Rosa Colucci è la nuova coordinatrice Indac

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Rosa Colucci: “la rinascita del nostro Paese passa da una maggiore tutela dell’arte e dei beni culturali.”

L’associazione nazionale, attraverso la vocazione formativa che colma un vuoto finora rimasto incredibilmente scoperto anche nella recente riforma delle specializzazioni forensi, mira a costruire e promuovere una cultura del diritto dell’arte e all’arte.

Certi che – come spiega la coordinatrice Colucci – “la bellezza e la cultura siano un formidabile motore di crescita collettiva”. Già in programma una serie di incontri istituzionali a partire da quello in Parlamento con la vicepresidente della Commissione Cultura, scienza e istruzione, on. Paola Frassinetti.

È pugliese la nuova Coordinatrice dell’Istituto nazionale per il Diritto dell’arte e dei beni culturali (INDAC), associazione nazionale di avvocati e professionisti del settore.

Rosa Colucci, nata a Martina Franca, città del Festival e di cultura è ora alla direzione delle attività dell’INDAC

Presidente del gruppo editoriale Extra Media, Colucci è laureata in Lettere con indirizzo archeologico medievale presso l’Università di Siena.

Direttrice responsabile della rivista Avvocati, giornalista e scrittrice, ha organizzato e condotto eventi con i più alti patrocini istituzionali, fra i quali il Premio Bene Comune e la rassegna musicale Crescendo, che nel 2009 ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.

 Esperta di project management, ha collaborato con le Forza Armate, in particolare Marina Militare, Aeronautica Militare ed Esercito Italiano nell’organizzazione e nella presentazione di eventi culturali e celebrativi.

 Nel 2020 ha fondato l’Osservatorio del Diritto agroalimentare e vitivinicolo. 

L’INDAC nasce da progetto associativo che mira a promuovere la cultura del diritto dell’arte e dei beni culturali, valorizzare eccellenze professionali sui territori, mettere a disposizione un patrimonio di competenze e un network di relazioni.

In particolare l’INDAC pone la sua ragione d’essere sull’assunto che la cultura sia un valore fondante dell’individuo e motore di crescita collettiva, pertanto assolutamente bisognevole di una realtà associativa autorevole che contribuisca alla evoluzione degli istituti normativi e alla migliore comprensione delle soluzioni giuridiche che in sede legislativa, dottrinaria e giurisprudenziale si sono venuti via via configurando e consolidando in tema di tutela, valorizzazione e fruizione dei beni culturali.


Spiega Colucci: “Nella sua azione di promotore della cultura del diritto dell’arte – una cultura alta ma non per pochi – l’INDAC si rivolge anche a coloro che non sono in possesso di una cultura prettamente giuridica, cercando di vincere l’inevitabile diffidenza per una materia apparentemente fredda e tecnicistica come il diritto, contribuendo a formare una figura professionale disponibile al cambiamento, all’innovazione costante ed esigente di miglioramento continuo”.
“Nella sua esperienza associativa, – continua Colucci – l’INDAC affronta quindi la sfida di suscitare l’interesse di un pubblico ampio e variegato, come ampio e variegato è il suo campo d’azione, in perenne dinamicità tra la dimensione individuale e collettiva, tra proprietà privata e interesse di natura pubblica – gli stessi entro cui si muove il concetto giuridico di bene storico-artistico”.

“L’INDAC nasce in un ambito, quello professionale, denso di opportunità dove finanche le criticità contingenti devono essere viste come foriere di nuove visioni: la precarietà (in senso lato o anche no) dei professionisti, la propensione verso il “non ancora”, costringe infatti a guardare fuori dalla caverna, a “camminare sul baratro” – come gli artisti! -, a innescare processi di trasformazione per riconoscersi soggetti attivi nel mondo. Ecco perché la nostra associazione non ha paura di attraversare steccati disciplinari, come la realtà complessa dei nostri tempi impone, non solo per dare un importante contributo al diritto dell’arte e dei beni culturali ma anche al diritto all’arte e ai beni culturali, da intendersi come necessità dell’individuo a un accesso quanto più sereno e semplice all’esperienza estetica e alla dimensione creativa”.

“La nostra istituzione culturale – conclude la Coordinatrice – è una piazza del sapere, motore di crescita individuale e collettiva, dove poter immaginare (e quindi creare) il domani e per costruire una nuova classe professionale e dirigente in un contesto di identificazione, aggregazione, fecondità e apertura mentale”.

Redazione Corriere Nazionale

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