Per via delle recenti polemiche sull’uso smodato dei fondi ricevuti, il Codacons contro Malika Chalhy pubblica un esposto per truffa

Anche il Codacons contro Malika Chalhy, cos’è successo e cosa dice l’esposto

Pochi giorni fa, dopo un post in cui pubblicava le sue scuse per via di quanto accaduto, Malika aveva pubblicato anche una foto con una sorta di minaccia. Si tratta di un’immagine che recitava le testuali parole: “In questi giorni vi siete divertiti a sputtanarmi, da lunedì inizierò a divertirmi io”.

Non si sapeva a chi fossero rivolte, ma fatto sta che se adesso si visita il suo profilo Instagram questa sorta di minaccia è stata cancellata dalla ragazza. Non sappiamo il motivo di questo passo indietro, anche se è forse facile intuire il perché. Ci va pesante anche lui: nelle ultime ore è arrivato un esposto per truffa aggravata da parte del Codacons contro Malika Chalhy.

La nota associazione di consumatori, che spesso “tortura” la famiglia dei Ferragnez, parla di una truffa aggravata per via delle folli spese della ragazza coi soldi altrui. Di conseguenza, la volontà di presentare tale esposto sia alla Procura della Repubblica di Milano che a quella di Firenze. Lo scopo di questa richiesta è che venga aperta un’indagine su quanto accaduto.

Il gesto di Malika metterebbe a rischio la comunità LGBT+

Purtroppo, però, c’è da dire che per via dello scandalo delle sue spese folli ci stanno rimettendo tutti i membri della comunità LGBT+. Ovviamente, essi non hanno nulla a che vedere con quanto fatto dalla giovane 23enne, ma il suo esempio va a incidere sull’opinione pubblica e su cosa la gente possa pensare di loro.

Si ha paura, infine, che la sua storia, un esempio non affatto positivo, possa essere strumentalizzata da parte degli omofobi che screditeranno la causa della comunità. Ricordiamo di come queste persone siano ogni giorno costantemente “torturate” in ogni modo possibile.

Dagli insulti sui social alle aggressioni fisiche. Per non parlare di politici e del Vaticano che stanno facendo di tutto per non fare approvare il DDL Zan. Insomma, la storia di Malika non ha aiutato la comunità che l’ha supportata dall’inizio.