I 6 vaccini contro il Covid che si candidano alla sperimentazione sull’uomo

Scienza & Tecnologia

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Ormai in tutto il mondo, secondo l’Osservatorio del Milken Institute di Pasadena, sono almeno 202 i vaccini in fase di sviluppo e di questi appena 24 sono quelli che sono stati avviati a sperimentazione clinica. Tra questi c’è anche un vaccino italiano che proprio negli ultimi giorni è stato avviato alla sperimentazione presso l’Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma 

Sperimentazioni sul vaccino contro il Covid

Con l’avvio della sperimentazione in fase III anche per il vaccino prodotto dalla tedesca Biontech in collaborazione con Pfizer sono saliti ormai a sei i candidati vaccini che sono arrivati all’ultimo livello di sperimentazione sull’uomo. Un numero consistente se si pensa che le sequenze genetiche del virus Sars-CoV 2 responsabile di Covid 19 sono state rese note solo il 10 gennaio scorso. 

Ormai in tutto il mondo, secondo l’Osservatorio del Milken Institute di Pasadena sono almeno 202 i vaccini in fase di sviluppo e di questi appena 24 sono quelli che sono stati avviati a sperimentazione clinica. Tra questi c’è anche un vaccino italiano che proprio negli ultimi giorni è stato avviato alla sperimentazione presso l’Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma e coinvolgerà, in questa prima fase, 45 volontari a Roma, Piacenza Verona e Cremona.

Si tratta del farmaco prodotto dalla ReiThera di Castel Romano che ha già superato la fase preclinica di sperimentazione sugli animali dimostrando di produrre una buona risposta anticorpale ed è ora pronto per la fase di sperimentazione clinica sull’uomo. Ad annunciarne la sperimentazione sull’uomo è stato lo stesso Ministro per la Salute, Roberto Speranza nel corso della sua audizione al Senato la scorsa settimana: “C’è un vaccino tutto italiano, messo in campo da un’azienda del Lazio che ha iniziato la fase di sperimentazione sull’uomo all’Istituto Spallanzani di Roma e al Policlinico Rossi di Verona. E’ un orgoglio di poter annoverare un vaccino esclusivamente nostro”.

Sono davvero tanti i paesi che hanno avviato sperimentazioni in proprio di vaccini contro il coronavirus. Non solo i grandi paesi del G8, ma anche molti altri, tra cui la Cina, l’India, la Russia, l’Indonesia e anche diversi paesi africani come la Nigeria hanno avviato sperimentazioni di specifici prodotti. Israele, per esempio, avvierà la sperimentazione di un suo vaccino già ad ottobre, ha spiegato il ministro della Difesa, Benny Gantz, durante una visita per avere un aggiornamento sui progressi in corso. “Dobbiamo iniziare i test sugli umani dopo le vacanze di Tishrei” che quest’anno finisce proprio il 10 ottobre.

L’allarme dell’Oms

“Il nazionalismo dei vaccini non va bene, non ci aiuterà”, ha detto il capo dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus  durante l’Aspen Security Forum negli Stati Uniti, tramite collegamento video dalla sede dell’OMS a Ginevra. “Perché il mondo si riprenda più velocemente, deve riprendersi insieme, perché è un mondo globalizzato: le economie sono intrecciate. Parte del mondo o pochi paesi non possono essere un rifugio sicuro e riprendersi”.

Servirebbero infatti nove miliardi di dosi per coprire tutta la popolazione mondiale che dovrebbero essere poi incapsulate, mantenute integre e distribuite in ogni angolo del pianeta. Si tratta di una sfida che non solo mette a dura prova le capacità produttive delle aziende farmaceutiche globali, ma anche quelle logistiche e di distribuzione al punto che si teme che possa mancare la sabbia per fabbricare il vetro necessario a realizzare tutte le capsule che dovrebbero contenere i vaccini.

“L’idea che un singolo vaccino sarà lanciato in modo tempestivo in tutto il mondo, penso che sia molto ingenuo” ha spiegato Robin Shattock dell’Imperial College di Londra, che sta lavorando a un vaccino a basso costo contro il coronavirus. Morgan Stanley ha elaborato un rapporto “Covid 19: What to watch in vaccines”, in cui evidenzia i limiti delle capacità produttive delle aziende che hanno i candidati vaccini con maggiori probabilità di successo.

Per esempio, la stima è che il vaccino di Astra Zeneca non possa essere prodotto prima dell’inizio del 2021 con una capacità produttiva pari a 300 milioni di dosi. Solo Moderna, Sanofi e Johnson&Johnson avrebbero la capacità di produrre un miliardo di dosi in un anno, ma non è detto che i loro vaccini siano tra i primi ad essere autorizzati.

I fondi stanziati da Bolsonaro

Per questo, nonostante il monito dell’OMS, molti paesi si stanno muovendo sul mercato per assicurarsi scorte importanti di vaccini. Tra questi il Brasile, che, dopo gli Stati Uniti è il paese con il più alto numero di decessi per Covid-19.  Il governo brasiliano ha stanziato 1,99 miliardi di reais (358 milioni di dollari) per rendere possibile la produzione del vaccino. Bolsonaro ha firmato il decreto con il quale ha rilasciato il credito straordinario, che dovrà essere approvato dal Congresso entro un periodo massimo di 120 giorni, anche se la cassa sarà disponibile dal momento in cui il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Il vaccino è stato sviluppato dall’Università di Oxford ed in Brasile è in fase di sperimentazione attraverso una partnership con la Fundacion Oswaldo Cruz, il principale centro di ricerca medica in America Latina. L’aspettativa del governo è che, se il vaccino si dimostrerà efficace, si potrà effettuare una campagna di vaccinazione massiccia e celere. A dicembre dovrebbe arrivare il primo lotto da quindici milioni di dosi, dei cento milioni ordinati; un secondo lotto, con altri quindici milioni di dosi, è previsto per gennaio e la quantità rimanente, settanta milioni, dovrebbe arrivare in consegne successive a partire da marzo 2021.

Gli investimenti americani

Anche Donald Trump non smette di assicurare contratti di fornitura di vaccini con diverse aziende farmaceutiche che hanno prodotti in fase più o meno avanzata di sperimentazione. Proprio la scorsa settimana il governo USA ha annunciato un nuovo investimento da un miliardo di dollari nel progetto del vaccino contro il Covid-19 del gruppo farmaceutico Johnson & Johnson. Salgono così a 9,4 miliardi gli investimenti federali immessi per combattere l’epidemia.

I nuovi fondi andranno a finanziare la produzione di cento milioni di dosi – aumentabili a 300 milioni – nel momento in cui sarà accertata l’efficacia del vaccino messo a punto dal gruppo farmaceutico. Al momento la ricerca che risulta più avanzata è quella dell’azienda biotecnica Moderna, che sta lavorando in collaborazione con l’Istituto di sanità americano.

L’Italia, tra alleanze e contratti

 “Con la Commissione Europea stiamo lavorando a chiudere ancora tanti contratti con grandi case farmaceutiche che sono al lavoro” sul vaccino anti-Covid.  “L’Italia – ha detto Speranza al Senato – è in prima linea e fa parte del gruppo ristretto che chiuderà questi contratti: perciò appena una delle compagnie ci dà una notizia positiva, saremmo nelle condizioni di poter usufruire del vaccino”.

La nostra nazione “ha sottoscritto tra le prime un’alleanza con Francia, Germania e Olanda e sta rappresentando il motore dell’iniziativa della Commissione Europea” per ottenere il prima possibile il presidio sanitario. Inoltre, “abbiamo sottoscritto – ha concluso il MInistro della Salute – un primo accordo importante che ci consentirà di avere le prime dosi entro la fine del 2020.

Si tratta di un vaccino elaborato all’Università di Oxford ma con una parte italiana, perché il vettore virale è stato realizzato da un’azienda di Pomezia. La rivista Lancet ha riportato uno studio sulla fase 1 e 2 e dice che i risultati sono molto incoraggianti. La fase 3 è stata spostata in Brasile e Sudafrica – dove la curva dei contagi è ancora alta – e speriamo che arrivino notizie positive”.

Il vaccino di Novavax

Nel frattempo continuano le sperimentazioni. Novavax, la poco nota società del Maryland che ha firmato un accordo da 1,6 miliardi di dollari con il governo americano per il suo vaccino contro il coronavirus, ha annunciato risultati incoraggianti in due studi preliminari. Lo riferisce il New York Times. In uno dei due studio, 56 volontari hanno prodotto un alto livello di anticorpi contro il Covid-19, senza subire effetti collaterali pericolosi. L’altro studio è stato condotto su sciemmie, che sono state efficacemente protette dal vaccino.

Il virologo John Moore, della Weill Cornell Medicine, non coinvolto nei due studi, ha dichiarato al Nyt che i risultati di Novavax sono i più impressionanti da lui finora esaminati. La virologa Angela Rasmussen, della Columbia University, anche lei non coinvolta nei due studi, ha affermato che si tratta di “incoraggianti risultati preliminari”, ma ha avvertito che non sarà possibile dire se il vaccino è sicuro ed efficace fino a quando Novavax condurrà uno studio su larga scala, passando quindi alla Fase 3 e al confronto tra persone che vengono vaccinate con persone che assumono un placebo.

Il vaccino russo

La prossima settimana dovrebbe poi arrivare l’annuncio dalla Russia del via libera alla somministrazione del vaccino messo a punto dall’Istituto Gamaleya di Mosca che, stando a fonti interne russe, il prossimo 14 agosto dovrebbe vedere il via libera ufficiale.  “Contiamo molto sull’avvio della produzione di massa a settembre”, ha detto il ministro dell’industria Denis Manturov in un’intervista all’agenzia di stampa TASS. “Saremo in grado di garantire volumi di produzione di diverse centinaia di migliaia al mese, con un eventuale aumento a diversi milioni entro l’inizio del prossimo anno”, ha detto, aggiungendo che uno sviluppatore sta preparando la tecnologia per la produzione in tre siti diversi nella Russia centrale.

L’Oms ha reagito con cautela all’annuncio di parte degli scienziati russi, secondo i quali un vaccino anti-coronavirus è già pronto per essere somministrato alla popolazione, e ha ricordato che prima di concedere una licenza vanno completate tutte le fasi del test. “Attualmente ci sono centinaia di vaccini in fase di sperimentazione e devono essere conformi alle linee guida e ai regolamenti per procedere in sicurezza”, ha dichiarato il portavoce, Christian Lindmeier, in una conferenza stampa. Il portavoce ha affermato che a volte “sono stati riportati risultati che poi richiedono tempo per passare tutte le fasi necessarie” prima di poter essere applicati in generale. 

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