Venezuela, Arreaza insiste su presunti complotti “golpistas”

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Il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza

CARACAS – Preservare il clima di tensione. Questo l’obiettivo della denuncia del ministro degli Esteri, Jorge Arreaza che, ancora una volta ha accusato gli Stati Uniti di insistere nella sua strategia “golpista”. Dall’inizio dell’“era chavista”, il governo ha avuto bisogno di un avversario a cui attribuire i propri insuccessi e per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi del paese.

Arreaza ha reagito con un “cinguettio” alle dichiarazioni di Elliott Abrams, rappresentante speciale per il Venezuela. Questi, al Senato nordamericano, ha assicurato che gli Stati Uniti “continueranno a riconoscere anche nel 2021 il leader dell’Opposizione, Juan Guaidó, come presidente legittimo “ad interim” del Venezuela”. E ha espresso la speranza che il presidente Maduro “non sopravviva al potere quest’anno”. Un obiettivo ha sottolineato, per il quale si sta “lavorando duramente”.

Arreaza contro Abrams

Arreaza ha interpretato le parole di Abrams come una intimidazione e ha scritto sul suo twitter che “dal 2019 Abrams e la sua squadra hanno sviluppato una strategia golpista illegale e un embargo criminale contro il Venezuela”. Ha quindi aggiunto:

Elliott Abrams

“Pretendono di estendere i loro piani agonizzanti e falliti oltre il 5 gennaio 2021 (data di insediamento del nuovo Parlamento, ndr.)”.

Per il ministro “il fallimento dell’oscuro personaggio dei falchi del governo Trump, Elliott Abrams, è stato evidenziato nel Senato Usa. La sua traiettoria criminale e la sua arrogante visione di guerra fredda ha fatto sì che si sia schiantato più volte contro la dignità e il coraggio di un popolo libero”.

Ellioth Abrams, nel corso della sua testimonianza, è stato criticato duramente dal senatore democratico Chris Murphy.

– Dobbiamo essere chiari sul fatto che la nostra politica verso il Venezuela nell’ultimo anno e mezzo è stata un disastro assoluto – ha detto Murphy -. Se non siamo onesti su questo non saremo in grado di correggerci.

Maduro: “Verso la vittoria”

Intanto, nonostante la diffusione della pandemia che sta assumendo proporzioni preoccupanti, il governo del presidente Maduro prosegue nei preparativi delle elezioni parlamentari; elezioni disertate dai maggiori partiti dell’Opposizione.

Il presidente Maduro, certo di avere il trionfo in pugno, ha affermato categorico che il movimento “chavista” (fondato dall’estinto presidente Hugo Chávez) con “la sua capacità di guida” ed il voto popolare riconquisterà il Parlamento.

In un discorso attraverso la tv statale Vtv, il capo dello Stato ha sottolineato:

Il presidente Nicolás Maduro

– È giunta l’ora del cambiamento. Suona la campana del cambiamento. Bisogna dire la verità: su 24 elezioni che abbiano avuto, ne abbiamo vinte 22 e adesso andiamo verso la vittoria numero 23.

L’altro giorno, il presidente Maduro ha presieduto una riunione virtuale della direzione nazionale del Psuv, il partito di governo.

– Il Psuv – ha sostenuto durante la riunione – si è convertito in un grande movimento sociale al servizio del popolo. Il “guaidocismo” – ha proseguito -, non ha potere politico nel Paese.

Ha quindi ribadito che “Donald Trump, Ivan Duque e Jair Bolsonaro non designano i deputati, i sindaci o il presidente”. E sottolineato che “l’unico che mette e toglie con il suo voto è il popolo del Venezuela”.

Concludendo Maduro ha assicurato che, alle prossime elezioni fissate per il 6 dicembre, “parteciperanno 107 partiti e gruppi elettorali, compresi quelli di opposizione, in elezioni davvero impeccabili”.

L’Opposizione sceglie l’Aventino

In effetti, il Consiglio Nazionale Elettorale, affinché possano partecipare alle prossime parlamentari, ha iscritto oltre un centinaio di piccoli partiti o movimenti politici finanziati, direttamente o indirettamente dal governo. In quanto ai presunti partiti dell’Opposizione, si tratta di organizzazioni sospette di ricevere anch’esse denaro dal governo. Altre, poi, sono state “espropriate”. L’Alta Corte, con decisioni considerate paradossali e inapropriate dagli esperti in materia, con un colpo di spugna ha disautorizzato i vertici dei maggiori partiti dell’Opposizione – leggasi, “Acción Democrática”, “Voluntad Popular”, “Primero Justicia”, “Un Nuevo Tiempo” – ed imposto, nominandole a dito, altre “autorità” alla direzione. Un tentativo per indebolire ulteriormente l’Opposizione e danneggiarne l’immagine.

Tra l’incudine e il martello, i maggiori partiti dell’Opposizione, ed altre 23 organizzazioni politiche, hanno scelto l’Aventino e disertare le elezioni di dicembre. Una manovra che ricalca quella del 2006 che ebbe conseguenze disastrose sugli equilibri dei poteri pubblici, l’assetto politico e la stabilità istituzionale.

In un documento, i 27 partiti dell’Opposizione che hanno deciso di non prender parte alle prossime parlamentari, hanno giustificato la loro decisione sostenendo di “non voler partecipare alle frodi elettorali indette dal regime”.

 

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