Imprenditore antiracket sotto accusa: “Ordinò di uccidere il cognato”

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L’agguato fallì: sette anni dopo la Procura di Trapani riapre un ‘cold case’ grazie a una lettera del sicario diretta al mandante. Sullo sfondo un maxi risarcimento assicurativo per un incidente stradale.

 

© foto: Twitter  – Polizia Squadra Mobile 

 

Aveva denunciato la mafia trapanese, raccontando estorsioni e attentati subiti. Ma nonostante l’esposizione ‘antiracket’ l’imprenditore Matteo Bucaria, di 52 anni, aveva ripreso il controllo delle proprie aziende, investendo in nuovi affari. Recentemente si era occupato anche delle demolizioni delle case abusive di Triscina (Castelvetrano). Adesso è accusato aver ordinato l’omicidio del cognato, sopravvissuto all’agguato.

Quando Domenico Cuntuliano fu vittima di un tentato omicidio (31 marzo 2013), il suo nome spuntò sullo sfondo delle indagini, ma soltanto negli ultimi mesi gli agenti della Squadra Mobile hanno chiuso il cold-case rimasto parzialmente irrisolto. Per quell’agguato con un fucile a canne mozze venne arrestato l’esecutore materiale, Gaspare Gervasi. Nonostante la condanna a 12 anni con il rito abbreviato, Gervasi non raccontò mai del ruolo di Bucaria che – secondo quanto emerge dai tabulati acquisiti all’epoca – lo aveva contattato con una telefonata durata quindici secondi. 

A settembre dello scorso anno una missiva anonima richiamò l’attenzione degli investigatori su quell’episodio e i pm di Trapani (procuratore aggiunto Maurizio Agnello, sostituto procuratore Sara Morri) avviarono un riascolto di alcune intercettazioni dei colloqui di Gervasi in carcere. “Questo mutuo si deve pagare…altrimenti la bottiglia si svuota”, diceva nell’aprile 2013 l’esecutore del tentato omicidio ad uno dei suoi figli. In pratica Gervasi chiedeva del denaro all’imprenditore in cambio del silenzio sul suo ruolo nel tentato omicidio.

Nel 2009 la vittima dell’agguato aveva avuto un incidente stradale, mentre era alla guida di una moto di Bucaria. Dopo due anni Cuntuliano ottenne un risarcimento di 620 mila euro su un conto intestato assieme alla sorella (sposata con Bucaria). Secondo la Procura però, oltre 500 mila euro sarebbero stati sottratti dalla coppia con la complicità di un avvocato del foro di Trapani, che però non è tra gli indagati.

“Di tale risarcimento ho fruito soltanto per 120 mila euro”, ha raccontato Cuntuliano lo scorso 10 giugno ai pm trapanesi che avevano già riaperto il caso. Poi il 21 giugno gli agenti della Squadra Mobile sequestrarono nella cella di Gervasi (detenuto ad Augusta) una lettera inviata a Bucaria.

Nel corso del processo per il tentato omicidio l’imprenditore ‘antiracket’ raccontò che Gervasi era vicino “ai Coppola e i Virga”, note famiglie mafiose di Trapani, mentre la vittima dell’agguato riferì che il cognato gli aveva chiesto “di dare in locazione al Gervasi un immobile da adibire a centro scommesse”. “Ma tu sai che ci siamo sempre rispettati da 25 anni anche se hai dichiarato che sono per te un conoscente, sai cosa ti meriteresti”, si legge nella missiva, scritta da Gervasi in dei fogli estrapolati da un’agenda. “Mi mancano tre anni, fammi una gentilezza – continua la lettera sequestrata – tramite S. Bosco mettigli mille euro in una busta al mese e la lascia a mia moglie che gli stanno facendo una vita da cane per colpa mia”.

Infine in un interrogatorio reso al pm Sara Morri il 27 giugno, Gervasi confessò il coinvolgimento di Bucaria, che il giorno dell’agguato si trovava ‘casualmente’ a Praga. “Dopo la sparatoria feci distruggere l’arma, che infatti non fu mai ritrovata – aggiunse Gervasi durante l’interrogatorio – ma quando uscirò dalla galera, se l’arma non è stata distrutta mi impegno a farvela ritrovare”. 

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