“Not an option, but a duty”

Politica

Di

Avv. Giovanna Barca

Le Avvocate Italiane

Venticinque anni dopo la dichiarazione e la piattaforma di Pechino del 15 settembre 1995, i progressi in materia di parità tra donne e uomini sono ancora troppo lenti e lunghi e c’è ancora tanto lavoro da fare per smantellare definitivamente le strutture e gli stereotipi dannosi che perpetuano le diseguaglianze al fine di far progredire l’uguaglianza di genere.

In data 11 febbraio 2021, il Parlamento Europeo ha discusso la tematica “le sfide future in relazione ai diritti delle donne in Europa”, adottando una risoluzione con la quale si invita la Commissione e gli Stati Membri a rispettare i loro impegni fondamentali  a favore della parità di genere dell’emancipazione femminile, ed attuare l’Agenda 2030 e tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare gli obiettivi 3 e 5, onde garantire che nessuna donna o ragazza sia oggetto di discriminazione, di violenza o esclusione e sia privata dall’accesso alla sanità, all’alimentazione, all’istruzione e all’occupazione.

 I deputati si sono rammaricati che, sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, nessuno Stato membro dell’UE abbia raggiunto pienamente gli obiettivi fissati della dichiarazione di Pechino, come evidenziato dal BPFA nella sua relazione pubblicata dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere nel 2020.

Gli stessi hanno espresso una profonda preoccupazione anche per l’attuale pandemia, che esacerba le disparità di genere esistenti, minaccia di invertire i progressi compiuti fino ad ora e potrebbe spingere 47 milioni di donne e ragazze in più sotto la soglia di povertà in tutto il mondo. Le donne sono più esposte alla disoccupazione, hanno uno status occupazionale incerto: i cambiamenti nelle condizioni di lavoro, in piena pandemia, tra cui il telelavoro, possono ripercuotersi sulla capacità di disconnessione e aumentare il carico di lavoro, aspetto che colpisce le donne in misura maggiore rispetto agli uomini a causa del loro ruolo predominante o tradizionale di prestatrici di assistenza domestica e familiare.

Le tematiche affrontate sono state le più disparate.

In primo luogo, bisogna sradicare la violenza di genere e contrastare la violenza contro le donne: importante è ultimare la ratifica della Convenzione di Istanbul da parte della Ue, invitando all’adesione e, promuovendo la ratifica e l’attuazione da parte di tutti gli Stati.

Si invita anche la Commissione ad elaborare un protocollo dell’Unione Europea sulla violenza di genere in tempi di crisi e prevedere servizi di protezione per le vittime, quali linee telefoniche di assistenza, alloggi sicuri e servizi sanitari quali “servizi essenziali” per gli Stati Membri, al fine di prevenire la violenza di genere e sostenere le vittime di violenza domestica durante anche la pandemia di Covid 19. Al momento, si costata la mancanza di dati disponibili sulla violenza contro le donne e le ragazze, dati che potrebbero fornire un riscontro dell’aumento dei casi durante la pandemia Covid 19, durante la quale, si è registrato un drastico aumento della violenza domestica da parte del partner, fenomeno che le Nazioni Unite ha definito la “pandemia sommersa” con l’aumento del 60% delle chiamate di emergenza da parte di donne vittime di violenza.

Sono, inoltre, necessarie misure specifiche per sradicare la violenza informatica, comprese molestie online, cyberbullismo e incitamento all’odio, che colpiscono in modo sproporzionato donne e ragazze.

Il Parlamento ha ribadito, altresì,  il suo invito agli Stati membri dell’UE a sbloccare la direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione ed ha spinto  affinché gli obiettivi, i piani d’azione, le scadenze e le misure speciali temporanee dell’UE si muovano verso una rappresentanza equilibrata in tutte le posizioni esecutive, legislative e amministrative. Vi sono ancora soffitti di cristallo: le donne non sono ancora coinvolte quanto gli uomini nei processi decisionali e nella maggior parte degli Stati membri dell’UE all’interno dei gabinetti di governo, dei parlamenti, della pubblica amministrazione, della task force per il covid 19 e dei consigli di amministrazione delle società, la condivisione paritaria del potere tra uomini e donne non è stata ancora raggiunta.

Si è sottolineato anche l’importanza di includere pienamente le donne nel mercato del lavoro, incentivando l’imprenditoria femminile ed incoraggiando l’indipendenza economica delle donne. L’adozione della legislazione dell’UE per aumentare la trasparenza salariale, comprese misure obbligatorie per tutte le imprese, aiuterebbe a colmare il divario di genere, hanno sottolineato i deputati, che si rammaricano che la proposta della Commissione su tale questione non sia stata ancora presentata come previsto, mentre hanno valutato positivamente l’impegno da parte della stessa a monitorare il recepimento della direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare negli ordinamenti nazionali entro il 2022.

Infine, gli eurodeputati hanno mostrato particolare preoccupazione per alcune tendenze regressive espresse in alcuni Paesi per quanto riguarda la messa in discussione della Convenzione di Istanbul, la reazione contro la salute sessuale e riproduttiva delle donne e i relativi diritti e le sfide all’autonomia fisica e al controllo della fertilità. In particolare, gli stessi hanno condannato il recente divieto de facto dell’aborto  e le ingiustificate restrizioni in Polonia.

L’accesso alla pianificazione familiare, ai servizi di salute materna e ai servizi di aborto sicuro e legale sono elementi chiave che garantiscono i diritti delle donne e salvano vite: per questo motivo, i presidenti delle commissioni per i diritti delle donne e le libertà civili hanno mostrato profonda solidarietà con i manifestanti in Polonia e hanno con forza richiesto al governo polacco di modificare la loro legge sull’aborto.

La legge sull’aborto altamente restrittiva in Polonia è ora ufficialmente entrata in vigore, con la sua pubblicazione nella gazzetta ufficiale polacca: la sentenza del Tribunale costituzionale di ottobre 2020 sui diritti all’aborto ha bandito l’aborto nei casi di grave malformazione del feto, ritenendolo “incompatibile” con la Costituzione, autorizzandolo solamente nei casi di stupro e incesto, o quando la vita della madre è in pericolo.

 Evelyn Regner, presidente della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, è sgomenta: “In Polonia, la misoginia regna sovrana. Il divieto de facto di aborto promosso dal governo polacco interferisce direttamente con l’autonomia e l’integrità fisica delle donne. Si tratta di un attacco ai diritti umani e fondamentali e dovrebbe essere impensabile in una democrazia liberale nel 2021. Non c’è posto per un tale disprezzo per l’umanità in Europa e sono con i manifestanti in Polonia che si pronunciano contro questa politica arretrata. “. Aggiunge: “Gli aborti avvengono che gli sia permesso o meno. La normativa polacca spinge le donne ad agire illegalmente e mette a rischio la vita. Nel novembre 2020 il Parlamento europeo ha “condannato fermamente” la sentenza del Tribunale costituzionale, che non è più indipendente. Inoltre, il Parlamento ha ripetutamente chiesto che il diritto all’autodeterminazione corporea sia sancito nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo e che i fondi dell’UE siano collegati a criteri basati sullo Stato di diritto. Dobbiamo opporci a tali attacchi ai diritti umani fondamentali nel cuore dell’Europa “.

Anche Juan Fernando López Aguilar, presidente della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ha reagito: ” Come ho già detto in precedenti occasioni, questa decisione mostra ancora una volta che gli attacchi allo stato di diritto, alla democrazia e i diritti fondamentali in Polonia devono essere affrontati con urgenza. L’indipendenza della magistratura in Polonia non è più garantita, come dimostra questa sentenza sui diritti delle donne all’aborto. Il diritto della donna di prendere decisioni circa la sua gravidanza senza essere perseguiti non dovrebbe essere incostituzionale in qualsiasi paese dell’Unione europea.
Dunque, concludendo, riportando una  espressione della Vice Presidente del Parlamento Europeo  McGuinness, all’apertura dei lavori sui diritti delle donne tenutosi il 10 marzo 2020,   “Realising women’s rights is not an option – it is a duty – and it is possible where there is political will”.

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