“Se non proteggiamo la salute, non proteggiamo l’economia”, dice il premier Conte agli artigiani, commercianti e piccoli imprenditori. Una frase apparentemente perfetta come una bolla di sapone. E tale è: una bolla di sapone destinata a scoppiare, provocando il pianto dei bambini più piccoli. L’Italia però non è un bambino piccolo a cui puoi raccontare favole all’infinito; a Conte e ai suoi fallimentari ministri piacerebbe, ma non è così. Gli italiani sanno benissimo che il governo è il primo colpevole di questo secondo collasso: altro che movide e assembramenti. Conte e la sua corte imbellettata hanno fallito sia nella protezione della salute, sia nella protezione dell’economia: lo stress degli italiani è l’unico obiettivo che hanno raggiunto. Gli affanni della prima ondata sono i medesimi di questa seconda, dagli ospedali al trasporto pubblico, con l’aggravante che stavolta le debolezze erano evidenti e nulla è stato fatto per una convergenza di ciò che era fuori allineamento. Insomma, non potevano non sapere cosa sarebbe successo e non hanno fatto nulla. Se non per incrementare quelle ingiustizie che oggi stanno solo cominciando a rumoreggiare.

Se la Lamorgese dal Viminale vede negli scontri di Napoli e di Roma una spia rossa, allora farebbe bene ad andarsene perché significa che ha passato questi mesi a vanvera. Come poteva immaginare che drammi veri – dalla perdita del lavoro alla diminuzione del potere d’acquisto, dagli indebitamenti all’alea di perdere case e capannoni – non incrociassero la solita strategia criminale di soffiare sul fuoco. Chi doveva tenere sotto controllo questa situazione? Mentre il ministro Speranza scriveva libri in estate fantasticando scenari miracolistici (poi non meravigliamoci se mancano personale medico e strutture), la Lamorgese che faceva al Viminale? Disegnava, cantava, ballava? Se la sacrosanta protesta di chi viene strangolato per la seconda volta dal governo è sporcata dagli scontri con le forze dell’ordine, la colpa è innanzitutto del ministro.

 

Le profonde ingiustizie sono sotto gli occhi di tutti: a favore dei Benetton il governo sta creando le migliori condizioni di uscita dalla querelle concessioni autostradali; ad Arcuri non puoi contestare stipendi d’oro perché – pur nella verità della notizia – il supercommissario si sente un intoccabile e fa causa; alla multinazionale Fca (Elkainn) la presidenza del Consiglio affida il più grande carico di mascherine lasciando fuori imprenditori italiani che avrebbero avuto più bisogno degli Elkainn di un contributo; consulenze come se piovessero; tante promesse e zero soldi. Potrei andare avanti a lungo ma poi ci direbbero che siamo pericolosi populisti.

La verità è che i problemi si sono ammalorati nell’incapacità di analisi e di azione di chi avrebbe le leve del controllo, dall’Europa al governo centrale passando per i governi regionali (esclusi pochissimi casi). Chi pensa di usare gli scontri con le forze dell’ordine come deterrente della protesta sta facendo male i conti: la rete criminale si riprende apertamente la piazza perché nessuno l’ha controllata in questi mesi, come nessuno ha controllato la liquidità messa a disposizione dalle mafie sotto forma di racket. Una qualche saldatura tra disperati e criminalità avrà un inevitabile spazio se nessuno blocca nelle zone più a rischio lo scivolamento nella disperazione più cupa, fatta di zero lavoro, zero spazi sociali, sloggi dalle abitazioni: quello spazio di saldatura sarà inevitabile perché se non si farà vedere lo Stato, si farà vedere l’anti-Stato il quale agisce cash, senza burocrazia. Questo al governo lo hanno capito o no? Lo domando soprattutto ai ministri espressione del Sud e alla forza che più aveva “offerto” al Sud, cioè i Cinquestelle.

 
 

Se il ministro confindustriale Patuanelli alza bandiera bianca su Whirlpool e se la sua collega al Lavoro Catalfo stanno zitti, lo sanno che stanno facendo un grande favore alla camorra o no? Perché non hanno il coraggio di andare al Sud, a parlare con chi è sceso in piazza? Hanno paura? Bene allora se ne vadano!
I favoritismi ai grandi banchieri e ai grandi gruppi sono troppo evidenti, e non c’è più un contenitore politico capace di contrastare queste ingiustizie: chi lo doveva fare oggi è peggio degli altri. Il Movimento si rivela una truffa ideologica che i parlamentari pagheranno a caro prezzo quando sarà sempre più evidente che il voto di gente per bene è servito per arricchire il portafoglio di questa nuova casta.