La scuola a scelta è inammissibile. Lede il diritto costituzionale all’istruzione

Puglia

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Riceviamo e pubblichiamo

A tutta la comunità scolastica pugliese siamo docenti che fanno parte di Priorità alla scuola, un movimento nato in tutta Italia nell’aprile del 2020 composto da genitori, insegnanti e studenti e presente anche in Puglia.

Come avrete appreso dagli organi di stampa dell’8 maggio scorso, alcune associazioni, comitati e singole persone hanno depositato presso il TAR un ricorso per ripristinare in Puglia gli stessi principi applicati alla Scuola italiana dal DL 52/2021. Ci rivolgiamo a ognuno di Voi per raccontarvi in modo spoglio da pregiudizi e il più franco possibile le ragioni per le quali condividiamo a pieno la scelta di questa azione.

Tutti noi abbiamo sempre guardato con seria preoccupazione ai rischi legati alla pandemia del Covid 19; in tal senso gioverà dirvi che alcuni di noi hanno vissuto esperienze personali e familiari molto difficili legate al contagio da Covid 19. È così utile sottolineare che nessuno tra noi ha mai sottovalutato i rischi legati alla salute di trascurabile importanza e allo stesso tempo abbiamo ritenuto come, in certe circostanze o periodi circoscritti, il ricorso alla Dad fosse l’unico strumento utile a garantire lo svolgimento della didattica.

La sclerotizzazione del dibattito in Puglia che ha condotto ad una narrazione polarizzata su due fronti – proDad e proPresenza – ha semplificato troppo le posizioni di ciascuno, impedendone la piena comprensione reciproca (si vedano gli scontri quotidiani con tanto di insulti sui social) e ha contestualmente alimentato la parallela narrazione secondo la quale vi siano pregiudizi politici contro il Presidente della Regione Puglia da parte nostra e analogamente sostegno politico da parte dei cosiddetti ‘genitori proDad’.

In realtà vorremmo sgombrare il campo dal secondo importante equivoco: nessuno di noi sta conducendo una battaglia allo scopo di far valere misteriose ragioni al di fuori di permettere che anche in Puglia sia garantito il diritto universale all’istruzione come previsto dalla Costituzione italiana, che non prevede alcuna arbitrarietà lasciata alla scelta delle singole famiglie

Le ragioni della nostra ‘battaglia’ risiedono semmai su ben diversi convincimenti. È infatti nostra idea che la cosiddetta ‘libera scelta’ della scuola (per noi ‘scuola on demand’) determinatasi in Puglia nel corso di questo ultimo anno scolastico per volontà del Governatore Emiliano dietro la maschera del diritto alla salute, tante volte sbandierato, abbia lo scopo semmai di nascondere abilmente le deficienze del sistema che ruota intorno alla scuola pugliese: ovvero l’assenza di tracciamento e screening periodici e gli inesistenti investimenti dei trasporti, come peraltro ha riconosciuto con encomiabile candore lo stesso Presidente Emiliano in una recente dichiarazione.

In tal senso, il nostro intento non è quello di ripristinare le condizioni legislative per un ritorno in classe ‘arrangiato’ e privo di garanzie, ma semmai quello di sollevare il problema di un provvedimento che ha il sapore della nota “non decisione di Ponzio Pilato”, ovvero poiché il governo pugliese non intende investire per un ritorno in sicurezza lascia ai cittadini la facoltà di scegliere. Ma non è così che debbono andare le cose in un territorio che appartiene ad uno stato moderno e avanzato: tutte le regioni d’Italia, infatti, allo scopo di garantire il ritorno in presenza hanno allestito, pur tra notevoli difficoltà, quelle misure cui facevamo cenno prima: perché la Puglia non vuole farlo?

Ci appelliamo alla coscienza di tutte e tutti, consapevoli del ruolo difficile di madri, padri e studenti: la scuola è infatti prima di ogni altra cosa laboratorio di relazioni sociali, luogo fisico e culturale che sperimenta l’inclusione e respinge con forza ogni elemento che rafforzi la dispersione. Moltissimi e inoppugnabili dati provenienti dalle ricerche di qualificati enti come Save the Children, hanno, infatti, testimoniato i gravi danni causati dalla ‘libera scelta’ voluta dalla Regione Puglia in relazione alle condizioni di vita degli studenti: si vedano in primo luogo i dati relativi alla dispersione scolastica. In questo senso ci tornano alla mente le parole magnifiche e dolenti di uno dei grandi padri morali della pedagogia moderna, Don Milani: “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.

Le nostre iniziative pertanto non saranno da giudicarsi quale esito di un gruppo di pasdaran ciechi di fronte ai rischi per la salute (come pure siamo stati dipinti in alcune occasioni dallo stesso Governo Regionale) o caparbiamente legati ad un ritorno in presenza ‘senza se e senza ma’. Non siamo neppure ingenui o velleitari, credendo che un presunto braccio di ferro, condotto alla fine dell’anno scolastico, possa offrire un sufficiente risarcimento alla presenza perduta; semmai si dovrà intendere la nostra iniziativa quale monito introdotto allo scopo di scongiurare una prosecuzione della scuola “a scelta” a settembre (per usare un’espressione gergale, ma largamente efficace, tipica delle nostre parti si direbbe: “altrimenti, a settembre, punto e a capo!”).

In altre parole, tali iniziative, nel pieno rispetto delle prerogative della democrazia, non vogliono che svolgere il ruolo di richiesta di interventi immediati, mancanti fino ad oggi, rivolti al Governo Regionale affinché attivi ogni misura o strumento in suo potere perché la scuola pugliese torni a essere scuola italiana e che la grande tradizione pedagogica del nostro Paese – che, mediante la carta costituzionale, ha stabilito la centralità della scuola nel progresso dello Stato – rimetta finalmente radici anche in Puglia. Speriamo di aver chiarito finalmente il nostro pensiero nell’augurio che tornino presto serenità e normalità nella scuola pugliese, che ha bisogno di investimenti, dedizione, potenziamento e non certo deresponsabilizzazione istituzionale, come avvenuto con l’introduzione della scuola a scelta.

Docenti di Priorità alla scuola Puglia

Per i e le colleghe che condividono questa Lettera, scriveteci a paspuglia2@gmail.com

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