Cari Martelli e Nencini parlate del futuro non del passato

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La situazione è propizia ad una presenza culturale e politica della tradizione laica, liberale e riformista. E siete voi due, assieme, che avete le maggiori probabilità di reperire le idee e le persone in grado di realizzare il progetto.

Bolle e ribolle davvero la politica italiana in questo momento. I referendum sulla giustizia che scuotono le certezze arroganti dei giustizialisti  e la rassegnazione antica dei garantisti; la possibile intesa organica tra Lega e Forza Italia; il logoramento (scissione?) in ambito 5Stelle; e poi, ancora le elezioni nelle grandi città in autunno, il rinnovo della presidenza della Repubblica e, infine, le elezioni politiche che bussano alla porta. Ci sono tutte le condizioni per un grande sommovimento che faccia saltare vecchi equilibri e immettere novità sostanziali e positive nel nostro sistema.

Non se ne avranno a male Claudio Martelli e Riccardo Nencini, ai quali vorrei rivolgermi come in una lettera aperta, se faccio rilevare che le loro punzecchiature dei giorni scorsi sono acqua che passa sul marmo, inadeguate alla occasione che potrebbe presentarsi di rimettere in gioco una presenza laica, liberale e riformista. Nella vostra piccola scaramuccia, avete riesumato argomentazioni che, dai primi anni ’90 accompagnano le brucianti polemiche all’interno della diaspora socialista. Chi se ne è andato dalla vecchia casa ad accusare chi ci è rimasto di averla svenduta per un piatto di lenticchie, ovvero qualche seggio in parlamento e di averne ridotto la forza numerica a percentuali che sono ben al di sotto dell’uno per cento. Chi ci è rimasto, capovolge il capo accusatorio: se tutti quelli che se ne sono andati avessero posto al servizio del loro vecchio partito le energie profuse nel demolirlo, la situazione potrebbe essere diversa.

Siete troppo esperti, entrambi, perché si possa pensare che vi stiate contendendo le spoglie di quello che fu il vostro partito o il vostro elettorato. Non servirebbe politicamente e nemmeno per eventuali ambizioni personali. E siccome penso che sia la ragione politica a muovere entrambi, sono certo che non vi sfuggano tre elementi.

Primo: la situazione nuova e propizia ad una presenza culturale e politica della tradizione laica, liberale e riformista;

Secondo: la impossibilità di cogliere l’occasione riproponendo vecchie ancorchè gloriose sigle;

Terzo: in questo momento, siete voi due, assieme, che avete le maggiori probabilità di reperire le idee e le persone in grado di realizzare il progetto.

Sapete bene quale è l’errore da evitare: pretendere di essere ascoltati solo per il richiamo ai sacri Penati o per la illusione di disegnare una volta per tutte il percorso della futura umanità. E sapete meglio di tutti le urgenze che premono e i vessilli concreti da inalberare. I referendum sulla giustizia che, finalmente, consentiranno di restituire al paese l’identità dello Stato di diritto; equità fiscale che permetta ai meno abbienti di recuperare reddito e politiche serie per il lavoro che sostituiscano l’illusione dei contributi a pioggia.

Insomma, cari Claudio Martelli e Riccardo Nencini, parlatevi per parlare del futuro e non del passato: di ciò che potremmo fare e non degli errori che tutti abbiamo fatto. E, soprattutto, per progettare un viaggio nel quale la maggior parte dei compagni dovranno essere trovati strada facendo. Con stima e affetto,

Nicola Cariglia

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