Emirato islamico dell’Afghanistan, primo giorno della nuova era

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L’immagine del Palazzo presidenziale, abbandonato dal presidente Ashraf Ghani, con la bandiera che sventola rimarrà nella storia di un Paese tornato dopo 20 anni nella morsa dell’oscurantismo

© AFP – Talebani nella provincia di Laghman

AGI – Kabul è in mano ai talebani e l’intero Afghanistan è diventato un emirato islamico. L’immagine del Palazzo presidenziale, abbandonato dal presidente Ashraf Ghani, con la bandiera che sventola rimarrà nella storia di un Paese tornato dopo 20 anni nella morsa dell’oscurantismo. Un potere riconquistato in poco tempo, in meno di un mese, periodo in cui gli studenti coranici hanno portato avanti un’avanzata città per città, a cui non è stata opposta grande resistenza.

Ghani via, Vabul in mano ai talebani

“Hanno vinto, ora i talebani tutelino gli afghani”. L’ex presidente dell’Afghanistan spiega in un messaggio su Facebook di essere fuggito “per evitare un massacro” a cominciare dalla capitale Kabul. Ghani, sua moglie, il capo dello staff e il consigliere per la sicurezza nazionale sono arrivati a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan. Sul palazzo presidenziale sventola la bandiera talebana, bianca con la shahada, la scritta in arabo della testimonianza su Dio: “Testimonio che non c’è nessun dio, al di fuori di Dio e testimonio che Maometto è il profeta di Dio”.  L’Afghanistan tornerà al nome precedente all’arrivo degli americani nel 2001: Emirato Islamico dell’Afghanistan e a guidare la prima fase sarà il Mullah Abdul Ghani Baradar.

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© AFP
Talebani nella provincia di Laghman

Il caos

La fuga di Ghani ha accelerato la caduta di Kabul. Nella capitale si è innescato il caos. In diverse zone sono stati sentiti spari, in periferia si registrano più di 40 feriti negli scontri. La strada per l’aeroporto si è rapidamente bloccata visto che la struttura è il solo modo per lasciare il Paese. Chiuse le ambasciate ed evacuati i diplomatici di parecchi Paesi, Usa e Gran Bretagna in testa.

Tre morti in aeroporto

Almeno tre persone sono state uccise da colpi d’arma da fuoco stamattina al terminal passeggeri dell’aeroporto internazionale di Kabul: lo scrive il Wall Street Journal. “Testimoni hanno riferito di aver visto i corpi proni e insanguinati stesi a terra appena fuori dall’edificio del terminal. I funzionari del Comando Centrale degli Stati Uniti non sono stati immediatamente disponibili per un commento”.

 In alcuni video su Twitter si vede la folla sulle piste e si sentono alcuni spari.  I marines degli Stati Uniti hanno sparato colpi di avvertimento domenica sera quando centinaia di afgani che hanno violato il perimetro si sono precipitati a bordo di un aereo da trasporto C-17 inattivo, ha detto un funzionario militare occidentale

Il rientro degli italiani

Evacuata anche l’ambasciata italiana. L’annuncio della partenza di un volo militare con i borso i nostri connazionali lo ha dato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. L’arrivo dell’aereo è atteso per stamattina. “È una situazione tragica ed è nostro preciso dovere tenere la linea della collaborazione con il popolo afghano per aiutare a tutelare i loro diritti facendo quello che poi l’Italia sa fare meglio, cooperazione allo sviluppo con progetti che aiutino la società civile” ha dichiarato il ministro.

I talebani assicurano: transazione pacifica

I talebani sono entrati a Kabul e l’hanno “circondata”. Hanno preso il controllo dell’Universita’ nella parte occidentale della citta’, ma assicurano che non useranno la forza, non arriveranno nel centro della capitale e che stanno negoziando nel palazzo presidenziale una “transizione pacifica del potere”. Abdul Ghani Baradar formera’ un governo che dovrebbe comprendere anche ‘non talebani’ dando vita a un esecutivo islamico “inclusivo” come ha fatto sapere un portavoce.

Appello di 60 Paesi: aiutare a lasciare il Paese

Al momento però la parola d’ordine sembra essere una sola: evacuare il Paese. Tutti i cittadini afghani e internazionali attualmente in Afghanistan devono essere aiutati a lasciare il Paese in sicurezza e gli aeroporti devono rimanere aperti: detta l’appello sottoscritto da oltre 60 Paesi tra i quali, Usa, Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea, Qatar, Gran Bretagna. In un comunicato congiunto i governi richiamano alla responsabilità “tutti coloro che sono in posizione di potere e autorità affinché vengano protette le vite umane e le proprietà e per il ripristino immediate della sicurezza e dell’ordine civile”.

Nel comunicato si aggiunge che “gli afghani hanno il diritto di vivere in sicurezza e dignità e la comunità interazionale deve essere pronta ad assisterli”.

L’incontro Mosca-talebani

L’ambasciatore russo a Kabul, Dmitry Zhirnov, incontrerà i talebani nella giornata di domani, martedì. Lo ha riferito l’inviato del Cremlino in Afghanistan, Zamir Kabulov, aggiungendo che Mosca deciderà se riconoscere il nuovo governo afghano in base alle sue azioni.

“L’ambasciatore è in contatto con i talebani, domani incontrerà il loro coordinatore della sicurezza”, ha detto Kabulov alla moscovita Radio Echo. “Il riconoscimento o meno dipenderà da cosa farà il nuovo regime”, ha concluso

Redazione Corriere Nazionale

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