Una iniezione di sindaci in Parlamento per alzarne la qualità

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Defunti i partiti, che un tempo erano in grado di preparare alle responsabilità di governo locale e nazionale, è venuto il momento di riflettere sulla norma che impedisce ai sindaci di essere eletti in Parlamento e di cumulare entrambi gli incarichi.

Si diceva una volta dei politici particolarmente incapaci: “a quello non gli farei amministrare nemmeno un condominio”. Oggi si dice meno, perché la professione dell’amministratore di condominio è diventata molto più complessa di un tempo e richiede nozioni che spaziano in vari campi oltre che sensibilità manageriali e politiche per uscire indenni dalle litigiosissime assemblee e beghe condominiali.

Il percorso inverso di quello compiuto dalla classe politica, disarmata di fronte alla accresciuta difficoltà dei problemi. Capita assai spesso, ormai, di essere catapultati in posizione di grande responsabilità, addirittura governative senza alcuna esperienza alle spalle.

Figuriamoci, allora, il livello di preparazione delle centinaia di deputati e senatori. Defunti i partiti, che un tempo erano in grado di preparare alle responsabilità di governo locale e nazionale, a me pare sia venuto il momento di riflettere sulla norma che impedisce ai sindaci dei comuni sopra i ventimila abitanti di essere eletti in parlamento e di cumulare entrambi gli incarichi.

La ratio di questa norma è di impedire che a livello locale i sindaci possano esercitare la loro influenza per condizionare il voto (DPR 30 Marzo 1957 in attuazione dell’art 65 della Costituzione “la legge determina i casi di ineleggibilità e incompatibilità con l’ufficio di deputato e senatore”).

C’è da chiedersi se questo pericolo sia ancora attuale e, soprattutto, se non esistano, ai nostri tempi, metodi ben più efficaci di pressione. Sembra, piuttosto, evidente che è assai difficile trovare un percorso più efficace di quello di amministrare le città per prepararsi a svolgere le funzioni di deputato o senatore.

In effetti, gli esempi forniti da Sindaci ed altri amministratori locali poi passati a ricoprire incarichi nel Governo sono illuminanti: Pietro Bucalossi, già sindaco di Milano, fu, come ministro dei lavori pubblici ispiratore della riforma Bucalossi , sull’edificazione dei suoli e che introdusse l’istituto della concessione edilizia.

Già Sindaci milanesi anche i ministri Carlo Tognoli e Aldo Aniasi: il primo dette impulso alla soluzione dei problemi delle aree urbane, il secondo valorizzò il ruolo delle Regioni nel Servizio sanitario nazionale.

Cinque volte ministro (in dicasteri importanti come Giustizia, Partecipazioni statali e Poste) fu Clelio Darida, già sindaco di Roma. Proiettati al rango ministeriale dalla presidenza di due regioni, Toscana ed Emilia, furono Lelio Lagorio e Pier Luigi Bersani.

Il primo si distinse soprattutto come ministro della Difesa per le innovazioni introdotte nel nostro esercito e per il prestigio guadagnato presso gli alti gradi delle forze armate; il secondo, in qualità di ministro dell’Industria e del Commercio, per le liberalizzazioni che introdussero importanti ammodernamenti nel sistema produttivo e distributivo.

Insomma, l’assunzione di grandi responsabilità non trovò impreparati gli ex primi cittadini che si trovarono proiettati sulla ribalta nazionale.

La “gavetta” della amministrazione locale aveva certamente funzionato. E, dunque, sarebbe lecito aspettarsi che l’eliminazione della ineleggibilità e della incompatibilità con la carica di primo cittadino o presidente di Regione, oggi arricchirebbe di esperienza e capacità il Parlamento.

Per completezza di informazione, occorre dire che da pochi anni, anche in Francia non è possibile ricoprire contemporaneamente i due incarichi. Ma i nostri cugini hanno L’École nationale d’administration (ENA), di cui Macron ha annunciato una riforma, che ha rifornito di quadri di eccellenza l’Amministrazione e la politica. Noi siamo nel Paese dove da anni è in maggioranza il partito che sostiene che “uno vale uno”. Ed ecco perché una iniezione  nelle due Camere di primi cittadini potrebbe alzarne il livello.

Nicola Cariglia

Redazione Corriere Nazionale

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