L’origine dei nomi dei paesi: Italia, Grecia, Francia

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                                  Di Apostolos Apostolou 

L’etimologia è scienza che studia la storia delle parole. Secondo la filosofia greca, l’etimologia aveva già grande importanza (Vedi: Pindaro 518 a. C – 438 a. C, anche Plutarco 49 d. C – 127 d. C) cosi la ricerca dell’etimo come il significato, porta sempre una verità. Vi siete mai chiesti cosa significato in nomi dei paesi come l’Italia, la Francia, e la Grecia? Etimologicamente la parola Francia proviene dalla parola «Affranchir» che significa liberazione dal Signore Feudale, è sinonimo della parola «affranchissement» che proviene dalla parola latina «manmissio» e dalla parola «manmisor» che significano le parole liberazione dalla schiavitù. La Francia era un popolo degli schiavi o meglio, era un popolo dei servi della gleba. I servi della gleba coltivavano i terreni che erano dati in concessione dal re ai nobili, pagando un fitto. I servi della gleba erano tali per nascita, e non potevano (lecitamente) sottrarsi a tale condizione senza il consenso del padrone del terreno. I servizi a cui i servi della gleba erano obbligati, contrariamente a quanto accadeva nella schiavitù, non avevano un carattere generico, ma erano precisamente definiti. A differenza degli schiavi, giuridicamente i servi della gleba non erano “cose” ma persone, con qualche diritto. Il servo della gleba sottostava alla giurisdizione del proprio signore, il quale decideva anche se egli potesse contrarre matrimonio, e solo con autorizzazione da parte del signore era concesso al servo di lasciare il fondo. In altre parole la Francia è il paese dell’emancipazione (Affranchir) che rende tutti uguali nei cieli della politica, è il paese dell’emancipazione politica, dell’emancipazione umana, e dell’emancipazione religione.

Anche ci sono molte differenze per l’etimologia del nome Italia. Secondo Enciclopedia Treccani: «Aristotele (Polit., VIII, 1329 b), seguendo Antioco, faceva derivare il nome d’Italia dal re Italo. Ellanico, invece (Dion. Hal., I, 35), raccontava che, mentre Eracle traversava l’Italia per condurre in Grecia il gregge rapito a Gerione, gli fuggì un capo di bestiame, e, ricercandolo egli affannosamente, e avendo saputo che, secondo l’idioma indigeno, la bestia aveva nome vitulus, chiamò Ούιταλίαν tutta la regione. L’essenziale di questo racconto è la riconnessione del nome d’Italia con la voce vitulus, la quale era affermata anche da Timeo e da Varrone, quando costoro quel nome giustificavano così: quoniam boves Graeca vetere lingua ἰταλοί vocitati sunt, quorum in Italia magna copia fuerit (Gell, N. A., XI,1), perché è evidente che ἰταλός nel senso di vitulus sarebbe in ogni caso una voce derivata dal Latino nel Greco dell’Italia meridionale. Un’espressione figurata della stessa riconnessione si ha nelle monete osche battute durante la guerra sociale con la figura del toro e nell’epigrafe Viteliu, sia che questa parola alluda alla capitale degl’Italici, Corfinio, che vediamo dagli scrittori chiamata Italica, sia che debba intendersi qual nome della dea Italia (v. Corp. Inscr. Lat., IX, al. n. 6088…Nel corso del sec. IV a. C. il nome d’ Italia si estese, dall’una parte, sino a Posidonia e, dall’altra, comprese Taranto (Dionys., I, 74, 4 e Strab., V, 209); intorno al 300 a. C. si allargò alla Campania (Theophr. presso Athen., II, 43 b). Quando poi nei primi decennî del sec. III a. C. tutta la penisola, dall’Arno e dall’Aesis allo stretto di Messina, fu amministrativamente e militarmente unificata sotto la dominazione romana, e le diverse stirpi che l’abitavano, Latini, Sabelli, Etruschi, Apuli e Greci furono costretti a combattere sotto le insegne di Roma con la comune designazione di togati, cioè uomini della toga, il nome d’Italia abbracciò tutta la penisola nei limiti indicati.)»

Presenterò un’altra interpretazione per quanto riguardo l’etimo della parola Italia. Nel VIII secolo a. C. dalle città di Grecia navi cariche di uomini, animali aratri e oggetti di uso quotidiano lasciarono le coste greche e si diressero verso le coste della Italia. Una città greca che ha fondato una nuova città in Italia era la città di Eubea Kymi. Kymi (in greco Κύμη), nota come Cuma euboica, è un ex comune della Grecia nella periferia della Grecia Centrale (unità periferica dell’Eubea). Coloni di Cuma euboica, o più probabilmente di Cuma eolica, fondarono nell’VIII secolo a.C. la colonia di Cuma nell’Italia meridionale. Durante il periodo arcaico (VIII sec. a.C.), Kymi ha partecipato, con Calcide e Eretria, all’espansione delle colonie sulle sponde del Mediterraneo. Ha dato il suo nome alla città omonime di Kyme nell’Eolide (vicino a Smirne, Turchia), e forse di Cuma, nei pressi di Napoli. In seguito, la sua importanza è stata eclissata da altre città dell’ Eubea.

Molti cittadini di Kyme (Kume) arrivano in Campania. Nella provincia di Kyme c’è un piccolo villaggio che si chiama Vitala. E i cittadini di villaggio si chiamano Vitali, perché erano i primi in Eubea alla produzione dei vitelli. L’isola Eubea era famosa per i suoi numerosi buoi da cui origina il nome). I primi cittadini di Vitala–Kyme che arrivano in Campania chiamano il nuovo paese Vitalia perché secondo pensiero greco antico la colonia (la nuova patria) è inferiore della patria originale. Cosi abbiamo una nuova fine della parola Vital-a, in Vital-ia. In particolare, la parola “Italia” non sarebbe altro che un prestito linguistico della parola Vitalia, che significa il nuovo paese degli immigrati che provengono dal paese Vitala, che si chiamavano Vitali, (anche era la nuova terra di bovini giovani) Questo (v) lo troviamo anche al latino, con gli anni la lettera (v) non c’è. Ancora oggi esiste un piccolo Comune della città metropolitana di Napoli che si chiama San Vitaliano che si estende in pianura per circa cinque chilometri quadrati. Quando i greci immigrati di Kuma – Kymi raggiungevano il comune Nola con il centro di Napoli passando per quella strada, la chiamano strada Vitaliano.

Grecia o Hellas? Qui esiste una dicotomia. È sbagliato quando molti studiosi dicono che con la caduta di Costantinopoli nel 1453, le popolazioni della Grecia passarono al dominio dei turchi sino al 1821 e cosi abbiamo un altro nome del paese della Grecia.  In questo periodo questo popolo, - dicono molti - era conosciuto nel mondo con alcuni nomi tra cui Romaeos, Graecus e Gracus. Sì ma la verità è altra.    Secondo Aristotele esisteva una popolazione che si chiamava «graes» (γράες) che viveva vicino a Delfi - Ostacolo dei Delfi,  da qui proviene la parola Grecia. Anche a Magnesia esisteva un popolo con il nome Hèllenes. La parola Hellas da qui i greci divennero famosi come «Hellenes» o abitanti di «Hellas» proviene dalla popolazione di Magnesia. Hellen visse una vita appagante e gli dei gli concessero numerosi figli tra cui spiccano: Eolo, capo delle tribù delle Eolie; Doro, leader della tribù dei Doriani, Xuthus, leader della tribù di Achaens e Ion, leader della tribù degli Ioni. Cosi ancora oggi esiste una dicotomia Grecia o Hellas? Greci o Hèllenes? 

Apostolos Apostolou
Docente di Filosofia. Atene.

Redazione Radici

Redazione Corriere Nazionale

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