui siti di prenotazione on-line (come Booking.com e Airbnb), inoltre, parrebbe che la quasi totalità dell’offerta non è più disponibile in alcune aree della Sicilia (ad esempio ad Agrigento) e che trovare una stanza libera a volte è un’impresa ardua. Secondo Enit l’Italia balneare starebbe facendo meglio della Spagna, mentre le Alpi italiane sarebbero quasi al livello di quelle francesi.
Quanto prospettato dall’Enit corrisponde alla realtà? Secondo più fonti non sarebbe affatto così in quanto moltissimi operatori del settore turistico, in questo 2020 che resterà nella storia, non hanno più riaperto. Tanti imprenditori, ma anche semplici locatori privati, avrebbero desistito per via delle rigide regole, della paura dei contagi e di guadagni prevedibilmente esigui.
Federalberghi, Federturismo e Assoturismo accusano l’Enit di travisare la realtà, di definire più o meno rosea una situazione che, invece, sarebbe in profondo rosso.
Il presidente nazionale Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina dichiara: “Ma quale sold out, ci sono oltre 23 mila imprese ricettive che quest’estate non hanno proprio aperto”. Il bollettino di Enit si riferirebbe “solo al tasso di occupazione delle stanze disponibili online, e quindi è una fotografia incompleta: dal calcolo mancano completamente le oltre 23 mila imprese ricettive – 3 mila alberghi – che hanno scelto di rimanere chiuse per la stagione, e che quindi non sono presenti sui motori di ricerca. Inoltre, molte delle attività rimaste aperte hanno ridotto l’offerta di camere, per contenere i costi”. “Ci troviamo ad attraversare la peggiore crisi del turismo degli ultimi 20 anni. Forse la peggiore di sempre, ed i dati sul traffico aereo parlano chiaro: i flussi di turisti stranieri, che valgono la metà dei nostri visitatori, sono ridotti ai minimi termini“.
Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha dichiarato: “Siamo molto contenti per i colleghi di Cavallino Treporti e per quelli di Ravello, che a quanto pare registrano il sold out, ma i dati dell’Enit dell’altro giorno sono un film… Va bene dare segnali di ottimismo ma fino a un certo punto. Gli operatori del turismo del resto d’Italia stanno vedendo un film molto diverso, non bisogna travisare la realtà, non fa bene al settore“.
Infine Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria, parla di una situazione differente rispetto a quella prospettata dall’Enit, “ben diversa e i dati parlano chiaro, perdite per più di 50 miliardi di euro, occupazione dimezzata, incassi falcidiati dalle spese enormi sostenute per sanificazione e pulizie straordinarie (più volte al giorno), perdita totale del turismo straniero, scarsa propensione alla programmazione del turista italiano che prenota soprattutto sotto data, interi settori fermi da mesi e non ancora ripartiti (tour operator, agenzie di viaggio, eventi, congressi, fiere, intrattenimento, etc) e stagione limitata alle settimane centrali di agosto”.