Renzi da rottamatore a picconatore

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Abbiamo bisogno di un nuovo modello di sviluppo

Vera sorpresa la ministra Bellanova

Di Riccardo Guglielmi

Comincia a dare i suoi frutti il ruolo di picconatore del Sen. Renzi. I fondi europei da riservare alla Sanità sono stati raddoppiati. Alla bozza #NextgenerationItalia , il piano nazionale di Ricerca e Resilienza sulla scrivania del Ministro dell’Economia, il premier Giuseppe Conte ha previsto aumento di risorse, da 9 a 18 miliardi.  L’incremento da riservare per 8 miliardi alla medicina di “prossimità” e 1 miliardo per la digitalizzazione degli ospedali con maggiore attenzione per i Pronto soccorso, Dipartimenti di emergenza, urgenza, telemedicina e fascicolo sanitario elettronico. Nella medicina di prossimità rientra il territorio, lo sviluppo delle case della salute ribattezzate “case di comunità”, i letti di assistenza domiciliare, le cure intermedie per gli  ospedali a bassa intensità di cure, prevenzione e screening oncologici. Una inversione di tendenza rispetto ai pochi investimenti e ai troppi, spesso contestabili bonus, denunciati da Renzi e dalla dinamica ministra Bellanova, che nonostante le critiche di tanti benpensanti, dimostra sul campo di avere grinta, esperienza, progettualità, sensibilità e in sintesi più intelligenza dei tanti più titolati colleghi.

È necessaria una completa inversione di rotta. Dall’assistenzialismo alla  creazione di opportunità per incentivare il sistema impresa con  investimenti destinati alla crescita del Paese, valorizzazione del capitale umano e della creatività giovanile, in settori come territorio e agricoltura. Il prelievo forzato di risorse con proposte di ingegneria creativa di tasse, tributi e balzelli vari serve solo, come dicevano i nostri nonni a “dividere ricchezza e creare povertà”.  Chi ha creato ricchezza deve essere messo in condizioni, flat tax, minore costo del lavoro per la parte contributiva, di creare e far creare altra ricchezza. Se un’impresa chiude o delocalizza aumentano i licenziamenti e di conseguenza il debito per lo Stato, cassa integrazione e spese sociali. Chi non lavora, oltre a perdere dignità, è escluso dalla movimentazione dell’economia e crea ulteriori danni al paese per la diminuzione dei consumi.  Il mercato immobiliare è fermo per imposte locali sugli immobili sempre più alte a fronte di un aumento esponenziale della morosità degli affitti. La grande ricchezza che gli italiani hanno saputo depositare nelle banche, lavorando onestamente, non deve far aumentare l’appetito per una maggiore fiscalità o per canalizzare l’acquisto di titoli spazzatura che favoriscono la speculazione a solo vantaggio di fondi internazionali e a tutto svantaggio dei piccoli risparmiatori,  ma deve essere finalizzata agli investimenti sul territorio  per favorire imprese e progetti di sviluppo. Gli incentivi nell’edilizia devono essere veri e non fittizi, non legati al basso reddito o alla sola prima casa. La ristrutturazione del nostro patrimonio immobiliare mette in moto un indotto di artigiani, commercianti, professionisti. Chi ha reddito basso a stento riesce a coprire le spese alimentari che nell’ultimo anno hanno visto un incremento del 40%. I nuovi poveri sono le partite IVA, precari, commercianti, ristoratori, artigiani e giovani professionisti, un esempio per tutti gli avvocati che, per le restrizioni all’accesso dei tribunali e le lungaggini burocratiche, hanno visto crollare il loro fatturato. I nostri amministratori devano avere per obiettivo il lavoro, reale e non virtuale. Globalizzazione, inserimento in un contesto europeo, libera circolazione di uomini e merci, devono garantire un livello decoroso di base senza ostacolare le ascese di chi ha capacità, sa mettersi in gioco  e voglia di competizione. La contingenza Covid ha slatentizzato e reso più evidenti le cattive basi su cui si poggia l’attuale sistema paese. Non è apologia per un accesso sfrenato al liberalismo o al consumismo. Non si vuole demonizzare il ruolo degli amministratori pubblici a cui, al contrario, spetta il decisivo ruolo di indirizzo e legalità.  

Allo Stato è riservato in esclusiva il controllo politico per uno sviluppo imprenditoriale legale ed ecosostenibile. Investimenti nella ricerca, sanità e pubblica istruzione per rimettere in azione gli ascensori sociali che negli anni passato hanno permesso i salti di qualità generazionali. Azzeramento della burocrazia e lotta seria alla corruzione per una Pubblica amministrazione efficiente ed efficace. La pace fiscale, per un futuro di fiscalità equa, non esponenziale nella sostanza e nei fatti, è la vera ricetta all’evasione. Un modello di sviluppo inserito in un contesto paritetico europeo, ecosostenibile, legale, solidale, che sappia incentivare chi ha voglia di crescere nel rispetto dell’etica e dei valori cristiani, è la migliore ricetta per uscire da questa crisi e ridurre le disuguaglianze che persistono nel nostro Paese.

Riccardo Guglielmi – Giornalista scientifico –

Redazione Corriere nazionale.net – Corriere Puglia e Lucania

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