L’amore non smette mai di stupirci. Intervista ad Anna Premoli

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La scrittrice da un milione di copie Anna Premoli è tornata in libreria con un nuovo romanzo intitolato “Tutto a posto tranne l’amore” edito da Newton Compton. Il terzo di una trilogia che ha come protagonisti Lorenzo, Edoardo e Ludovico, tre soci dell’alta finanza e cari amici. Questa volta la storia del libro è incentrata sul personaggio di Ludovico, il più razionale e taciturno dei tre alle prese con la sua ex moglie, Ginevra.

La storia si svolge nel bel mezzo del primo periodo di lockdown che ha cambiato l’esistenza di molti italiani e anche quella di Ludovico. Dopo anni trascorsi dal divorzio, i due ex coniugi si rincontrano per affrontare una questione legale inaspettata. Ginevra è diventata una interior designer e avendo raggiunto la propria indipendenza economica intende dimostrare al suo ex marito che è ormai non ha più bisogno del suo assegno di mantenimento.

Questa inaspettata decisione e tante vicissitudini che non risparmieranno colpi di scena, battibecchi e tante risate spingeranno Ludovico a rivalutare la sua ex moglie. “Tutto a posto tranne l’amore” è infatti un romanzo che fa riflettere sulle seconde possibilità. Spesso si è convinti di conoscere una persona perché di essa si vede ciò che si vuole vedere. Sull’Altro proiettiamo le nostre aspettative che spesso e volentieri non combaciano con la realtà.  Molte relazioni si rivalutano solo col tempo e quando le analizziamo con la “giusta distanza”. Questo romanzo inoltre ci insegna che non si finisce mai di stupirsi perché la vita può riservarci tante sorprese e innumerevoli occasioni per crescere e cambiare in meglio.

In questa piacevole intervista, Anna Premoli ci parla delle seconde possibilità e di come il periodo del lockdown ha contribuito a farci rivalutare molte relazioni e cose che prima davamo per scontato.

 

 “Tutto a posto tranne l’amore” è un romanzo sulle seconde possibilità, tu credi ad esse?
Diciamo che non le escludo, specie ora che sono più “vecchia”, ma confesso che in gioventù ero molto più rigida nelle mie convinzioni. Il bello dell’esperienza è che ci si ricrede su molte presunzioni assolute.

Ti è mai capitato di rivalutare una persona a distanza di anni?

Non esattamente, o almeno non con persone che conosco molto bene. Mi è capitato invece di scoprire delle affinità e di costruire amicizie con persone con cui in un primo momento non avevo approfondito perché non avevo intuito punti in comune.

Quando vale la pena dare una seconda chance ad una persona?

Quando si sente che ci si può fidare, al di là degli errori e delle incomprensioni. Va anche detto che spesso si concede una seconda possibilità non tanto per l’altra persona, quanto per sé stessi, per potersi mettere il cuore in pace. È un motivo altrettanto valido.

La vicenda che narri è ambientata durante il periodo del lockdown. Pensi che questa situazione spinga le persone a rivalutare le proprie scelte sentimentali?

Il lockdown di marzo-aprile 2020 è stato un momento così forte che sì, credo possa essere servito per portare a galla molte emozioni sopite, in positivo e in negativo. Tanti hanno voluto fare una sorta di bilancio della propria vita alla fine del periodo di reclusione, perché all’improvviso molto di quello che davamo per scontato si è scoperto non esserlo per niente. Conosco persone che hanno chiuso relazioni, persone che si sono lanciate in nuove, persone che hanno cambiato città e si sono riavvicinate alla propria famiglia dopo anni. Insomma, sto osservando un discreto fermento.

Ginevra dopo il divorzio diventa una donna in carriera. Quanto è importante l’indipendenza economica in una coppia?

Al giorno d’oggi sempre di più. Sia per la propria autostima di donna, che per la grande libertà che consente l’indipendenza economica. Le donne hanno lottato duramente per poter avere la stessa possibilità di istruzione e di carriera degli uomini, e sarebbe a mio avviso un grande errore rinunciarci.

Nel tuo romanzo poni questo quesito: “Esiste una storia d’amore al mondo che sia in grado di mantenere tutte le promesse (…)? Tu cosa ne pensi?
Credo sia una questione di aspettative: nell’ultimo periodo l’iper-romanticizzazione ha fatto più male che bene alle storie d’amore, mentre bisogna impegnarsi a essere presenti e concreti. Meno “belle parole”, più “azioni che contano”, insomma. Perciò sì, credo sia assolutamente possibile mantenere tutte le promesse, a patto che siano quelle giuste, realizzabili, e non qualcosa di astratto e irrealistico.
“Tutto a posto tranne l’amore” è il terzo romanzo di una trilogia. Di questa trilogia c’è un personaggio al quale sei affezionata e perché?

Il mio personaggio preferito è la signora Fumagalli, un’arzilla vecchietta senza peli sulla lingua e con una grande competenza in fatto di drink, che compare in tutti e tre i romanzi come una sorta di “voce della verità”. Aspiro a diventare come lei, invecchiando.

Cosa si prova ad essere una scrittrice da un milione di copie?

Più che del numero di copie vendute, io rimango molto incredula del numero di romanzi che ho scritto. Non ero affatto cosciente di possedere una vena “narrativa”, lo dico apertamente, e lo stupore non accenna a diminuire anche a distanza di anni.

Progetti futuri…

Lavorare sodo, qualsiasi cosa io faccia, e ricordare di divertirmi mentre lo faccio.

Mariangela Cutrone

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