Attacco nucleare sul Giappone. Hiroshima e Nagasaki 75 anni fa

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Il 6 agosto del 1945 Hiroshima si era appena svegliata, pur vivendo in un clima di guerra, c’è chi andava al lavoro, chi a scuola e chi iniziava la giornata da brava massaia, quando improvvisamente l’inferno. In pochi minuti muoiono decine di migliaia di persone, case e opifici distrutti, tutto spazzato via dalla furia della prima bomba atomica. La scena si ripeterà qualche giorno più tardi, intorno alle ore 11 del 9 agosto, quando l’esplosione di un secondo ordigno nucleare farà di Nagasaki terra bruciata con pari strage di persone e cose.

Le due bombe furono sganciate da bombardieri diversi.

Su Hiroshima volò il bombardiere B9 –Enola Gay- il cui pilota colonnello Paul Warfield, Jr. Tibbets, sino a poco prima di morire nel 2007 a 92 anni, dichiarò: “Non sono orgoglioso di avere ucciso 80.000 persone, ma sono orgoglioso di essere partito dal niente, aver organizzato l’intera operazione e avere eseguito il lavoro perfettamente, la notte dormo bene. A guerra finita, nel 1952 fu girato un film “Il prezzo del dovere” dedicato alla impresa di Tibbets, con Robert Taylor nella parte del pilota, ed Eleanor Parker nella parte della prima moglie.
Su Nagasaki si alzò in volo il Boeing B-29 Superfortress- Bockscar , pilotato dal maggiore Charles W. Sweeney. Questi negli ultimi anni della sua vita usava esibirsi in vari spettacoli aerei facendo molte manovre per stupire la folla. Sweeney è morto all’età di 84 anni il 16 luglio 2004 al Massachusetts General Hospital di Boston. Al pari del suo collega Tibbets non si pentì mai della bomba sganciata su Nagasaki che fece strage di civili. Morì invece suicida Claude Robert Eatherly, il pilota del bombardiere che operò da ricognitore pochi minuti prima del bombardamento. Lui stesso ignorava la potenza dell’ordigno, era, infatti, convinto che quella fosse una missione come tante altre, ma quando dalla sua posizione vide sparire Hiroshima dentro una nube gialla, rimase così terrorizzato dalla scena che non si riprese più.
Anche i due ordigni erano differenti.
Nella bomba su Hiroshima, denominata “Little Boy”, l’uranio 235 era diviso in due parti e una specie di canna di fucile, lunga alcuni metri, le “sparò” una contro l’altra per mezzo di normali cariche esplosive. a catena.
Diversa la più micidiale “Fat Man” al plutonio 239, sparata su Nagasaki, che come ci ricorda un articolo apparso sul Sole 24 Ore, aveva ”le masse subcritiche disposte – secondo una configurazione ideata dallo scienziato di Los Alamos, Seth Neddermeyer, – sulla superficie di una sfera. Queste masse erano spinte le une contro le altre a formare una massa ipercritica da alti esplosivi accuratamente disposti. Questa configurazione, chiamata ad implosione, era – ed è – parecchio più efficiente di quella rudimentale usata per Little Boy.
In definitiva: è valsa la pena sacrificare 100.000- 200.000 mila anime sull’altare della “pace nel mondo” che poi non si realizzò appieno, visto che finita la seconda guerra mondiale ne cominciò subito un’altra: quella di Corea, per esempio?
Fu quello un atto di guerra o un crimine?
Dipende dal punto di vista, un certo peso hanno i pareri dei vincitori che solitamente fanno fede e altro peso quelli dei vinti. Aristotele diceva: “Che le bugie dei vincitori diventano storia mentre quelle dei vinti sono scoperte”.
Noi di pareri ne offriamo due tra i tanti che si possono rintracciare.
Hanno criticato il bombardamento Albert Einstein e Leó Szilárd che sostenne: “Se i tedeschi avessero gettato bombe atomiche sulle città al posto nostro, avremmo definito lo sgancio di bombe atomiche sulle città come un crimine di guerra e avremmo condannato a morte i tedeschi colpevoli di questo crimine a Norimberga e li avremmo impiccati.” Di opposto parere, invece, Koichi Kido, uno dei più stretti consiglieri dell’imperatore Hirohito che ebbe a dichiarare: «Noi del partito della pace fummo aiutati dalla bomba atomica nel nostro tentativo di porre fine alla guerra». Hisatsune Sakomizu, il capo segretario di gabinetto nel 1945, definì i bombardamenti «un’opportunità d’oro data dal cielo al Giappone per porre fine alla guerra».
Relata refero.

Giuseppe Rinaldi

girinaldi@libero.it

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