Sanità, Filippi (segr. Fp Cgil medici): “Magari i medici di base diventassero dipendenti statali!

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Dal governo non arrivano segnali in questo senso, ci sono potentati che si oppongono a questo passaggio, dai sindacati all’Enpam. Bene le case della comunità, ma con personale convenzionato si svuoterebbero da sole. Lo schema del Recovery è una scatola vuota se non si mettono risorse per assumere personale, sentiamo tanto odore di privato”

Andrea Filippi, segr. naz. Fp cgil medici, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sull’ipotesi di trasformare i medici di base in dipendenti del SSN. “Magari! –ha affermato Filippi-. In realtà non arrivano segnali che ci sia intenzione del governo di fare una riforma della medicina generale che invece sarebbe necessaria. Il passaggio al contratto collettivo nazionale della dirigenza qualificherebbe i medici di medicina generale e li farebbe rientrare in un’organizzazione più integrata.

I medici di medicina generale sono dei liberi professionisti, inquadrati in convenzione con il SSN, che lavorano isolati nei propri studi, senza collegamento, senza integrazioni e senza sostegno. Addirittura alcune Regioni dicevano che si dovevano comprare le mascherine e i presidi sanitari da soli. Non è un problema di costringere i medici di medicina generale a lavorare e a diventare dipendenti, perché loro già lavorano e potrebbero lavorare meglio se diventassero dipendenti del SSN. C’è però qualcuno molte forte e potente che si oppone a questo passaggio alla dipendenza, come alcuni sindacati della medicina generale e l’ente previdenziale Enpam che ha espresso un no granitico alla dipendenza perché questo sancirebbe la sua chiusura”.

Sulle case della comunità. “Non sono nient’altro che una trasformazione migliorativa delle case della salute. Sarebbero dei luoghi con multi professionalità, dove lavorerebbero tutti i medici, che prenderebbero in cura dei cittadini in tutto il loro percorso di vita. Se però le realizziamo attraverso il personale convenzionato che lavora presso il proprio studio privato si svuoteranno da sole. Chi sceglie di formarsi per 11 anni in una professione come quella del medico non lo fa in prima battuta per un ritorno economico, ma per la passione di aiutare gli altri. Quando ci si ritrova in una deriva individualista è perché è l’organizzazione che ti ci porta, perché ti trasforma in passacarte e ti lascia isolato. I medici di base devono essere integrati per lavorare bene”.

7 miliardi per la sanità nel Recovery. “Senza ragionare sul fondo sanitario nazionale è un trucco. Il Recovery non finanzia strutturalmente il SSn, noi dobbiamo ragionare in termini di fondo sanitario nazionale che è quello che finanzia il personale. Lo schema rappresenta solo virtù perché l’assistenza domiciliare che è la base della medicina del futuro, il problema è che senza risorse sul personale inevitabilmente quello schema diventa una scatola vuota. Se tutto resta così quei soldi andranno tutti alle cooperative e al privato. Se invece vogliamo seguire uno schema pubblico dobbiamo assumere le persone. Vediamo come realmente utilizzeranno queste risorse, però sentiamo tanto odore di privato”.

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