di Claudio Gentile
Applausi. E ancora applausi. Solo applausi. Sono state le uniche cose che questo pomeriggio si sono sentite a Roma dinanzi alle sedi Rai al passaggio del corteo funebre di Raffaella Carrà.
Showgirl, cantante, ballerina, attrice, conduttrice televisiva e radiofonica, autrice televisiva. Questa era Raffaella Carrà, la cui notorietà ha varcato i confini italiani ed ha raggiunto la Spagna e l’America latina, facendo cantare, ballare e divertire milioni di persone.
Alle 16 la Mercedes grigia metallizzata con dentro il feretro della showgirl, scortata dalle motociclette degli agenti della polizia municipale, è partita dalla sua abitazione e prima di giungere al Campidoglio, dove sarà allestita la camera ardente, ha fatto sosta nelle sedi Rai che hanno visto la cantante e ballerina di Bellaria esibirsi per decenni: l’auditorium del Foro Italico, che Milly Carlucci con un post sui social ha proposto di intitolare a lei, da dove andava in onda la famosa Carramba, che sorpresa!, la mitica Via Teulada 66, il Teatro delle Vittorie, storica sede dei varietà del sabato sera, ed infine, il palazzo degli uffici di Viale Mazzini 14. Qui, davanti alla celebre statua del cavallo di Francesco Messina, oramai simbolo della televisione pubblica italiana, a rendere omaggio alla Carrà il Direttore Generale Fabrizio Salini ed i Direttori di Rete, tra i quali Stefano Coletta, di Rai 1, e Franco Di Mare, di Rai 3.
Ad accompagnare la “Raffa nazionale” il compagno di una vita Sergio Japino, seduto davanti alla semplice bara di legno con sopra solo un mazzo di rose gialle.
Tante le persone comuni che sono scese in strada e, commossi, l’hanno salutata e numerosi anche erano i colleghi, i dipendenti e le maestranze della Rai, per strada e affacciati alle finestre, che hanno reso omaggio all’insostituibile artista.
Nata il 18 giugno 1943, dopo aver studiato all’Accademia Nazionale di Danza e poi al Centro sperimentale di cinematografia, la Carrà fa dapprima qualche cammeo in alcuni film, ma il successo le arriva alla fine degli anni Sessanta con Ma che musica maestro!, ballata per la sigla di Canzonissima con Corrado, dove mostra anche per la prima volta l’ombelico. Da allora è un trionfo dopo l’altro con milioni di dischi venduti (Chi sa se va, Tuca Tuca, Rumore, A far l’amore comincia tu, Fiesta, Tanti auguri, Pedro, Ballo Ballo, etc.) e lavora con i grandi della TV e della musica italiana (Corrado, Mina solo per citarne due). Numerosi sono anche i programmi condotti da sola (come Fantastico o Pronto, Raffaella?) con medie di 25 milioni di telespettatori a puntata che oggi sarebbe impensabile eguagliare per chiunque.