Guerra delle firme allo sport di Repubblica. Bocca contro l’uso dei “collaboratori illustri”

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Paolo Condò, volto noto di Skysport, è appena sbarcato sul pianeta “Repubblica” dopo una vita alla Gazzetta dello Sport e, già dalla redazione sportiva di via Cristoforo Colombo, arrivano le prime lamentele. In una dura lettera recapitata da Fabrizio Bocca, inviato dello Sport di Repubblica, al direttore Molinari, esprime tutto il suo dissenso contro l’utilizzo della nuova “grande firma” sportiva acquisita dal quotidiano per sostituire Gianni Mura, scomparso il 21 marzo scorso.

Bocca chiarisce nella lettera di non avere nulla di personale contro Paolo Condò di cui è amico di vecchia data, ma contesta più in generale l’uso di collaboratori nel momento in cui ai redattori vengono chiesti continui sacrifici.

“Caro direttore – scrive Bocca nella lettera riportata da Professione Reporter – protesto con quanta più forza possibile sul fatto che questa mattina il commento alla partita della nazionale sia stato affidato a un collaboratore, nonostante un’intera redazione sportiva pronta a farlo in maniera non certo meno professionale, efficace, adeguata. Diciamo pure, meglio, ma ammetto di essere condizionato nel giudizio da 37 anni di appartenenza alla redazione in questione”.

Bocca specifica le sue osservazioni non sono “ad personam” ma riguardano il modus operandi del giornale: “L’autore dell’articolo – scrive nella lettera il giornalista – è mio amico e lo conosco da almeno 30 anni prima che questo giornale decidesse di metterlo sotto contratto per fare articoli di calcio. E soprattutto non è un commento che volevo né tantomeno potevo fare io, sono in ferie. E’ proprio il metodo che non è condivisibile né, secondo me, produttivo, visto che l’utilizzo di collaboratori illustri non ci sta impedendo di esser messi davanti a ulteriori sacrifici pesanti e sanguinosi sul piano del lavoro. Che i giornalisti dipendenti di Repubblica pagheranno e i collaboratori illustri a quanto pare no. Lo stesso le scrissi quando a un altro collaboratore venne assurdamente affidato il commento a un’importante giornata di calcio (29 maggio) che portava alla riapertura del campionato dopo lo stop di 3 mesi per l’epidemia Covid. Nulla è cambiato, nemmeno io che non mi tiro indietro dal far sentire ancora il mio dissenso. Lei mi dirà che l’utilizzo dei collaboratori è nelle sue prerogative, io rispondo che lo dubito forte se questo comporta la riduzione del lavoro concettuale di una redazione che per questo è stata costruita dalla direzione e dall’azienda, nel segno di una tradizione più che quarantennale. Io credo che alla redazione questa separazione forzata dalle proprie idee non piaccia proprio ma ingoi il rospo”.

Prima di esporsi personalmente, come riporta ancora Professione Reporter, Bocca scrive di essersi rivolto al Cdr per chiedere un’azione di protesta immediata, mirata e precisa ma la risposta è stata “che il problema sarà affrontato unitamente ad altre trattative con direzione e azienda”. Di fronte a questa risposta il giornalista ha deciso di scrivere direttamente alla direzione ritenendo che “sia ora ci si prenda qualche responsabilità personale e si abbia la correttezza di giocare allo scoperto”.

“Perdoni la franchezza – conclude Bocca annunciando che il suo intervento sarà reso pubblico all’intera redazione – ma la vivacità di un grande giornale si vede anche da cose come queste”.

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