L’Adorazione dell’Agnello Mistico riemerge da dieci anni di restauro

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Il capolavoro della pittura fiamminga torna a risplendere nella cattedrale di Gand. In oltre cinque secoli di storia, i pannelli del polittico furono più volte separati e trafugati. E uno manca ancora all’appello.

L’Adorazione dell’Agnello Mistico, uno dei massimi capolavori della pittura fiamminga, è stato restituito al mondo in tutto il suo splendore in un nuovo spazio espositivo nella cattedrale di Gand. I dodici pannelli della pala d’altare, completata nel 1432 dai fratelli Jan e Hubert van Eyck, sono stati ora allestiti in una delle cappelle principali della chiesa, dietro un vetro rinforzato antincendio, dopo essere stati ammassati in una piccola cappella poco illuminata nei pressi dell’entrata durante i dieci anni di un restauro costato 30 milioni di euro.

Una storia travagliata

È la felice conclusione di una storia travagliata che ha visto i pannelli ridipinti, sequestrati, danneggiati dagli iconoclasti, separati e più volte rubati, travolti dagli eventi bellici. Ad appropriarsene per prime furono le armate rivoluzionarie francesi, che portarono l’opera a Parigi per esibirla al Louvre. Fu solo la disfatta di Napoleone a Waterloo che costrinse la Francia a restituirla al Belgio, nel 1815. La diocesi di Gand, in gravi difficoltà economiche, impegnò però subito dopo le ali della pala d’altare, a esclusione dei pannelli con Adamo ed Eva, senza riuscire a riscattarle in tempo. Nel 1816 i pannelli furono quindi venduti per 4 mila sterline al collezionista inglese Edward Solly, che li cedette a sua volta, cinque anni dopo, al re di Prussia, Federico Guglielmo III, che li fece esporre a Berlino.

I tedeschi tentarono di completare la collezione requisendo le parti mancanti durante l’invasione del Belgio nella Prima Guerra Mondiale, a eccezione dei pannelli di Adamo ed Eva, messi al sicuro in un museo di Bruxelles dopo che, nel 1822, la parte centrale del polittico era stata sfregiata dall’ennesimo incendio. Il trattato di Versailles costrinse però la Germania sconfitta a restituire non solo le sezioni trafugate ma anche quelle che erano state acquistate dal re di Prussia.

Tra due Guerre Mondiali

La ricomposizione del polittico sarebbe però durata poco. Nel 1934 ignoti ladri portarono via i pannelli di Giovanni Battista e dei Giudici Integri. Il primo fu restituito, il secondo non è mai stato ritrovato e ancor oggi è sostituito da una copia (il destino dell’originale è stato immaginato da Albert Camus ne ‘La caduta’, il cui protagonista, Clamence, lo tiene nel suo appartamento di Amsterdam).

Con la Seconda Guerra Mondiale, l’opera finì di nuovo in mani tedesche. Gli emissari militari di Francia, Belgio e Germania si erano impegnati, nel pieno delle ostilità, a mantenere la pala d’altare nel museo di Pau dove era stata nel frattempo spostata ma nel 1942 Adolf Hitler ne ordinò il trasporto prima nel castello bavarese di Neuschwanstein e poi in una miniera di sale austriaca, per evitare che fosse danneggiata dai bombardamenti.

Ritrovato nel 1945 dagli alleati, e purtroppo rovinato dalla permanenza sotterranea, il polittico fu riportato in Belgio nel 1945 al termine della guerra. A un primo restauro, avvenuto negli anni ’50, e’ seguito quello appena concluso. I visitatori della cattedrale di San Bavone possono oggi accedere all’opera passando attraverso la cripta, accompagnati da un tour in realtà virtuale che racconta la genesi del capolavoro e le sue movimentate vicissitudini. Con l’auspicio che a Clamence, o a chi per lui, prima o poi rimorda la coscienza.

AGI – Agenzia Italia

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