In un ospedale del Cuneese lavora anche un’equipe di Israele

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Il presidente del Piemonte Cirio “la presenza del personale sanitario israeliano sarà preziosissima. Tornare alla normalità primo dei nostri impegni”

 

Una delegazione di medici israeliani all’ospedale “Michele e Pietro Ferrero” di Verduno, nel Cuneese. Si tratta di 19 sanitari (7 medici, 12 infermieri) e due accompagnatori, provenienti dall’Ospedale Sheba Medical Center, che presteranno gratuitamente la propria attività a supporto del sistema sanitario piemontese, principalmente presso il Dipartimento di Emergenza e Accettazione e il reparto Covid.

 “Stiamo attraversando un momento complicato – spiega il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – e, sebbene ci siano segnali importanti relativi alla stabilizzazione della curva dei contagi, la situazione rimane comunque delicata. Un sentito ringraziamento al nostro personale, che si è dedicato anima e corpo a questa causa, dal 22 di febbraio ad oggi, e la presenza del personale sanitario israeliano sarà preziosissima, perché, oltre a rappresentare l’inizio di un’importante collaborazione, ci permetterà di iniziare quella conversione tra posti letto Covid e non Covid che aspettiamo da tempo. Tornare alla normalità è il primo dei nostri impegni”.

La collaborazione tra le due organizzazioni, per il direttore generale dell’Asl Cuneo2 Massimo Veglio “sarà un punto di partenza, oltre che un supporto di notevole importanza che ci è stato messo a disposizione”.

“In questo ospedale – spiega Luigi Genesio Icardi, assessore regionale alla Sanità – si chiude il cerchio di un percorso di unione ideale tra il  Piemonte e lo stato d’Israele, che ringraziamo. Da anni, infatti, è attiva la collaborazione tra due realtà di primo piano del soccorso sanitario internazionale: l’Ospedale Sheba Medical Center, il più grande ospedale di Israele, che cura ogni anno un milione di pazienti, e la Maxi Emergenza della Regione Piemonte. Grazie a loro, la Sanità non conosce confini e non possiamo che ringraziarli per quanto hanno fatto e faranno”.

L’ambasciatore di Israele Dror Eydar “il nostro personale all’opera per una ‘sacra missione'”

Parole di fratellanza anche da parte dell’ambasciatore di Israele, Dror Eydar: “Il nostro personale sanitario si metterà all’opera per una ‘sacra’ missione: salvare vite umane in questa guerra contro il Coronavirus, durante una seconda ondata che sembra peggiore della prima per numero di morti e di contagiati. Quando ho sentito le incredibili notizie provenienti dal Piemonte, ho subito pensato di offrire aiuto agli amici piemontesi, e lo Sheba Medical Center si è messo immediatamente a disposizione”. “Israele – aggiunge – è appena uscito dal secondo lockdown e siamo felici di tendere una mano per affrontare questo sforzo insieme, in nome dell’amicizia che lega Israele e Italia. Se riusciremo a curare anche un solo paziente, ne sarà valsa la pena, ma siamo sicuri che, grazie alla conoscenza israeliana da noi messa disposizione riusciremo a salvare molte più vite”.

Secondo Elhanan Bar On, capo della delegazione medica israeliana: “Sarà un’importante occasione per estendere e condividere conoscenza. Siamo diventati fratelli in una fase complicata come quella della pandemia e lo saremo anche dopo”. 

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